Di Elena Tioli – Terra Nuova, 28 marzo 2018 | Fonte
Veneto da record per i pesticidi: 12 chili per ettaro contro i 5 della media nazionale. Alla Camera dei Deputati è arrivata la denuncia del coordinamento ColtiviAMOfuturo che ha consegnato migliaia di firme.
Nella terra del Prosecco l’espansione delle aree destinate alle monocolture dei vigneti è in continua crescita. Dai dati Istat si rileva che la superficie destinata alla coltivazione delle vigne è passata da 27.846 ettari nel 2010 a 40.229 ettari nel 2018. A pagarne il prezzo, altissimo, sono i cittadini e un territorio sempre più compromesso da pesticidi e pratiche agricole fortemente impattanti sugli ecosistemi e sulla salute degli esseri viventi.
L’impatto sulla salute
“È importante fare una riflessione sui Veneto perché rappresenta un caso emblematico – ad affermarlo è stata Patrizia Gentilini di Isde, Associazione dei medici per l’ambiente, durante la conferenza stampa “ColtiviAMOfuturo”, che si è svolta presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati – Qui la popolazione sta chiedendo fortemente che la politica ponga maggiore attenzione sulle questioni della salute e dell’ambiente. Per assurdo potrei dire che non è più necessario fare studi scientifici sulla dannosità di certe sostanze, perché ne sono già stati fatti abbastanza, la realtà la conosciamo. Basti pensare che solo per 3 sostanze: i PM, il biossido di azoto e l’ozono, si calcolano almeno 80.000 morti solo in Italia. Questi prodotti chimici, inclusi i pesticidi sono cancerogeni e in particolare dannosi per i bambini, fin dalla gravidanza; causano malformazioni, predisposizione al diabete e disturbi neurodegenerativi come l’autismo”.
La legislazione nazionale e internazionale
A livello europeo la carta dei diritti già prevederebbe la tutela della salute e dell’ambiente come priorità, ma come spesso accade, la sostanza delle direttive viene persa per strada nell’interpretazione ed applicazione a livello locale. “Con Marcia Stop Pesticidi – ha continuato Pietro Bianco di European Consumers – abbiamo pubblicato un rapporto sul Prosecco dove abbiamo rilevato che nei protocolli di produzione si tiene in pochissima considerazione il fattore ambientale a favore di quello economico”
Lotte dal basso
Per contrastare il significativo aumento delle coltivazioni di Prosecco molti cittadini si sono uniti in Comitato e hanno iniziato a valutare e diffondere gli impatti di queste monocolture sulla salute, sull’ambiente e sul consumo di suolo. “Abbiamo purtroppo rilevato che la tutela di questi beni e diritti non sta a cuore né alle amministrazioni locali né alla Regione – sostiene Andra Lovisetto, del coordinamento ColtiviAMOFuturo – Sono anni che si posticipa l’attuazione dei regolamenti europei in materia di conservazione ed è protagonista di una cospicua serie di infrazioni in questo senso. Inoltre si continuano ad erogare incentivi altissimi al business dei vigneti. Riguardo le amministrazioni locali, nei 20 Comuni che abbiamo interpellato, abbiamo riscontrato una scarsissima attenzione alle tematiche ambientali e un diffuso timore di perdere consensi e sostegno da parte dei protagonisti dell’industria del Prosecco”. Regolamenti blandi e inadeguati, soprattutto dal punto di vista della reale possibilità di effettuare i controlli. E una sensazione persistente: gli interessi economici prevalgano sull’interesse pubblico.
“Il business non può sempre e comunque averla vinta sul bene pubblico – dichiara Alberto Ferraresi, Comitato dei Promotori del referendum Conegliano senza pesticidi – È necessario che vengano rivisti i regolamenti, che non sono omogenei, devono essere coerenti e condivisi sul territorio, in modo da facilitare anche i controlli. Per questo abbiamo raccolto 2700 firme per poter indire un Referendum popolare a Conegliano in cui richiediamo un graduale abbandono dell’agricoltura chimica per passare al biologico”.
“Anche noi rappresentiamo un movimento che nasce dal basso – aggiunge Renato Bottiglia, rappresentante del Gruppo No Pesticidi – in particolare da un gruppo Facebook, e che porta le proprie rivendicazione davanti alle istituzioni. Abbiamo lanciato una petizione per richiedere normative più precise e stringenti sulle distanze di sicurezza e sull’obbligo di avviso ai residenti, che al 4 dicembre, quando la presentammo in questa stessa sede, aveva già raccolto 25.000 firme che da allora sono già diventate 30.000. Vorrei ricordare che il 26 febbraio è stata votata una mozione in parlamento per un maggior rigore nella regolamentazione ed una diminuzione nell’uso dei pesticidi, che è stata votata all’unanimità. Ora speriamo che in sede di revisione del PAN, la volontà espressa dai parlamentari che hanno votato la mozione venga rispettata”.
L’autodeterminazione di un popolo
“Le comunità locali devono avere il diritto di decidere quali sono le priorità nei propri territori, soprattutto quando sono in gioco la salute e l’ambiente” ha concluso Manlio Masucci di Navdanya International. “E’ significativo il fatto che in tutto il mondo le rivendicazioni vengano dal basso, come ad esempio negli Stati Uniti dove persone che hanno sviluppato tumori, soprattutto il linfoma Non-Hodgkin , dopo aver utilizzato per anni il diserbante RoundUp a base di glifosato della Monsanto, ora acquisita da Bayer si stiano sempre più rivolgendo ai tribunali e si parla di più di 11.000 cause che Bayer dovrà affrontare”. Proprio Navdanya International, non più di due settimane fa ha lanciato dalla Camera dei Deputati la Campagna internazionale Poison-free Food and Farming 2030 – Cibo e Agricoltura liberi da pesticidi 2030.