“Gates to a Global Empire”
Gates verso un Impero Globale
sui Semi, il Cibo, la Salute, la Conoscenza
… e la Terra
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Un Rapporto Globale dei Cittadini
coordinato da
“Gates to a Global Empire”
Gates verso un Impero Globale
…sui Semi, il Cibo, la Salute, la Conoscenza e la Terra
Un Rapporto Globale dei Cittadini
Sintesi del Rapporto
© Navdanya International
Prima Edizione – Novembre 2020
Redatto da Carla Ramos Cortés
Traduzione: Antonio Lupo e Chiara De Poli – Comitato Amigos MST Italia
Revisione: Elisa Catalini per Navdanya International
Illustrazione di copertina: Federico Zenoni
Autori del Rapporto:
Vandana Shiva, fondatrice di Navdanya Research Foundation for Science, Technology and Ecology (Fondazione Navdanya per la scienza, la tecnologia e l’ecologia) – India e Presidente di Navdanya International.
Farida Akhter, fondatrice e direttrice di Ubing, Bangladesh.
Fernando Cabaleiro, Avvocato, Università di Buenos Aires, Naturaleza de Derechos, Argentina.
Community Alliance for Global Justice/Agra Watch.
GM Watch.
Nicoletta Dentico, giornalista e direttrice del programma di salute globale per la Society for International Development – Sid (Società per lo Sviluppo Internazionale).
José Esquinas Alcazar, già Segretario della Commissione Intergovernativa per le risorse genetiche per l’alimentazione e l’agricoltura della Fao e Presidente del Consiglio della FAO in materia di alimentazione e agricoltura.
Seth Itzkan, co-fondatore e co-direttore di Soil4Climate Inc.
Dru Jay, coordinatore di GeoengineeringMonitor.org, scrittore ed attivista per la giustizia climatica e per i movimenti di solidarietà con le popolazioni indigene. Montreal, Canada.
Aidé Jiménez-Martínez, Master in Scienze, Direttore del Regolamento di Biosicurezza, Biodiversità e Risorse Genetiche, Semarnat, Messico.
Satish Kumar, Fondatore dello Schumacher College, Inghilterra, Regno Unito.
Jonathan Latham, biologo molecolare ed esperto in ingegneria genetica. Ora cura il sito web Independent Science News.
Mantasa, Indonesia.
Chito Medina, membro fondatore di Masipag (Partnership per lo Sviluppo degli Agricoltori e degli Scienziati), ed ex Coordinatore Nazionale della rete degli agricoltori di Masipag. Professore associato di scienze ambientali in un’importante università delle Filippine.
Zahra Moloo, Kenya, Giornalista investigativa, documentarista e ricercatore in materia di industrie estrattive, diritti fondiari, conservazione e sicurezza. Etc Group, con sede a Montreal, Canada.
Silvia Ribeiro, Uruguay, Giornalista, docente, scrittrice ed educatrice sulle tecnologie emergenti, direttrice dell’America Latina di Etc Group, con sede a Città del Messico.
Adelita San Vicente, Dottorato in Agroecologia, Direttrice Generale del Settore Primario e Risorse Naturali, Semarnat, Messico.
Tapsoba Ali de Goamma; Attivista per i diritti umani; Ecologista; Presidente dell’associazione Terre A Vie; Portavoce del (Collectif Citoyen pour l’Agroécologie (Collettivo Cittadino per l’Agroecologia).
Jim Thomas, Co-Direttore esecutivo e ricercatore, specializzato in tecnologie emergenti in materia di diritti umani, biodiversità, equità e sistemi alimentari, Etc Group, con sede in Canada.
Timothy Wise, Senior Advisor presso l’Institute for Agriculture and Trade Policy (Istituto per la politica agricola e commerciale) – Iatp.
Bill Gates, una delle due persone più ricche del pianeta, con un patrimonio netto di quasi 117 miliardi di dollari, è ora diventato il più potente filantropo della storia moderna. Gates divenne noto per la prima volta per aver reso disponibile su vasta scala la tecnologia, rendendo popolare la diffusione del PC di casa tramite la sua azienda Microsoft. Recentemente, dopo aver fatto un passo indietro rispetto a Microsoft, Gates ha deciso di reinventarsi come filantropo benevolo che usa la sua influenza tecnologica e la sua conoscenza del mercato privato per risolvere i problemi più urgenti del mondo, attraverso la fondazione sua e di sua moglie: The Bill and Melinda Gates Foundation. Ora è visto come un timido, generoso “ottimista impaziente” che cerca di aiutare a proprie spese i poveri del mondo. Ma prima di assumere un nuovo stile nelle pubbliche relazioni e dopo molteplici cause antitrust, Gates aveva la reputazione di uno spietato gigante della tecnologia, pronto ad usare le maniere forti, a schiacciare completamente i concorrenti per spianare la strada all’impero monopolistico di Microsoft. Una strategia ora utilizzata per influenzare l’agenda di sviluppo globale in linea con i suoi interessi molto specifici.
Nel contesto neoliberista delle politiche di aggiustamento post-strutturale che hanno lasciato atrofizzati gli stati del Sud del mondo, della costante diminuzione dei fondi delle istituzioni internazionali dopo la fine della Guerra Fredda nel Nord del mondo, la porta è stata lasciata spalancata alla ‘generosità’ di Gates per rinvigorire la scena internazionale e spegnere la sete di capitali tanto necessari. Ma questo capitale è tutt’altro che puro. Una volta che si riesce a superare la fitta nebbia delle pubbliche relazioni, inizia ad emergere uno schema di consolidamento spietato dell’agenda e del programma di sviluppo. Una strategia di sviluppo basata su un consenso imposto in modo aggressivo, attraverso un’influenza diretta su tutti gli attori del colosso dello sviluppo globale – comprese istituzioni internazionali, università e centri scientifici e di ricerca internazionali, società private e stati – e sulla mentalità che qualsiasi problema può (e deve unicamente) essere risolto attraverso la tecnologia, l’innovazione, l’ingegneria e le regole del mercato privato. Questo vale per tutte le aree toccate dalla Fondazione Bill e Melinda Gates, da settori come l’alimentazione e l’agricoltura, alla salute, ai cambiamenti climatici, all’istruzione e ai media.
