Il 10 marzo 2021, Navdanya International ha organizzato un webinar internazionale dal titolo: Gli OGM sono una tecnologia fallita, Il futuro è possible se libero da OGM.
Come parte integrante della campagna Gates to A Global Empire – Gates verso un Impero Globale, questo evento ha visto la partecipazione di Vandana Shiva, presidente di Navdanya International; Farida Akhter, fondatrice e direttrice esecutiva di UBINIG in Bangladesh; Chito Medina membro fondatore di MASIPAG nelle Filippine; Adelita San Vicente, direttore generale del settore primario e risorse naturali di SEMARNAT, Messico; e Jonathan Latham, biologo molecolare, ed ex ingegnere genetico, ora redattore di Independent Science News.
Gli esperti e leader della società civile di questo panel hanno offerto varie prospettive e spunti di riflessione riguardo ai tentativi di imposizione degli OGM subiti in ogni parte del mondo, così come pure in riferimento alle varie battaglie e vittorie contro gli OGM e il sistema agricolo industriale di cui fanno parte. Riferendosi al modo in cui gli OGM vecchi e nuovi vengono incentivati, Vandana Shiva spiega: “Ci troviamo di fronte a una convergenza di big tech, big biotech, big ag, big pharma e big media. La corsa a introdurre gli OGM è un programma che mira alla deregolamentazione e ai brevetti. Quello che stiamo vivendo è un tentativo di distruggere la conoscenza e la biodiversità in modo irreversibile“.
Negli ultimi decenni, questo ha portato ad una spinta aggressiva per l’adozione di OGM che non hanno avuto successo, tra cui Golden Rice e BT Brinjal (melanzane). Nonostante i noti fallimenti, e gli effetti negativi sulla salute e sull’ambiente di questi OGM, la lobby dell’agricoltura industriale ha ora iniziato a fare pressioni per la seconda generazione di OGM o New Breeding Techniques (NBT), tra cui il gene editing. Questi due termini sono solo un termine di marketing riferito a una varietà di nuove e rischiose tecniche di manipolazione genetica. Tali imposizioni sono solitamente finanziate e sospinte dagli interessi di mercato privati dei filantropi, principalmente la Fondazione Bill e Melinda Gates.
La conferenza online è stata moderata da Ruchi Shroff, direttrice di Navdanya International, che ha illustrato come negli ultimi decenni le colture OGM siano state imposte in tutto il mondo e pubblicizzate come soluzione all’insicurezza alimentare e alla crisi della malnutrizione. “L’uso degli OGM ha portato più danni che benefici, contribuendo in modo esponenziale a una serie di degradazioni ambientali e marginalizzando e distruggendo le conoscenze tradizionali dei contadini e la biodiversità. Da decenni ormai, i movimenti formati da cittadini e contadini di tutto il mondo continuano ad insistere affinché i governi regolamentino rigorosamente o vietino gli OGM. Ad onta dei ripetuti sforzi di istituzioni internazionali, corporazioni, centri di ricerca e governi per imporre queste tecnologie, le campagne di opposizione in Italia, Perù, Messico, Filippine, Bangladesh o India mostrano un possibile percorso di resistenza.”
