Home > Notizie > Vandana Shiva ai Dialoghi: “La Terra è di tutti, proteggiamola insieme!”

Di Andrea Capecchi – Report Cult, 26 maggio 2019 | Fonte

Pistoia – “La Terra è una madre generosa di doni per tutti i viventi, che i comportamenti irresponsabili degli uomini stanno tuttavia distruggendo”.

Vandana Shiva, fisica ed economista indiana, tra i massimi esperti di ecologia sociale, è stata ospite speciale della seconda giornata dei Dialoghi, ricevendo dagli organizzatori del festival, prima del suo intervento, il Premio Internazionale Dialoghi sull’Uomo.

Un riconoscimento per il suo impegno nella scienza, nell’ecologia, nella tutela ambientale e per le sue battaglia contro colture intensive, desertificazione, ingegneria genetica e cambiamenti climatici: temi di stringente attualità e non più ignorabili che ha voluto ricordare anche all’attento pubblico pistoiese.

“Il nostro pianeta è un luogo di abbondanza – ha esordito – le sue risorse potrebbero sfamare ben più della popolazione attuale, se l’uomo non fosse responsabile di ingiustizie e diseguaglianze. Gandhi, che per noi indiani non è stato solo un leader politico, ma soprattutto un maestro spirituale, ci ha insegnato che la Terra può dare a tutti ma non può concedere nulla all’avidità di pochi, quella avidità che è la madre della miseria, della penuria, dello spreco e dei rifiuti. La cosa più grave è che purtroppo oggi l’idea dello scarto si applica anche agli esseri umani e in generale è vista come qualcosa di normale. Ci sentiamo autorizzati a inquinare, a sprecare, a depredare il pianeta e le sue risorse come se fossimo gli unici padroni”.

L’esperienza personale ha giocato un ruolo fondamentale nell’acquisire la consapevolezza dei pericoli dai quali la Terra è costantemente minacciata e nel far nascere in Vandana Shiva un forte impegno in senso ecologista.

“Sono cresciuta in un piccolo villaggio a nord dell’India, nella regione himalayana – ha raccontato – da bambina facevo passeggiate tra i boschi e i ruscelli di quelle zone di montagna, allora incontaminate, ed ero convinta che quelle foreste e quei torrenti sarebbero rimasti uguali per sempre. Ma un giorno, prima di partire per il Canada dove avrei continuato i miei studi, sono tornata in quei luoghi d’infanzia e ho visto che molto era cambiato in peggio: il paesaggio era mutato, gli alberi tagliati, le risorse depredate. Da quel giorno ho capito che la mia vita si sarebbe dedicata alla tutela dell’ambiente e alla difesa di un pianeta che ho compreso essere un organismo unitario, dove tutto è legato e interconnesso. I miei studi di fisica quantistica mi hanno aiutata a sviluppare questa convinzione di un mondo che non è un semplice apparecchio meccanico, fatto da terra morta e inerte, la cui sorte è quella di essere sfruttato dall’uomo in maniera indiscriminata. La difesa di una foresta può sembrare un’azione limitata o fine a se stessa, ma in realtà è un atto che rientra nella più ampia e generale difesa dell’ecosistema planetario in cui viviamo.

Alla base di un rapporto di equilibrio e armonia tra l’uomo e la Terra c’è l’agricoltura, prima fonta di vita e di sostentamento per gli uomini, a favore della quale Vandana Shiva ha condotto numerose battaglie civili e politiche. Una corretta agricoltura e uno sfruttamento sostenibile del suolo significano produrre cibo buono e nutriente e adottare il principio di “restituzione”, lasciando il terreno dopo il raccolto così come era prima della coltivazione, senza impoverire il suolo nè renderlo desertico e sterile con l’uso di veleni e pesticidi. Vandana ha duramente criticato il “cartello degli avvelenatori”, una lobby di tre grandi multinazionali del settore chimico, che producono sostanze nocive e dannose impiegate nell’agricoltura industriale su vasta scala: una scelta che viene ufficialmente giustificata dalla necessità di produrre cibo in grandi quantità e non rischiare la fame, quando in realtà è proprio l’agricoltura industriale che porta fame e malattie, a causa delle sostanze tossiche e cancerogene usate nelle sue coltivazioni.

“Questi tre giganti dell’agro-chimica, possedute da un pugno di magnati, controllano la produzione agricola e tengono in pugno milioni di persone con le loro politiche alimentari. In India vi erano molte aziende agricole di piccola e media proprietà, oggi stanno scomparendo sotto la pressione economica e politica delle grandi corporations come la Monsanto, che approfittano dell’indebitamento dei piccoli agricoltori per accrescere la loro influenza e il loro controllo sulla produzione agricola indiana”.

Vandana ha ricordato il suo impegno per la creazione di un’associazione che vuole opporsi a questa politica e al “cartello degli avvelenatori” attraverso la protezione delle sementi e del lavoro agricolo come base della vita e della salute dell’uomo: “insieme abbiamo vinto alcune battaglie e abbiamo fatto sentire la nostra voce, perché il futuro è ancora nelle nostre mani”

La fisica indiana ha concluso il suo intervento ai Dialoghi con un appello, costituito da “tre insegnamenti sulla Terra” che ha voluto lasciare in eredità alla giovani generazioni. “Dobbiamo sempre riappropriarci dei beni comuni; dobbiamo partecipare a una nuova economia che si basi sulla cura della nostra Terra; dobbiamo avere il coraggio di alzare la nostra voce contro le politiche che distruggono il pianeta e creano miseria. Dobbiamo inoltre smettere di innalzare altari al dio PIL e di venerare la crescita economica, che si riduce all’arricchimento di pochi miliardari, come unici indicatori di ricchezza, di benessere e di felicità di un Paese. Al contrario, il nostro impegno dovrebbe essere quello di costruire un’economia sostenibile che rispetti i limiti e i confini della nostra Terra, di cui l’uomo non deve essere il padrone, ma un amministratore oculato. Dobbiamo rispettare il principio di diversità, restituire ciò che ci viene dato, dare vita a un’economia circolare, e fare della propria città piccola o grande il luogo fa cui parte il cambiamento”.

Pistoia è troppo piccola per un progetto così ambizioso e di respiro globale? “Forse – ha sorriso Vandana – ma come diceva Gandhi, è grande abbastanza per diventare il centro del mondo nuovo”.



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