Lo schema di solito è più o meno questo: la Fondazione Bill e Melinda Gates, attraverso i media partner da essa finanziati, individua una questione di proprio interesse per l’agenda globale e propone una soluzione tecnologica. Una volta che la questione ha acquisito un sufficiente impatto trainante, la Fondazione inizia a fornire i finanziamenti iniziali sotto forma di sovvenzioni a start-up, istituti di ricerca e dipartimenti di ricerca di società private, al fine di sviluppare la tecnologia destinata a risolvere il problema sollevato. A volte (il più delle volte) questo si accompagna a sovvenzioni statali ai paesi in cui vengono lanciate le iniziative. Nel frattempo, le iniziative di Gates separate dalla fondazione, o quelle che finanzia attraverso le istituzioni internazionali, iniziano a fare lobbismo e a “lubrificare” il processo di regolamentazione, per facilitare l’implementazione di quel particolare prodotto o tecnologia e della strategia che l’accompagna. Quindi, una volta completati questi due passaggi, inizia la commercializzazione e l’implementazione del prodotto o della tecnologia, che nel frattempo è stata rilevata da società private che hanno già investito anche nella start-up o nel centro di ricerca. In questo modo la fondazione di Gates plasma direttamente il discorso pubblico, dirige l’immaginazione solo verso le soluzioni da lui proposta e, con i sussidi statali, apre mercati remoti per le aziende private. Tutto questo è sottilmente nascosto dietro la retorica di una causa umanitaria e di sviluppo come l’aumento del reddito per i piccoli agricoltori o la fornitura di soluzioni al cambiamento climatico; retorica che fornisce una giustificazione morale alla monopolizzazione dello sviluppo globale per il proprio sviluppo tecnologico personale. Ma come descrive questo rapporto, questo tipo di consolidamento dello sviluppo globale ha enormi implicazioni. Come vedremo, strettamente collegate alle sovvenzioni milionarie della Fondazione Bill e Melinda Gates sono le società private e gli interessi del mercato privato, i circuiti di feedback negativi del “soluzionismo tecnologico” e un ulteriore decadimento della legittimità delle istituzioni internazionali.
Questa strategia operativa accelera efficacemente la ricerca tecnologica verso una filiera di prodotti che avvantaggia solo le grandi società private, che detengono brevetti su tali tecnologie e/o hanno la capacità di commercializzarle. Come vedremo, questa nozione che considera la cieca accelerazione tecnologica come l’unica soluzione ai problemi del mondo, è altrettanto cieca nel tenere in considerazione i fallimenti passati e nel promuovere soluzioni non completamente sicure o testate. È una mentalità che non vede alternative al determinismo tecnologico. Il fatto che viene completamente ignorato è che queste soluzioni tecnologiche creano quasi sempre circoli viziosi che peggiorano il problema originale.
La crisi del Coronavirus ha messo ulteriormente in evidenza il marciume che già esisteva nelle nostre strutture globali. Insieme alla crisi climatica ed ecologica già in corso e alle disuguaglianze, ci siamo ritrovati all’apice di molteplici problemi mondiali preesistenti. Questa situazione rende estremamente allettante la ricerca cieca e frenetica di soluzioni immediate alle crisi. Questa idea che la tecnologia sarà in grado di risolvere da sola problemi sociali complessi per creare un futuro utopico, si basa su una pesante negazione e dimentica come la tecnologia abbia in prima istanza creato e poi dato forma a questi problemi. La retorica del “progresso” e dell’ “innovazione” costanti, richiede una mentalità bellicosa focalizzata su singoli obiettivi e risposte reazionarie superficiali, che rendono invisibili gli errori e irrilevanti i fallimenti del passato. Ciò porta all’accumulo di cicli di feedback negativi, di tentativi infiniti di risolvere il problema che le soluzioni tecnologiche e industriali hanno creato per prime in precedenza, lasciando irrisolti i problemi strutturali – come un fantasma che continua a perseguitarci, ma questa volta con una vendetta.
In questo rapporto, vediamo come questi schemi si ripetano più e più volte e come la Fondazione Gates incarni questo “soluzionismo tecnocratico”, alimentato da un’alleanza empia (o cieca) tra le istituzioni scientifiche e tecnologiche, gli Stati e il grande capitale. Vediamo come il soluzionismo tecnocratica sia pericolosamente accelerato attraverso lo sviluppo filantropico. Ogni pezzo del puzzle viene rivelato in questo “Rapporto dei cittadini”, risultato di una collaborazione internazionale.
L’ambito in cui la negazione degli errori del passato risulta più evidente è nelle iniziative di Gates sull’agricoltura e sull’editing genetico, rese possibili attraverso la sua opera di erosione della legittimità di accordi internazionali, quali la Convenzione sulla Diversità Biologica e il protocollo di Nagoya, oppure attraverso l’incremento dei suoi investimenti nel Cgiar – Consultative Group on International Agricultural Research (Gruppo Consultivo per la Ricerca Agricola Internazionale), che ne ha garantito il consolidamento. Queste strategie, finalizzate ad ottenere l’accesso alle informazioni genetiche dei semi del mondo, sono imprescindibili perchè Gates possa realizzare i suoi progetti sugli ogm e sulle nuove biotecnologie come i gene drive. Il rapporto inizia con un’analisi dei meccanismi messi in atto da Gates per ottenere il controllo sulle sementi, che ci permette anche di immaginare quale sia la visione futura del cibo e dell’agricoltura per la Bill and Melinda Gates Foundation.