Chito Medina, membro fondatore di MASIPAG (Farmers-Scientists Partnership For Development), ed ex coordinatore nazionale della rete, ora professore associato di scienze ambientali in un’importante università delle Filippine, ci parla della pressione corporativa a favore degli OGM e in particolare del Golden Rice (riso dorato) nelle Filippine. Dopo che sono state sviluppate diverse versioni per migliorarne la composizione, il Golden Rice è stato giudicato sicuro nel dicembre 2019 dal Philippine Bureau of Plant Industry, ma deve ancora essere approvato per la vendita commerciale. Tuttavia, l’affermazione che il Golden Rice cura la carenza di vitamina A rimane tuttora non dimostrata. Nel 2018, la FDA (Amministrazione degli alimenti e dei farmaci degli Stati Uniti) ha dichiarato che il Golden Rice non offre benefici nutrizionali e non fornisce livelli di vitamina A sufficienti per motivare affermazioni relative ad un beneficio per la salute. Del resto, ci sono già molte alternative alimentari biodiverse e piante selvatiche che hanno un livello di beta-carotene molto più alto del Golden Rice. Il riso geneticamente modificato rappresenta una distrazione dalle cause profonde della povertà e da altri metodi concreti ed effettivi, basati sulla biodiversità, per migliorare la nutrizione. Il motivo vero della pressione esercitata per il Golden Rice è quello di ammorbidire la resistenza contro gli OGM e far sì che le aziende biotecnologiche controllino sempre di più le sementi, l’agricoltura e il cibo. I consumatori e i gruppi locali si sono mobilitati e dovranno intraprendere azioni legali per opporsi al rilascio e alla commercializzazione del Golden Rice nelle Filippine. (Le diapositive della presentazione del relatore sono disponibili a questo LINK).
Farida Akhter, direttrice esecutiva fondatrice di UBINIG, Bangladesh, ci parla dei fallimenti del Bt Brinjal e delle menzogne delle multinazionali dietro la sua imposizione. Il Bt Brinjal è una melanzana (o brinjal) geneticamente modificata e creata per essere resistente agli insetti. Dopo il fallimento del tentativo di imporla in India nel 2009, il terreno di prova per il Bt Brinjal è diventato il Bangladesh, dove è stata approvata per il rilascio commerciale nel 2013. Nonostante le proteste degli scienziati internazionali e degli ambientalisti, il processo di approvazione del Bt Brinjal è stato insolitamente rapido, il che ha rappresentato un “pericolo senza precedenti per la salute della popolazione del Bangladesh, perché non si erano svolti adeguati test di sicurezza per il consumo umano“. Agli agricoltori sono state date false speranze sui benefici di piantare il Bt Brinjal, a dimostrazione di un palese disprezzo per le conoscenze locali provocando enormi perdite per gli agricoltori che in precedenza guadagnavano di più con le varietà tradizionali e locali. Nonostante tutto questo, la Cornell Alliance for Science, lanciata nel 2014 con una sovvenzione di 5,6 milioni di dollari dalla Bill and Melinda Gates Foundation, propone una “storia completamente falsa” sul Bt brinjal. Attraverso un programma chiamato Farming Future Bangladesh, continuano a imbottire i media di false informazioni riguardanti gli agricoltori di Bt brinjal e le loro cosiddette storie di successo. (Le diapositive della presentazione del relatore possono essere trovate a questo LINK).
Jonathan Latham, biologo molecolare ed ex ingegnere genetico, ora cura il sito web Independent Science News, dove approfondisce la scienza del gene editing, i suoi danni genetici e i suoi effetti off-target. Uno dei problemi è che non tutte le aziende sono trasparenti riguardo ai propri metodi, il che rende la valutazione del rischio ancora più complicata e incerta. “Così, quando si parla di introdurre tecniche di gene editing per colture speciali, o colture difficili da ingegnerizzare, ci si sta avventurando in regni inesplorati per quanto riguarda la biosicurezza“. Ciò che accade con i cosiddetti metodi di gene editing come CRISPR non consiste in una ‘modifica’ del DNA, ma in un taglio. Il genoma si frammenta, “portando a grandi perdite di DNA o a complessi riarrangiamenti di cromosomi che rappresentano anche eventi altamente problematici per una cellula“. E poi, in primo luogo, c’è tutta la questione del metodo con cui “i ricercatori realizzano effettivamente la coltura modificata“. Per farlo, bisogna introdurre molto DNA estraneo nelle cellule. Non solo ci possono essere potenzialmente rischi con la fonte del DNA, ma anche il processo di editing spesso richiede alle cellule di passare attraverso migliaia di mutazioni impegnative per portarle ad uno stato adatto a ricevere quel DNA. Il congegno per il gene editing inoltre può tagliare erroneamente le parti sbagliate e fuori bersaglio del genoma, portando a risultati potenzialmente indesiderati o pericolosi. Questo modo di procedere può essere davvero distruttivo, soprattutto perché “le grandi aziende che sono effettivamente dietro a tutto questo hanno un potere di lobbying tale da far cambiare la normativa al governo e consentire la deregolamentazione degli OGM”. (Le diapositive della presentazione del relatore possono essere trovate a questo LINK).
