Home > Notizie > Attività corsi > L’acqua bene comune: costruire un futuro rigenerativo e resiliente

Il 3 aprile scorso si è svolto uno degli eventi conclusivi del progetto nazionale Blue Communities, coordinato dal CeVI – Centro di Volontariato Internazionale e cofinanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, al quale Navdanya International ha contribuito come partner, contribuendo con la propria esperienza nella difesa dell’acqua come bene comune e nella promozione di sistemi agroecologici rigenerativi.

L’evento, intitolato “Creare un territorio rigenerativo e resiliente: l’acqua bene comune come base per un futuro equo“, ha affrontato il tema cruciale della gestione dell’acqua per la resilienza dei territori, sottolineando il ruolo dell’agroecologia come modello responsabile per la tutela delle risorse idriche.

Manlio Masucci, di Navdanya International, ha aperto l’incontro. richiamando l’attenzione sul concetto chiave del progetto: le Blue Communities, ispirate alla visione di Maude Barlow, che mirano a proteggere l’acqua come bene pubblico e a promuovere comunità resilienti. Il progetto ha inoltre promosso la mobilitazione giovanile attraverso reti territoriali di scuole, istituzioni e cittadini, collaborando per ridurre il consumo idrico e sensibilizzare sulle alternative agroecologiche.

Marco Iob, di CeVI – Centro di Volontariato Internazionale, e coordinatore del progetto, ne ha illustrato i risultati concreti, sottolineando come l’iniziativa abbia rappresentato uno strumento, e non un fine ultimo, per promuovere la cura e la tutela dell’acqua. Iob ha evidenziato come il progetto abbia promosso il concetto di comunità e la pratica della partecipazione e della responsabilità nella cura dell’acqua, un bene comune. Tra i risultati ottenuti, Iob ha citato l’impegno del Comune di Udine nella promozione dei contratti di fiume e nella garanzia dell’accessibilità all’acqua potabile durante eventi pubblici, attraverso l’installazione di distributori collegati all’acquedotto. Ha inoltre portato ad esempio l’iniziativa di una scuola superiore di Udine, che ha deciso di intraprendere il percorso per diventare Blue Community. Questo percorso include la formazione di tutti i docenti della scuola sul tema dell’acqua, basandosi sul corso realizzato nell’ambito del progetto, e l’introduzione di unità didattiche specifiche in diverse materie.

Antonella Litta di ISDE – Medici per l’ambiente, ha illustrato la grave situazione del Lago di Vico, un’area protetta che avrebbe dovuto preservare la qualità delle acque potabili, ma che è stata compromessa dall’agricoltura industriale intensiva dedicata al nocciolo. Nonostante gli allarmi lanciati già 40 anni fa, l’uso indiscriminato di diserbanti, pesticidi e fertilizzanti chimici ha portato alla proliferazione di alghe tossiche, rendendo l’acqua non potabile. Litta ha evidenziato come questa situazione sia il risultato di scelte politiche che hanno privilegiato il profitto economico a scapito della salute e dell’ambiente, in violazione dell’articolo 41 della Costituzione. Nonostante le difficoltà e le forti pressioni locali, le comunità, i comitati e le associazioni si sono mobilitate per denunciare la situazione e chiedere interventi di bonifica e messa in sicurezza del lago, portando a sentenze del Consiglio di Stato che hanno riconosciuto la gravità della situazione. Litta ha sottolineato come la presenza attiva dei cittadini e delle associazioni sia fondamentale per mantenere alta l’attenzione su queste tematiche e per esercitare pressione sulle istituzioni, superando la paura di impegnarsi in contesti caratterizzati da forti interessi economici. Grazie a questa mobilitazione dal basso, supportata anche da azioni legali a livello europeo, è stato possibile ottenere importanti risultati, come il riconoscimento ufficiale della non potabilità delle acque del lago. Tuttavia, Litta ha avvertito che questo non significa necessariamente una guarigione del lago e un ritorno all’accesso all’acqua potabile, sottolineando l’importanza della prevenzione e di un controllo più rigoroso delle attività agricole che si svolgono intorno al lago.

Durante l’incontro sono stati presentati i report tematici elaborati nel corso del progetto, che offrono un contributo fondamentale per comprendere le sfide legate alla gestione sostenibile dell’acqua e alla necessità di un cambio di paradigma verso modelli alimentari e agricoli più equi e rispettosi dell’ambiente.