Controllo sulle sementi
Il “fattore chiave della trasformazione agricola consiste in un ambiente politico favorevole”, afferma il sito web della Bill and Melinda Gates Foundation. Uno dei modi in cui la Bill and Melinda Gates Foundation si garantisce questo “ambiente politico favorevole” è attraverso la diretta influenza sugli istituti di ricerca internazionali. È il caso del Cgiar – Consultative Group on International Agricultural Research (Gruppo Consultivo per la Ricerca Agricola Internazionale). L’aumento del finanziamento al Cgiar nel suo insieme è un punto chiave della strategia agraria della Fondazione Gates. Attualmente la fondazione investe in Cgiar più di qualsiasi altro finanziatore – per circa 105 milioni di dollari all’anno. Il piano di consolidamento include anche la fusione dei vari centri Cgiar, attualmente indipendenti, in un unico centro, diretto da un solo consiglio. La sezione del nostro rapporto intitolata One Empire Over Seeds, Biodiversity and Knowledge (Un impero sui semi, biodiversità e conoscenza), inizia con l’articolo di Vandana Shiva, One Empire Over Seed: Control Over the World’s Seed Banks (Un impero sui semi: controllo sulle banche di semi del mondo), che denuncia le implicazioni legate alla volontà della Fondazione Gates di consolidare del proprio potere sulla ricerca agricola attraverso la centralizzazione e l’aumento di fondi per il sistema Cgiar. Per quale motivo Gates sta cercando di consolidare le 15 più grandi banche di semi al mondo? Vandana Shiva ci mostra come, attraverso il finanziamento di iniziative globali come Diversity Seek” (DivSeek), si stiano cercando di registrare tutte le informazioni genetiche dei semi in deposito. Questa operazione consente, in effetti, di poter sottoscrivere brevetti sulle informazioni genetiche raccolte, in un palese atto di biopirateria, simile a quanto già visto in passato riguardo i brevetti sui semi. Una mossa vecchia quanto il gigante dell’agrobusiness.
Questo meccanismo viene messo in funzione in ogni singolo centro Cgiar, come l’International Rice Research Institute (Irri) nelle Filippine. Attraverso i finanziamenti, e quindi il controllo della ricerca, la Fondazione influenza e coopta i centri nazionali di ricerca agraria e i sistemi di estensione governativi della rete Irri. Chito Medina, scienziato e coordinatore di Masipag, Filippine, entra in dettaglio, spiegando, nel suo articolo BMG Foundation e IRRI – Corporate Hijack of Rice Science (La Fondazione Gates e IRRI – Il sequestro corporativo della scienza del riso), come la fondazione di Gates ora contribuisca fino al 15% del budget annuale totale per Irri, oltre ad essere il secondo più importante donatore del sistema Cgiar, di cui Irri fa parte. Per citare alcuni esempi, le sovvenzioni della Bmgf includono il finanziamento dei seguenti progetti: il Golden Rice geneticamente modificato (Riso Dorato Ogm); un progetto per cercare di aumentare la capacità di fotosintesi delle colture (Realizing Enhanced Photosynthetic Efficiency); il progetto Stress Tolerant Rice for Africa and South Asia (Strasa), incentrato sullo sviluppo di sistemi di semi tolleranti la siccità, le inondazioni, la salinità, il freddo e lo stress biotico; il riso SwarnaSub1 destinato a sopravvivere alle inondazioni e alla salinità dell’acqua; il progetto per unificare e modernizzare le attività di coltivazione del riso esistenti in Asia meridionale e nell’Africa subsahariana (Accelerated Genetic Gain in Rice in South Asia and Africa – Aggri), e così via. Tutto ciò risulta in linea con la storia dell’Irri, sin dalla sua fondazione da parte della Fondazione Rockefeller, che ha promosso la Rivoluzione Verde tramite la modificazione genetica del riso, la raccolta di varietà di riso autoctone, il tutto a beneficio degli interessi di società private, attraverso ricerche “commissionate”. Attività che hanno contribuito all’erosione della diversità delle colture e alla privatizzazione dei semi degli agricoltori.
Biopirateria – Il saccheggio della biodiversità e della conoscenza
Nell’articolo A Treaty to Protect Our Agricultural Biodiversity (Un trattato per proteggere la nostra biodiversità agricola), José Esquinas-Alcazar, già Segretario della Commissione Intergovernativa della Fao per le Risorse Genetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura, tratta delle complicazioni riscontrate relativamente alla tecnologia Dsi (Digital Sequence Information – Informazioni sulla sequenza digitale) e alla condivisione, trai i paesi del mondo, dei benefici derivanti dalle risorse genetiche – specialmente riguardo le sementi – alla luce del Trattato Internazionale per le Risorse Genetiche per l’Alimentazione e l’Agricoltura. Un trattato che protegge i diritti degli agricoltori, regolamentando le risorse genetiche e la biodiversità. In seguito a una riunione di follow-up sul Trattato, la Dsi e la relativa condivisione dei benefici sono diventate una nuova area di contesa, poiché la Dsi è una biotecnologia in grado di scansionare efficacemente le informazioni genetiche di un genoma, consentendo di caricare il materiale genetico delle piante in un database digitale, permettendo l’accesso alle informazioni genetiche sulle piante senza dover ricorrere alla pianta fisica. Esquinas-Alcazar descrive la necessità di una condivisione internazionale delle risorse sulla biodiversità e i potenziali impedimenti a raggiungere tale interdipendenza tra i paesi coinvolti, a causa degli interessi delle società private.
Questo assalto alla biodiversità si può compiere soltanto mediante il degrado delle convenzioni internazionali esistenti, che stabiliscono regole per la protezione della biodiversità e dei diritti degli agricoltori. Nell’articolo successivo, di Aidé Jiménez-Martínez, MA in Scienze, Direttrice dei Regolamenti di Biosicurezza, Biodiversità e Risorse Genetiche di Semarnat, Messico; e di Adelita San Vicente Tello, Dottoressa in Agroecologia, Direttrice Generale del Settore Primario e delle Risorse Naturali di Semarnat, dal titolo Beyond Green Gold: Megadiverse Countries as Providers of Genetic Resources and Digital Sequence Information (Oltre l’oro verde: Paesi Megadiversi come fornitori di risorse genetiche e informazioni sulle sequenze digitali), vediamo come negli ultimi cinque anni gli interessi del settore imprenditoriale siano cresciuti sempre di più nelle aree del pianeta più ricche di biodiversità, allo scopo di sviluppare ulteriormente la biotecnologia. Ciò è stato contrassegnato dalla crescente presenza di aziende private in una serie di conferenze COP a Cancun nel 2016, sulla Convenzione sulla Diversità Biologica, sul Protocollo di Cartagena sulla biosicurezza della biotecnologia e sul Protocollo di Nagoya. In questo contesto, lo spostamento verso l’uso “mercantile” della natura e della sua diversità genetica è motivo di preoccupazione soprattutto riguardo al tema dell’accesso illimitato alle informazioni sulla sequenza digitale (Dsi). L’accesso illimitato alla Dsi, per il quale chiunque sarebbe in grado di accedere al materiale genetico, insieme alla mancanza di condivisione dei benefici con i paesi megadiversi da cui tale materiale genetico proviene, è un problema allarmante, in quanto milioni di banche dati Dsi esistono già, con informazioni già disponibili per la brevettazione, senza bisogno di accedere alla fonte fisica dell’ informazione genetica. Queste pratiche sono fondamentalmente in violazione, o almeno mettono a repentaglio, la Convenzione sulla Diversità Biologica e il Protocollo di Nagoya.