Adelita San Vicente, direttrice generale del settore primario e delle risorse naturali del SEMARNAT – Messico, ci parla della lotta contro l’imposizione del mais geneticamente modificato in Messico, che è il centro d’origine di questa coltura. La pianta del mais è centrale nella cultura latinoamericana ed è il risultato di 8000 anni di evoluzione e miglioramenti. È una coltura altamente adattabile che può essere coltivata in diverse temperature, climi, altitudini e terreni, e può essere coltivata in condizioni estreme. “Questa caratteristica lo rende la coltura ideale per le diverse sfide legate al cambiamento climatico“. A causa delle sue qualità positive e della sua versatilità, il mais è diventato oggetto di contesa. Per fermare l’espansione del mais OGM in Messico, i relativi potenziali pericoli per la salute e danni da contaminazione alle varietà di mais native, 300 organizzazioni si sono coalizzate per organizzare una campagna chiamata “Sin Maíz No Hay País“ (Senza mais non c’è paese). Si sono servite degli strumenti del sistema giudiziario e hanno presentato una class action per difendere la biodiversità del mais. Un giudice ha ascoltato il loro appello e ha deciso nel 2013 di fermare qualsiasi attività riguardante l’approvazione e l’uso di mais geneticamente modificato in Messico. Nel 2020 è stato pubblicato un decreto presidenziale che vieta l’importazione e l’uso del mais geneticamente modificato e del glifosato. L’attuale governo messicano sta “cercando attivamente di arginare queste ingerenze corporative nella politica agricola del paese. E in particolare spostando l’attenzione dalle grandi multinazionali per iniziare invece a sostenere i piccoli agricoltori“. (Le diapositive della presentazione del relatore possono essere trovate a questo LINK).
Secondo Vandana Shiva, fondatrice della Navdanya Research Foundation for Science, Technology and Ecology (India) e presidente di Navdanya International, abbiamo a che fare con una “macchina della propaganda, che gestisce un sistema che sostiene di essere scienza“. Più che di una macchina della propaganda, si tratta di una mentalità riduzionista, una “mentalità monoculturale“, basata sul determinismo, che considera i sistemi viventi come macchine. È una mentalità contro la natura e gli esseri umani, che propugna gli OGM attraverso la deregolamentazione e la brevettazione.
Ciononostante, la Dr. Shiva termina il webinar con una nota di speranza: “La maggior parte dei semi sono liberi da OGM. Le banche dei semi comunitarie si stanno espandendo in ogni parte del mondo. Noi lavoriamo con la convinzione che, operando nel lungo periodo, stiamo lavorando in linea con la biodiversità, la vita sulla Terra e i diritti di tutti gli esseri umani. La verità vince nel lungo periodo. Nel breve periodo, questi manigoldi sembrano potenti. Ma usano un potere vacuo, perché il potere distruttivo non è il vero potere. La solidarietà creativa non violenta, la cooperazione, la mutualità: questi sono i nostri punti di forza. “
La presidente di Navdanya International ha chiuso la conferenza online con un messaggio speciale per i giovani: “Non è mai troppo tardi per intraprendere un’azione giusta. Più le cose diventano urgenti, più è importante agire. Credo che come esseri umani, abbiamo il dovere di proteggere la nostra salute, rimanere liberi, e non permettere che la sovranità alimentare e la democrazia siano sequestrate. Le nostre possibilità sono illimitate per quanto riguarda il modo in cui si comincia e il modo in cui si impara. Ognuno di noi lo deve alla terra, ai nostri antenati, a noi stessi e alle generazioni future di non lasciare che una banda di cinque multinazionali distrugga il nostro mondo. Dobbiamo fare di più per la biodiversità e la nostra bella Terra“.
Translation kindly provided by Elisa Catalini, Navdanya International