Di Ruchi Shroff, Navdanya International – Lifegate, 8 gennaio 2019 | Fonte
100 intellettuali da tutto il mondo, tra cui Vandana Shiva, Naomi Klein e Noam Chomsky, hanno scritto una lettera aperta dopo i risultati insoddisfacenti della Cop 24. Un grido di battaglia per il clima contro l’indifferenza dei leader mondiali.
L’appello all’azione firmato da oltre 100 personalità internazionali, fra cui la presidente di Navdanya International, Vandana Shiva, è la risposta che la società civile invia ai governi colpevoli di voler irresponsabilmente sottovalutare una delle più grandi emergenze della nostra epoca per difendere interessi economici a scapito di quelli dell’intera umanità.
“Nel complesso ed interconnesso ecosistema globale, la vita sta scomparendo, con l’aumentare dell’estinzione delle specie. La crisi climatica sta peggiorando molto più velocemente di quanto previsto. 200 specie si estinguono ogni giorno. Questa situazione drammatica non può continuare.
I leader politici del mondo si sono rivelati incapaci di affrontare la crisi ambientale e climatica. Se il capitalismo delle grandi aziende continua a guidare l’economia internazionale, la catastrofe mondiale è inevitabile. La noncuranza e l’inazione dei governi, come il Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Brasile, Africa e Asia tra gli altri, sono la manifestazione della medesima paralisi politica, che aggira ed ignora la grave responsabilità dell’umanità nella salvaguardia e gestione del Pianeta.
È fondamentale che le organizzazioni politiche internazionali e i governi nazionali mettano immediatamente la questione dell’emergenza climatica al primo posto nelle proprie agende politiche, elaborando con urgenza misure globali per affrontarla. Le nazioni più ricche devono assumersi il compito di sostenere economicamente programmi di salvaguardia ambientale nei paesi più poveri, per compensare questi ultimi dei i danni causati dalla crescita economica sregolata, che stanno subendo le conseguenze dell’imperialismo estrattivista delle nazioni economicamente più avvantaggiate.
Con gli eventi meteo estremi che già stanno colpendo la produzione alimentare, pretendiamo che i governi agiscano immediatamente per prevenire potenziali scenari di carestia e crisi alimentare, investendo con urgenza in programmi che vadano direzione di una transizione agroecologica e di sistemi agroalimentare in grado di resistere ai cambiamenti climatici. Pretendiamo inoltre che si tenga un vertice d’emergenza per salvare la calotta polare artica e per rallentare la perdita dei raccolti dovuta ai crescenti fenomeni climatici estremi.
Invitiamo inoltre tutti i cittadini preoccupati del Pianeta ad attivarsi e organizzarsi contro l’inazione delle istituzioni, ciascuno nel proprio contesto locale, includendo anche le rivendicazioni delle popolazioni indigene, la difesa dei loro diritti, la decolonizzazione ed la giustizia riparatoria, e di unirsi al movimento globale che si sta ribellando contro l’estinzione.
Dobbiamo fare, insieme, ciò che è necessario, in maniera non violenta, per convincere i leader politici e l’industria ad abbandonare il loro atteggiamento di indifferenza e negazione. Il loro “business as usual” non è più un’opzione contemplabile. I cittadini di tutto il mondo non tollereranno più questo fallimento dei nostri doveri nei confronti del Pianeta.
Ognuno di noi, soprattutto nei paesi più sviluppati, deve impegnarsi ad accettare di vivere in maniera più sostenibile, consumare meno, sostenere non solo i diritti degli esseri umani ma anche le nostre responsabilità nei confronti della Terra”.
Tra i firmatari ci sono: Vandana Shiva, Naomi Klein, Noam Chomsky, Anthony Clifford Grayling, Philip Pullman, Rowan Williams, Bill McKibben, Tiokasin Ghosthorse, Esther Stanford-Xosei, Jonathan Porritt, Alison Green, Lily Cole Model, Chris Packham, Susie Orbach, Joy Carter, Jayati Ghosh.
Perché una lettera aperta per il clima
I cambiamenti climatici rappresentano l’espressione più drammatica dell’impatto dell’umanità sul pianeta Terra. La destabilizzazione del clima sta portando all’intensificazione di siccità, inondazioni, cicloni e altri eventi meteorologici estremi, la cui frequenza e intensità aumenta anno dopo anno. I cambiamenti climatici sono già una questione di vita o di morte in molte parti del mondo che, tragicamente, sono quelle che hanno contribuito meno alle emissioni di gas serra e che oggi ne soffrono maggiormente.
L’ultima valutazione dell’Ipcc avverte che gli impatti e i costi del riscaldamento globale saranno molto più grandi del previsto e avranno un impatto rilevante sugli ecosistemi, sulle comunità e sulle economie umane. I cambiamenti climatici sono un campanello d’allarme per l’umanità che passa dall’età del petrolio e dei combustibili fossili all’età del suolo e della democrazia della terra. È un invito a cambiare il nostro paradigma e passare dalla mera valutazione della crescita economica alla cura del benessere di tutte le specie, compresi gli esseri umani.
I risultati insoddisfacenti dell’ultima conferenza sul clima
La grande divergenza tra la strada da percorrere e quella che stiamo percorrendo si è resa ancora più evidente alla Cop 24 di Katowice, in Polonia, dove i governi hanno continuato a indebolire gli accordi raggiunti a Parigi durante la Cop 21. L’accordo raggiunto a Katowice è debole e inadeguato per affrontare queste le sfide. Le conclusioni della conferenza polacca hanno creato disappunto per cittadini, scienziati e movimenti che chiedono un cambio di sistema. Un sentimento espresso al meglio dalla quindicenne Greta Thunberg nel suo discorso alla plenaria: “Parlate solo di andare avanti con le stesse cattive idee che ci hanno portato a questa situazione; dite che amate i vostri figli sopra ogni altra cosa, eppure gli state rubando il futuro davanti ai nostri occhi. Se le soluzioni all’interno di questo sistema sono impossibili da trovare, allora dovremmo cambiare il sistema stesso”.
Come spiegato in Regeneration or collapse, l’ultimo rapporto di Navdanya International, abbiamo due strade per il futuro del nostro pianeta e dell’umanità. Una strada è caratterizzata dalla stessa mentalità lineare e riduzionista che ci ha portato a questa emergenza planetaria. Questa è una strada senza uscita caratterizzata da sistemi alimentari industriali. È una strada che porta al collasso ecologico degli ecosistemi e dei processi ecologici che sostengono la vita, al collasso economico delle economie rurali e all’emarginazione degli agricoltori che si prendono cura della terra e forniscono cibo. La seconda strada si basa su una visione dei sistemi interconnessi, sull’economia circolare e porta alla rigenerazione del nostro Pianeta, dei nostri suoli, della nostra biodiversità, delle nostre falde acquifere, delle nostre economie rurali, dei mezzi di sussistenza degli agricoltori, della nostra salute e della nostra democrazia. Si basa sulla diversità dei sistemi di conoscenza, inclusa la conoscenza dei sistemi viventi e delle economie locali. Il futuro delle diverse specie, il nostro comune futuro umano e il nostro pane quotidiano dipendono da quale strada intraprenderemo.
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