Un Impero sull’agricoltura
Iniziamo a vedere la storia di come iniziò il coinvolgimento della Bill and Melinda Gates Foundation nello scenario alimentare e agricolo globale nell’articolo della giornalista e direttrice del programma sanitario globale della Società per lo Sviluppo Internazionale (Sid), Nicoletta Dentico: Bill & Melinda Gates: the dystopia of the green revolution in Africa (Bill & Melinda Gates: la distopia della Rivoluzione Verde in Africa). Nel 2007, grazie ai profitti generati daa bolla speculativa immobiliare, Warren Buffet fu in grado di mettere al sicuro diversi milioni di dollari in una nuova iniziativa lanciata dalla Fondazione Bill e Melinda Gates insieme alla Fondazione Rockefeller: l’Alleanza per la Rivoluzione Verde in Africa o Agra. Dentico ci mostra come Gates, insieme alle aziende private, abbia lavorato per ridefinire completamente tutti i livelli del sistema alimentare africano in favore della chimica, dei monopoli agroalimentari, degli Ogm e dell’agricoltura digitale, facendo leva sull’assunto secondo il quale l’Africa sarebbe “indietro” dal punto di vista dello sviluppo a causa di un accesso insufficiente alla tecnologia, a causa della povertà di infrastrutture dei paesi africani e dell’esaurimento della fertilità del suolo. Nascondendosi dietro la retorica del “buon samaritano” che opera per attenuare la malnutrizione, la fame cronica e la povertà, Gates afferma che l’unica soluzione a quello che secondo lui si riassume in un “deficit di produzione”, sono le ideologie di mercato della Rivoluzione Verde, indipendentemente dalla devastazione causata in passato da questi metodi basati sull’uso di input chimici. Dentico mostra in dettaglio come per questo venga messa in atto una duplice strategia: di lubrificazione finanziaria delle istituzioni pubbliche essenziali – con sussidi subordinati a condizioni, nonché attraverso una serie di organizzazioni affiliate alla Fondazione Gates che forniscono attivamente raccomandazioni sulle politiche da adottare ai paesi africani in questione. Parliamo di organizzazioni come la Global Alliance for Improved Nutrition – Gain (Alleanza Globale per migliorare la Nutrizione) che promuove la fortificazione degli alimenti sotto forma di Ogm; l’African Agricultural Technology Foundation – Aatf (Fondazione Africana per la Tecnologia nell’Agricoltura), che promuove la ricerca universitaria sugli Ogm, oltre a negoziare brevetti per le multinazionali che promuovono la fortificazione alimentare e la digitalizzazione dell’agricoltura. Queste organizzazioni, con tutti i loro progetti e varie filiali, sono in grado di operare una manipolazione su più fronti delle politiche regionali e nazionali, fornendo suggerimenti politici correlati ai “dati” raccolti. Tutto ciò si delinea in forte opposizione alla resistenza locale e alle pratiche agroecologiche locali, che Dentico dimostra essere completamente ignorate a favore di competenze “dall’alto verso il basso”, con poca o nessuna partecipazione da parte delle popolazioni indigene.
Timothy Wise, consulente senior presso l’Istituto per l’Agricoltura e la Politica Commerciale (IATP), nel suo articolo Gates Foundation’s Green Revolution Fails Africa’s Farmers (La rivoluzione verde della Fondazione Gates disattende le aspettative degli agricoltori africani), dimostra come il modello di Agra sia completamente fallito nei paesi Africani. Facendo una valutazione generale, peraltro mai fatta dalla stessa Agra, degli obiettivi che si era prefissata per il 2020 di raddoppiare la produttività e il reddito per i piccoli agricoltori in 13 paesi africani, Timothy Wise mostra come la mancanza di trasparenza nasconda ancora una volta il fallimento della Rivoluzione Verde. Nel complesso, la ricerca di Wise mostra come gli obiettivi fissati da Agra alla sua fondazione non siano stati raggiunti o abbiano addirittura peggiorato la situazione in alcuni paesi. Ad esempio, dopo quasi 15 anni non ci sono prove di aumenti significativi della produttività e si è assistito ad un aumento del 30% di persone che soffrono di fame estrema nei paesi controllati da Agra. Anche i livelli di povertà si sono attestati sullo stesso livello o sono aumentati dalla creazione dell’organizzazione nel 2007. Una realtà molto problematica, dato che Agra ha sia consumato tantissime risorse, sia ha lavorato per rimodellare l’agricoltura africana in modo da renderla dipendente da costosi input esterni e dalla tecnologia. Ma questo non ci sorprende, poiché abbiamo visto come la prima Rivoluzione Verde sia fallita e abbia procurato ingenti conseguenze negative in Asia, in America Latina, negli Stati Uniti. Ora è il turno dell’Africa.
