Vivere nella casa comune
Di Vandana Shiva – Comune-info, 15 luglio 2019 | Fonte
Aristotele aveva definito l’”oikonomia” come l’arte di vivere, differenziandola dalla “crematistica”, l’arte di fare soldi. Oggi l’economia, spiega Vandana Shiva, “è diventata solo una brutale macchina da soldi che sta distruggendo le case dei poveri e la nostra casa comune. È diventata una guerra contro le persone e il pianeta… Anche il significato originale di ricchezza è benessere e felicità, non denaro… I beni comuni e le comunità sono al di là dello Stato e del mercato, sono auto-organizzati, sono autopoietici: la vera ricchezza è allora la nostra capacità di creare, produrre e fare ciò di cui noi, e le nostre comunità, abbiamo bisogno per assicurare il nostro benessere…”
La parola “economia” affonda le sue radici nella parola greca “oikos”, che in origine si riferiva alla casa o alla famiglia, alle sue attività quotidiane e alla sua manutenzione. L’economia, che deriva dall’oikonomia, è quindi la gestione della casa. Oggi, abbiamo bisogno di interpretare “oikos” sia in relazione alle nostre proprie case, sia al pianeta inteso come nostra casa comune, e alla Famiglia della Terra come una famiglia di tutti gli esseri e persone sulla Terra. Oikonomia, o Economia, per essere fedele al suo nome e alle sue radici, dovrebbe dunque essere la cura e la gestione della Terra come nostra casa.
Aristotele ha definito “Oikonomia” come l’arte di vivere. Come arte di vivere, l’economia è allineata ai processi vitali della natura e della società. Ha differenziato “Oikonomia” dalla “Crematistica”, l’arte di fare soldi. Oggi, l’Economia ha perso la sua strada. È diventata una brutale macchina da soldi che sta distruggendo le case dei poveri e la nostra casa comune. È diventata una guerra contro le persone e il pianeta. L’Economia deve allora essere riportata al servizio della terra e l’armonia con l’Ecologia, le leggi della Terra, deve essere ripristinata (c’è anche chi rifiuta di utilizzare il concetto di economia, come Serge Latouche, leggi anche Uscire dall’economia, ndr).
La natura è stata sottomessa al mercato come semplice fornitore di materie prime industriali e discarica di rifiuti e inquinamento. Si sostiene falsamente che lo sfruttamento della terra crea valore economico e crescita economica, e questo migliora il benessere umano. Il benessere umano viene, in questo modo, invocato per separare gli esseri umani dalla terra e giustificare il suo illimitato sfruttamento. Ma mettere l’uomo contro la natura non è semplicemente antropocentrico, è corporativo-centrico. Le grandi corporazioni multinazionali rimodellano parte dell’umanità come consumatori dei loro prodotti. I consumatori perdono la loro identità di cittadini della terra, come co-creatori e co-produttori con la natura.
La povertà non è lo stato originale della natura o delle comunità locali. I piccoli agricoltori si stanno impoverendo perché le aziende verticalmente integrate stanno rubando il 99% del valore che producono. Diventano sempre più poveri perché il “libero scambio” promuove il dumping, la distruzione dei mezzi di sussistenza e la depressione dei prezzi agricoli.
Anche il significato originale di ricchezza è benessere e felicità, non denaro. E il denaro non è finanza, sicuramente non è finanza digitale che permette ai miliardari di fare soldi con il denaro mentre colonizza le economie locali auto-organizzate. La vera ricchezza è la nostra biodiversità e i semi, il nostro suolo e la nostra terra, l’acqua e l’aria pulita, il cibo e la nostra salute. Non si tratta di proprietà da possedere e scambiare a scopo di lucro, né di materie prime da usare e gettare via come spazzatura e rifiuti, inquinando e degradando il pianeta. I beni comuni e le comunità sono al di là dello Stato e del mercato. Sono auto-organizzati. Sono autopoietici. La vera ricchezza è allora la nostra capacità di creare, produrre e fare ciò di cui noi, e le nostre comunità, abbiamo bisogno per assicurare il nostro benessere. Il lavoro crea ricchezza. Come co-creatori e co-produttori con la natura proteggiamo la ricchezza della terra creando capacità e valorizzando le nostre. Creiamo vera ricchezza quando viviamo come cittadini della Terra nelle economie terrestri, consapevoli del potenziale della Terra di creare abbondanza ma anche dei suoi limiti che pongono, a loro volta, dei limiti alle nostre attività.