Il progetto Blue Communities ha avuto l’obiettivo di promuovere la mobilitazione giovanile attraverso la creazione di reti territoriali di scuole, istituzioni, cittadini e organizzazioni della società civile, chiamate a collaborare attivamente per la riduzione del consumo idrico. L’educazione ha avuto un ruolo centrale, coinvolgendo studenti e insegnanti in percorsi di apprendimento esperienziale per sensibilizzare sulle conseguenze dello sfruttamento delle risorse idriche e sulle possibili alternative agroecologiche.

Lorenzo Maggi, agronomo e titolare di un’azienda agricola agroecologica, ha illustrato come l’agroecologia offra un insieme di soluzioni concrete per affrontare le problematiche legate alla gestione dell’acqua in agricoltura. Maggi ha evidenziato come, a differenza dell’agricoltura industriale che considera l’acqua un problema da allontanare, l’agroecologia promuova tecniche di infiltrazione, gestione e recupero delle acque, dalle acque di lavaggio dei laboratori alle acque delle strade. Fondamentale è anche l’approccio alla salute, che prevede l’utilizzo di sostanze naturali ed esclude quelle chimiche, creando aziende agricole più sane sia nell’ambiente che producono sia nei prodotti che offrono. Maggi ha sottolineato l’importanza di aumentare la sostanza organica nel suolo e di mantenere radici vive, attraverso l’utilizzo di cover crops, sovesci e sistemi agroforestali, per favorire l’infiltrazione dell’acqua, ridurre l’erosione e aumentare la ritenzione idrica nel suolo, diminuendo così le necessità irrigue e riducendo i rischi dovuti agli eventi catastrofici.

Nel corso del progetto, Navdanya International ha approfondito il legame tra acqua e sistemi alimentari, evidenziando come le scelte produttive e di consumo abbiano un impatto diretto sulla disponibilità e sulla qualità delle risorse idriche. Le attività educative hanno offerto ai partecipanti strumenti concreti per analizzare l’impronta idrica dei modelli agricoli e delle filiere alimentari, mettendo a confronto agricoltura industriale e pratiche rigenerative.

L’approccio educativo adottato da Navdanya International ha messo al centro l’esperienza diretta, trasformando le fattorie in laboratori viventi dove i giovani hanno potuto sperimentare il valore dei sistemi agroalimentari ecologici. Questo metodo ha favorito una comprensione profonda della terra come partner vivo, promuovendo un rapporto di cura e reciprocità con la natura. L’obiettivo è stato quello di fornire una visione più ampia della necessità di costruire comunità ecologiche resilienti, capaci di rigenerare i territori e di promuovere un equilibrio armonioso tra esseri umani e ambiente.

Le attività educative hanno offerto ai partecipanti strumenti concreti per analizzare l’impronta idrica dei modelli agricoli e delle filiere alimentari, mettendo a confronto agricoltura industriale e pratiche rigenerative. Svoltesi nel territorio del Lago di Bracciano, le attività educative hanno posto l’attenzione sull’ ecosistema dei laghi e sulle minacce derivanti da un uso insostenibile delle risorse idriche e dalla contaminazione dovuta alle pratiche agricole intensive. Attraverso il confronto con altre realtà, come il Lago di Vico, gli studenti hanno potuto comprendere come le crisi idriche siano il risultato di scelte economiche che non tengono conto della tutela dei beni comuni.

Nel suo intervento conclusivo, Masucci ha ribadito l’importanza di creare reti territoriali solide che possano fungere da scudo contro le pressioni della globalizzazione industriale e degli interessi economici delle multinazionali. Ha sottolineato come il coinvolgimento diretto dei giovani nelle attività sul campo – dalle analisi delle acque del Lago di Bracciano alle lezioni frontali nelle scuole – abbia dimostrato che una corretta informazione può attivare processi virtuosi di consapevolezza e azione collettiva.

Masucci ha inoltre messo in evidenza il ruolo centrale delle comunità locali – scuole, amministrazioni comunali e cittadini – nel costruire un tessuto sociale capace di rigenerare i territori. Ha ricordato che il progetto Blue Communities non si limita a sensibilizzare sulla crisi idrica ma promuove anche soluzioni concrete attraverso l’agroecologia e la valorizzazione dei beni comuni.