L’abitudine all’“amnesia” e alla negazione dei fallimenti passati diventa ancora più evidenti nella nuova iniziativa AgOne della Fondazione Bill e Melinda Gates. Lanciata nel gennaio 2020 come parte di un gruppo di iniziative di Gates sul cambiamento climatico, sotto l’egida della “Commissione Globale per l’Anno di Azione per il Clima”, AgOne offre una rivisitazione tecnologica delle stesse strategie impiegate in altre iniziative di Gates nel settore agricolo. Vale a dire un aggiornamento tecnologico dell’estrazione dei dati agricoli attraverso la tecnologia dei sensori, la tecnologia dei gene drive Crispr-Cas9 per semi e piante, nuovi Ogm, modelli predittivi di intelligenza artificiale e così via. Nel capitolo, Gates AgOne and the Recolonization of Agriculture (Gates AgOne e la ricolonizzazione dell’agricoltura) redatto dal team di Navdanya, si evidenzia come Gates, in alleanza con aziende come Bayer, Monsanto, Syngenta, Corteva, stia lavorando a una nuova fase di digitalizzazione dell’agricoltura, basata comunque sui metodi della Rivoluzione Verde. Questo articolo di critica su AgOne vuole dimostrare come la retorica usata per giustificare la creazione dell’iniziativa sia completamente scollegata da ogni reale esperienza relativa agli impatti negativi della prima Rivoluzione Verde. Contrariamente a quanto possa pensare Bill Gates, i sistemi alimentari agroecologici sono complessivamente più produttivi, più resilienti ai cambiamenti climatici e forniscono una maggiore sicurezza in termini di sussistenza.
Fernando Cabaleiro, avvocato dell’organizzazione argentina Naturaleza de Derechos, ci mostra in Gates AgOne in Argentina come lo stesso schema dell’iniziativa AgOne stia tentando di entrare in America Latina attraverso l’Argentina. Qui, con il nome di “AgTech”, Cabaleiro spiega come, sotto la guida di Gates, alla base dell’iniziativa vi sia una convergenza dei grandi protagonisti dell’agrobusiness e dell’Istituto Interamericano di Cooperazione sull’Agricoltura (Iica). Da due anni si stanno infatti ponendo le basi per la digitalizzazione dell’agricoltura attraverso l’alleanza di Iica con Microsoft, attraverso l’utilizzo di internet, dell’intelligenza artificiale e dell’estrazione di dati. Fernando Cabaleiro ci spiega come questi programmi non abbiano nulla a che fare con il miglioramento dell’agricoltura per fare fronte al cambiamento climatico o all’aumento della popolazione mondiale, ma siano strettamente legati all’accumulo di capitali, alla concentrazione economica e all’appropriazione delle risorse genetiche. Ci spiega anche come i promotori di tali programmi intendono raggiungere i loro obiettivi. Si tratta di un processo che in definitiva disumanizza ulteriormente l’alimentazione e l’agricoltura a scapito degli agricoltori che già soffrono, oltre a disumanizzare la sanità pubblica e i regolamenti del paese. Uno scenario che si ripete in quasi tutti gli interventi di “sviluppo” di Bill Gates.
La promozione dei vecchi Ogm che già si sono dimostrati fallimentari
Nell’articolo The Golden Rice Hoax (L’inganno del Riso Dorato), Vandana Shiva ci fa conoscere la storia della promozione del Golden Rice, un riso Ogm, reso dorato dalla biofortificazione con beta-carotene, e finanziato tramite IRRI dalla Gates Foundation. Il Golden Rice è stato promosso a partire dal 2000 come possibile soluzione alla cecità infantile. Vandana Shiva ci mostra come questa idea si basi sull’ignoranza, poiché per fornire vitamina A alle popolazioni asiatiche non è necessario ricorrere ad un riso geneticamente modificato, vista la grande disponibilità di biodiversità di piante e varietà locali di verdure che ne contengono in abbondante quantità. Il voler ignorare le soluzioni basate sulla biodiversità è un errore fondamentale. Oltre a ciò, nel giugno 2018 la Food and Drug Administration degli Stati Uniti ha concluso che Golden Rice non è in grado di fornire un fabbisogno giornaliero sufficiente di beta-carotene. Vandana Shiva ci mostra come l’insistenza di Gates nel proporre il suo soluzionismo tecnologico stia eclissando le effettive soluzioni ai problemi, mentre contemporaneamente ne stia creando di nuovi.
La biopirateria e l’insistenza su false soluzioni ogm, si allineano al pieno sostegno che Bill Gates ha regolarmente espresso nei confronti dei semi Ogm, da lui considerati “soluzioni tecniche necessarie” allo sviluppo agricolo. È qui che diventa sempre più chiara la totale negazione da parte di Gates dei problemi, delle inefficienze e delle conseguenze degli Ogm. Questo schema si ripete anche nel caso della melanzana Bt geneticamente modificata (Bt Brinjal). Farida Akhter, direttrice esecutiva e fondatrice di Ubinig, Bangladesh, rivela nel suo articolo Bt Brinjal: Alliance for Crooked Science & Corporate Lies (La melanzana Bt: un’alleanza per la scienza corrotta e le menzogne aziendali) come il Bangladesh sia diventato il banco di prova per la melanzana Bt attraverso il progetto ”Agricultural Biotechnology Support Project II” (Progetto II di supporto per la biotecnologia agraria), finanziato dall’Università Cornell degli Stati Unito, a sua volta finanziata dalla Gates Foundation e da Usaid in collaborazione con l’Istituto di Ricerca Agraria del Bangladesh (Bangladesh Agricultural Research Institute – Bari). Farida Akhter denuncia le false affermazioni dei sostenitori della melanzana Bt, secondo i quali la melanzana transgenica sarebbe divenuta popolare sia tra gli agricoltori, per i risultati ottenuti nella sua coltivazione e grazie al successo di pubblico nei mercati. Farida dimostra invece come le melanzana Bt non sia stata affatto accettata prontamente dalla popolazione del Bangladesh e come sia fallita la coltivazione nei campi tra i contadini, che hanno preferito coltivare le varietà autoctone. Ciò dimostra come le multinazionali e i loro sostenitori, che detengono il brevetto per la Bt Brinjal, stiano palesemente mentendo per sviare il dibattito pubblico e mantenerlo a proprio favore.