Parliamo quindi di economie circolari che conoscono e mantengono i cicli della natura. Tutte le crisi ecologiche sono la rottura dei cicli naturali e la trasgressione di quelli che sono stati chiamati confini planetari. Quando restituiamo materia organica alla natura, lei continua a darci cibo. Il lavoro di restituzione è il nostro lavoro. Dare cibo è un lavoro complesso della natura – attraverso il suo suolo, la sua biodiversità, la sua acqua, il sole, l’aria. Nell’economia circolare restituiamo alla società. La ricchezza è condivisa e circola.
L’economia circolare contro l’economia delle multinazionali
Di Vandana Shiva – l’Extraterrestre, il Manifesto, 11 giugno 2019 | Fonte
La natura è stata sottomessa al mercato come semplice fornitore di materie prime industriali e discarica di rifiuti e inquinamento. Si sostiene falsamente che lo sfruttamento della terra crea valore economico e crescita economica, e questo migliora il benessere umano. Il benessere umano viene, in questo modo, invocato per separare gli esseri umani dalla terra e giustificare il suo illimitato sfruttamento. Ma mettere l’uomo contro la natura non è semplicemente antropocentrico, è corporativo-centrico. Le grandi corporazioni multinazionali rimodellano parte dell’umanità come consumatori dei loro prodotti. I consumatori perdono la loro identità di cittadini della terra, come co-creatori e co-produttori con la natura.
La povertà non è lo stato originale della natura o delle comunità locali. I piccoli agricoltori si stanno impoverendo perché le aziende verticalmente integrate stanno rubando il 99% del valore che producono. Diventano sempre più poveri perché il “libero scambio” promuove il dumping, la distruzione dei mezzi di sussistenza e la depressione dei prezzi agricoli.
Anche il significato originale di ricchezza è benessere e felicità, non denaro. E il denaro non è finanza, sicuramente non è finanza digitale che permette ai miliardari di fare soldi con il denaro mentre colonizza le economie locali auto-organizzate. La vera ricchezza è la nostra biodiversità e i semi, il nostro suolo e la nostra terra, l’acqua e l’aria pulita, il cibo e la nostra salute. Non si tratta di proprietà da possedere e scambiare a scopo di lucro, né di materie prime da usare e gettare via come spazzatura e rifiuti, inquinando e degradando il pianeta. I beni comuni e le comunità sono al di là dello Stato e del mercato. Sono auto-organizzati. Sono autopoietici.
La vera ricchezza è allora la nostra capacità di creare, produrre e fare ciò di cui noi, e le nostre comunità, abbiamo bisogno per assicurare il nostro benessere. Il lavoro crea ricchezza. Come co-creatori e co-produttori con la natura proteggiamo la ricchezza della terra creando capacità e valorizzando le nostre. Creiamo vera ricchezza quando viviamo come cittadini della Terra nelle economie terrestri, consapevoli del potenziale della Terra di creare abbondanza ma anche dei suoi limiti che pongono, a loro volta, dei limiti alle nostre attività.
Parliamo quindi di economie circolari che conoscono e mantengono i cicli della natura. Tutte le crisi ecologiche sono la rottura dei cicli naturali e la trasgressione di quelli che sono stati chiamati confini planetari. Quando restituiamo materia organica alla natura, lei continua a darci cibo. Il lavoro di restituzione è il nostro lavoro. Dare cibo è un lavoro complesso della natura – attraverso il suo suolo, la sua biodiversità, la sua acqua, il sole, l’aria. Nell’economia circolare restituiamo alla società. La ricchezza è condivisa e circola.