Manipolazione genetica e cibo artificiale
Ma perché gli interessi privati, compreso il forte interesse della Fondazione Bill e Melinda Gates, cercano di privatizzare i semi degli agricoltori? La motivazione non è limitata allo sviluppo di varietà Ogm. Etc Group delinea fino a che punto Gates e la Fondazione siano coinvolti nello sviluppo, negli esperimenti e nell’applicazione della tecnologia Gene Drive, con il pretesto dell’eradicazione della malaria in Africa. Nell’articolo Driven to Exterminate: How Bill Gates Brought Gene Drive Extinction Technology into the World (Destinati all’ estinzione: Come Bill Gates ha portato la tecnologia dell’estinzione dei Gene Drive nel mondo) si ripercorre la storia della Bill and Melinda Gates Foundation in quanto principali donatori per sviluppo della tecnologia “gene drive”, nella scia del gruppo militare statunitense Darpa, a partire da quando fu sviluppata nel 2003 con gi esperimenti sugli enzimi di lievito, attraverso il 2015 con la scoperta della tecnologia Crispr, fino agli ultimi recenti sviluppi. Si tratta di una tecnologia proteica che segna l’inizio di una fase avanzata della manipolazione genetica. I “Gene drive” si possono classificare come una forma di biologia artificiale sintetica (synbio) o Ogm 2.0, in cui gli esseri viventi vengono ridisegnati per sviluppare nuove capacità attraverso la riprogettazione della struttura interna del Dna o di altri componenti, attraverso processi che non esistono in natura. Con questa tecnica si creano, ad esempio, ingredienti sintetici, sostanze chimiche, medicinali, prodotti alimentari coltivati in laboratorio, attraverso la manipolazione genetica degli organismi. Tutto ciò fa parte della cosiddetta “rivoluzione cellulare del cibo”, come Vandana Shiva rivelerà in seguito. Come si può vedere, questo tipo di tecnologia gene drive ha molte implicazioni e Etc spiega come la retorica dell’eradicazione della malaria serva da copertura per sviluppare ulteriormente questa tecnologia, sebbene essa sia ancora in fase di sviluppo. La Fondazione Bill e Melinda Gates da tempo ha plasmato il dibattito pubblico e le discussioni dei media sull’argomento attraverso le macchine della propaganda del laboratorio dei media del Mit, della Cornell Alliance for Science, e grazie ai finanziamenti ad Emerging Ag (una società di pubbliche relazioni privata che la Fondazione Gates ha radunato e dove ha piazzatoi propri “esperti”). Ciò al fine di inondare istituzioni internazionali come la Convezione per la Diversità Biologica delle Nazioni Unite con “scienziati” favorevoli alla narrativa di Gates. L’ondata di consensi così ottenuta nel dibattito pubblico ha favorito il rilascio della prima zanzara Ogm in seguito all’apertura di alcuni laboratori in Burkina Faso, Mali e Uganda, nel 2014. Queste zanzare geneticamente modificate vengono progettate per estinguersi, trasmettendo l’infertilità femminile, che consente l’estinzione della specie.
Ali Tapsoba, presidente di Terre à Vie, Burkina Faso, leader nazionale dei movimenti contro gli Ogm e il rilascio della zanzara geneticamente manipolata con la tecnica gene drive, ha scritto l’articolo Scientific Terrorism in Burkina Faso (Terrorismo Scientifico nel Burkina Faso). Quale portavoce delle proteste dei movimenti di base in Burkina Faso, Tapsoba denuncia la mancanza di consenso da parte della popolazione o di qualsiasi considerazione etica riguardo il rilascio di zanzare Ogm in Burkina Faso, nel contesto del progetto Target Malaria, un’iniziativa finanziata da Gates. Tapsoba evidenzia la portata della protesta della società civile contro le tre fasi del progetto. La fase uno è già stata intrapresa con il rilascio di zanzare GM nel luglio 2019. Tapsoba spiega come il progetto sia pieno di incertezze e dubbi che non vengono tenuti in debita considerazione, a partire dall’impatto ambientale dell’eliminazione delle zanzare, nonché le palesi violazioni etiche che riducono le comunità del Burkina Faso alla stregua cavie per gli esperimenti di Gates.
In questo senso, ciò che Gates impone viene pubblicizzato come un’opera di “beneficenza per lo sviluppo” in cui egli appare come il grande benefattore pronto a intervenire per salvare i poveri dalle loro miserabili condizioni, attraverso tecnologie che solo lui e i suoi esperti capiscono, e che sono abbastanza generosi da mettere a disposizione delle masse. Ma questa attività – o meglio business – di beneficenza altro non è che il classico intervento del “salvatore bianco”, in cui i poveri diventano sempre più dipendenti dai ricchi. In altre parole, Gates provoca, con il suo filantrocapitalismo, una ulteriore decomposizione della società per ottenere un ulteriore consolidamento nei mercati privati. Per ogni dollaro regalato come sovvenzione, molti altri milioni vengono investiti direttamente in una serie di start-up, che sia direttamente da lui, o dai suoi fondi di investimento personali, o dal fondo fiduciario della fondazione o da altre società private con cui la fondazione o Microsoft hanno un rapporto privilegiato. Anche se Gates sembra dare via i suoi soldi per una “causa di beneficenza”, il patrimonio netto di Gates è aumentato costantemente da quando è diventato un filantropo a tempo pieno.
Oltre alla semplice manipolazione genetica di intere popolazioni di zanzare per la loro estinzione, si assiste a molteplici ulteriori implicazioni legate all’interesse della Bmgf per lo sviluppo della tecnologia Crispr e della biologia sintetica (synbio). In nome della sostenibilità climatica Gates, attraverso il proprio fondo di investimento personale Breakthrough Energy Ventures (Iniziative energetiche di avanguardia), insieme ad altri miliardari come Jeff Bezos, Michael Bloomberg, Richard Branson, John Arnold e il principe saudita Al Weed Bin Jala, sta finanziando società di biotecnologia che sviluppano prodotti alternativi con tecnologie synbio. Due esempi di questi prodotti includono Biomilq e Impossible Foods, che sviluppano alternative alimentari prodotte sinteticamente come il latte materno sintetico e sostituti della carne. Nel documento Lab Made Breast Milk e Lab Made Meat (Latte materno e Carni prodotte in Laboratorio) di Vandana Shiva si sottolinea ancora una volta come attraverso i suoi investimenti e le sue iniziative tecnologiche, Gates si stia “affrettando a trovare sostituti ai processi ecologici naturali per poi a brevettarli, sulla scia della tendenza a trarre profitti dai processi vitali… ” tramite, come si è già visto, sempre più ingenti interventi da parte di aziende private. Vandana Shiva ci dimostra chiaramente come l’introduzione di alternative alimentari artificiali abbia a che fare con i brevetti a scopo di lucro, oltre ad il ritorno degli investimenti iniziali. Inoltre, questi alimenti artificiali sono ampiamente basati sull’utilizzo di soia geneticamente modificata proveniente da vaste monocolture avvelenate con pesticidi e su processi chimici non adeguatamente testati. Ancora una volta il lavoro di Gates tende a mettere in ombra il vero cibo genuino e salutare.
Ingerenze nei campi della salute, dei media e dell’istruzione
I cosiddetti “sforzi umanitari” di Gates nascondono, in tutte le loro varie componenti e dietro il sottile velo della propaganda, quali sia la sua vera priorità: l’espansione dei profitti delle multinazionali attraverso la crescita del mercato e lo sviluppo tecnologico e la creazione di un mondo artificiale totalmente avulso dai processi della vita reale. Attraverso il proprio modello di business monopolistico, la Fondazione Gates si adopera per espandere il ‘consenso’ e garantirsi un ambiente normativo amichevole, al fine di spingere il più rapidamente possibile le proprie ‘innovazioni’, che vengono finanziate lungo tutta la filiera, a partire dal laboratorio fino alla diffusione sul mercato, indipendentemente dagli eventuali rischi e conseguenze o dalle esperienze di fallimenti passati. Tutto ciò si manifesta anche attraverso un aggressivo attacco tattico contro qualsiasi voce dissenziente nel dibattito internazionale, insieme alla poca o nulla trasparenza delle iniziative e dei progetti della Fondazione. Nel tentativo di raggiungere il necessario consenso e l’ideale “ambiente normativo amichevole”, la Fondazione finanzia qualunque cosa possa potenzialmente essere messa in linea con i propri interessi, dalla copertura dei media, alla ricerca, alle università, alle start-up, ai programmi e ai progetti di sviluppo, alle iniziative di ricerca presso le istituzioni internazionali e ai programmi governativi, spesso co-investendo con altri giganti, come le multinazionali dell’agribusiness, dell’industria dei combustibili fossili, dell’industria farmaceutica, di Big Tech e così via.
Nell’articolo The Philanthropic Monopoly of Bill and Melinda Gates (Il monopolio filantropico di Bill e Melinda Gates), Nicoletta Dentico ripercorre la storia dell’impero di Bill e Melinda Gates, dalle origini alla successiva espansione che ha gradualmente monopolizzato l’agenda della salute globale. L’analisi di Dentico inizia dalle pre-condizioni finanziarie che diedero origine al denaro che la Fondazione ha oggi a sua disposizione, tra cui fondi pubblici, evasione fiscale e fondi di investimento gonfiati. Schema che si riflette anche nella struttura del Fondo Fiduciario Bill and Melinda Gates gestito da Warren Buffet, che detiene proprietà di investimenti anche in società la cui attività è addirittura contraria agli obiettivi di sviluppo della Fondazione, come per esempio: Walgreens, Kraft Foods, Coca Cola e così via. Nicoletta Dentico descrive in dettaglio come lo stile filantropico di Gates sia analogo ai perniciosi metodi monopolistici messi in atto a suo tempo dalla Microsoft, costituendo così una relazione tandem con la Fondazione che apre le porte ai mercati di nuovi paesi per Microsoft e per altre aziende private privilegiate, lavorando efficacemente per espandere un’ enorme influenza finanziaria su organizzazioni internazionali, media, paesi a reddito medio-basso e istituti di ricerca. Questa strategia di lavoro si è manifestata per la prima volta con le iniziative sanitarie di Bill e Melinda Gates, a partire dal 1998, con il Bill and Melinda Gates Children’s Vaccine Programme (Programma sui Vaccini per l’infanzia) e il Programma sul Vaccino anti-polio. Poco dopo, queste prime iniziative hanno lasciato il posto a Gavi (Global Alliance for Vaccine Immunizations), che ha segnato l’inizio del disfacimento del multilateralismo delle istituzioni pubbliche a favore di un modello pubblico-privato. La progressiva diminuzione dei finanziamenti alle istituzioni sanitarie internazionali dalla fine della Guerra Fredda, ha dato a Gates ampi spazi di manovra per rimettere sul tavolo le questioni sanitarie globali di suo interesse, attraverso una generosa iniezione di fondi. Ciò è evidente nel caso dell’Oms, a cui la Fondazione Gates fornisce quasi il 20% dei fondi necessari per le risorse umane. Una strategia di investimento utile ad allineare gli interessi dell’OMS con quelli della Fondazione Gates. Dentico afferma che: “[Gates] ha creato una costellazione sempre più complessa e diversificata di iniziative pubblico-private per ‘sfruttare i progressi della scienza e della tecnologia allo scopo di salvare vite nei paesi in via di sviluppo’. Ciò gli ha permesso di interfacciarsi in modo completo con la comunità scientifica, le organizzazioni non governative e le istituzioni internazionali, e di riuscire a formalizzare i partenariati pubblico-privati come modello centrale nell’agenda della salute globale”.
L’altro ambito su cui Gates esercita la propria influenza sono gli istituti di ricerca scientifica, ad esempio la Cornell University. Nell’articolo Messengers of Gates’ Agenda: How the Cornell Alliance Spreads Disinformation and Discredits Agroecology (Messaggeri dell’Agenda di Gates: Come la Cornell Alliance diffonde disinformazione e discredita l’ agroecologia) di CAGJ (Community Alliance for Global Justice) / AGRA Watch, si fa luce su quale sia la reale natura della Cornell Alliance for Science, finanziata dalla Fondazione di Bill e Melinda Gates. Lo scopo dell’Alleanza è depolarizzare il dibattito sugli Ogm e creare consenso scientifico per la promozione della biotecnologia. L’Alliance for Science utilizza principalmente le seguenti tre strategie di lavoro: a) la creazione di una rete globale; b) l’”addestramento per obiettivi”; c) lo sviluppo di materiali multimediali sulla biotecnologia agricola. Queste strategie si traducono spesso in donazioni di borse di studio ad altri istituti di ricerca, scienziati e giovani professionisti, primariamente nei Paesi Africani, in modo da influenzarne la politica, oppure nel deviare il dibattito pubblico e scientifico, nelle aree di ricerca nel campo della biotecnologia, a favore di quelle tecnologie che Gates promuove e nelle quali attivamente investe. Ciò dimostra come nessuna sovvenzione (investimento) sia priva di scopo in questo disegno basato su profitti, sullo sviluppo tecnologico e sul consolidamento del mercato.
Ma il controllo sull’istruzione non si esaurisce con il finanziamento delle università. Satish Kumar, fondatore dello Schumacher College nel Regno Unito, nel suo articolo Digital Dictators (Dittatori digitali), denuncia la retorica dell’apprendimento online attraverso la tecnologia come soluzione ai problemi dell’istruzione. Spiega come la formazione su canale digitale, qualcosa a cui tantissimi sono ora sottoposti a causa della pandemia di Coronavirus, nega l’educazione come modo di prendersi cura degli studenti, di farne emergere le qualità individuali e le diversità. L’istruzione non può essere un sistema del tutto centralizzato su curricula impersonali e predeterminati, che vede gli studenti come vasi vuoti da indottrinare. Un argomento tanto più rilevante in quanto una delle aree di lavoro della Fondazione Gates è lo sviluppo di strumenti per l’istruzione a distanza basate sulla tecnologia. L’apprendimento digitale è davvero solo intellettuale. Ignora l’ambiente olistico della scuola, che è responsabile anche dell’insegnamento delle abilità e dei valori sociali, non solo dell’elaborazione di informazioni come se gli studenti fossero macchine. Per non parlare del fatto che un’ulteriore digitalizzazione e centralizzazione delle scuole potrebbe alla fine portare ad un ulteriore stato di sorveglianza nelle mani di grandi aziende multinazionali.
Alla base delle varie giustificazioni di Gates ai suoi schemi di sviluppo c’è la questione del cambiamento climatico. Una crisi causata primariamente dall’industrializzazione e dai combustibili fossili utilizzati per alimentarla, e da tutti i successivi consumi di massa industriali / tecnologici che hanno parallelamente innescato le crisi della perdita di biodiversità, del degrado ecologico e della destabilizzazione del clima. Ciò implica anche che la “bolla finanziaria del carbonio” delle grandi industrie di combustibili fossili starebbe probabilmente per esplodere. Ma l’articolo di Etc Group, The Sugar Daddy of Geoengineering: Bill Gates ‘fossil fuel interest and funding for global climate engineering (Il dolce paparino della Geoingegneria: l’interesse di Bill Gates per i combustibili fossili e i finanziamenti per l’ingegneria climatica globale), descrive in dettaglio quali siano gli sforzi estremi delle grandi imprese per non perdere trilioni di dollari, vale a dire la via di fuga rappresentata dagli investimenti nella geoingegneria. Secondo Gates, la geoingegneria può servire come misura di emergenza per dare all’umanità più tempo per rimuovere il carbonio dall’atmosfera attraverso il sequestro meccanico massivo di carbonio e il blocco della luce solare attraverso l’ingegneria solare. Indipendentemente dall’atteggiamento apparentemente sommesso di Gates nei confronti della geoingegneria e dal suo apparente interesse nel finanziamento di soluzioni per il cambiamento climatico, egli è nei fatti contemporaneamente il maggiore azionista di una delle più grandi compagnie petrolifere e del gas del Canada, la Canadian National Railway, mentre investe copiosamente nelle forme più estreme di geoingegneria. Anche Microsoft ha legami con le industrie del petrolio e del gas. E Gates si propone abilmente come il volto delle pubbliche relazioni per gli interessi della geoingegneria e delle industrie dei combustibili fossili, che non possono mostrare apertamente il proprio volto per i sospetti che desterebbero. Questo meccanismo monetizza efficacemente il marciume dei problemi della società attraverso la mentalità di non lasciare mai che una crisi vada sprecata, continuando ad ignorare perennemente le reali cause che hanno causato la crisi in primo luogo. Il sequestro meccanico del carbonio finora non si è dimostrato efficace. Le diverse tecnologie finora utilizzate sono ad alta intensità energetica, producono più carbonio di quanto ne sequestrino o non ne sequestrano per niente. L’altra opzione proposta è quella dell’ingegneria solare, ovvero l’irrorazione di acido solforico nell’atmosfera per bloccare la luce solare e respingerla nello spazio. Poiché la geoingegneria può solo essere implementata su vasta scala e intervenire in ecosistemi complessi che sono in gran parte ancora non completamente compresi, vi è un alto rischio di conseguenze irreversibili e non intenzionali. La geoingegneria promuove l’inerzia nei confronti del lavoro di eradicazione delle cause della crisi climatica e devia risorse, investimenti e sforzi di ricerca da necessità più urgenti, reali, preventive, ecologiche, da possibili azioni di trasformazione e cambiamenti sistemici.
Attraverso le sue varie iniziative, sub-organizzazioni, schemi di sviluppo e meccanismi di finanziamento, la coppia Gates tesse una complicata rete di potere e influenza internazionale, a sua volta nascosta dalla separazione apparente dei vari filoni in cui interviene. Questo Rapporto Globale dei Cittadini cerca di districare una gran parte della rete di potere che i Gates stanno tentando di tessere. Un potere che ignora completamente i fallimenti passati delle stesse tecnologie che promuove, un potere che vive nella negazione dei problemi e delle conseguenze che certe iniziative potrebbero produrre, e un potere i cui unici interess sono il profitto e l’espansione del mercato. Non c’è nulla di altruistico, ingenuo o “ottimista” in Gates e nella sua Fondazione. Al contrario, essa è un prodotto della recente storia di induzione alla precarietà, e servirà solo a continuare a deteriorare la vita futura. In altre parole, Bill Gates e i suoi colleghi partner d’affari privati, come sempre, continueranno a produrre problemi esponenzialmente peggiori di quelli che si propongono di “risolvere”, lavorando contemporaneamente per concentrare sempre più potere nelle mani delle grandi aziende multinazionali.
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