TERRA VIVA, DEMOCRAZIA DELLA TERRA
Un Patto tra i cittadini per proteggersi e proteggere il pianeta
UN PIANETA, UN’UMANITÀ
Per la prima volta nella storia umana il nostro futuro comune come specie non è più certo. In soli 200 anni di era dei combustibili fossili, l’umanità ha fatto abbastanza danni alla Terra per assicurarsi l’estinzione. Per quanto tempo ancora potremo continuare in questo cammino di distruzione? La nostra unica opzione è quella di guarire la terra e, così facendo, creare la speranza per il nostro futuro – come un’unica umanità e come parte della comunità della Terra.
Trasgredire i limiti ecologici e i confini della Terra
I processi ecologici che sostengono la vita sulla Terra sono stati distrutti e i limiti planetari violati. Il modello tecnologico ed economico dominante, basato sui combustibili fossili, non prende in considerazione la limitatezza delle risorse e sta devastando il pianeta, separando la Terra dai cicli di rinnovamento e dalle leggi di rendimento ecologico. Abbiamo trasformato la biosfera eliminando il 70% della prateria, il 50% della savana, il 45% della foresta decidua temperata, e il 27% della foresta tropicale, il tutto per fare spazio all’agricoltura industriale1. Abbiamo distrutto le foreste per impiantarci piantagioni di palma da olio, per le coltivazioni di soia e mais – al fine di produrre combustibile ‘verde’.
Percorrendo questa strada, il susseguirsi di crisi ecologiche, economiche e politiche hanno messo l’umanità in allarme rosso. Le catastrofi climatiche, la fame, la povertà, la disoccupazione, la criminalità, i conflitti, le guerre, le migrazioni forzate e la crisi dei rifugiati stanno derubando le persone della loro vita, dei mezzi di sussistenza e della loro terra. Il terreno, la base stessa della nostra vita sulla Terra e la nostra umanità, è in pericolo.
I sistemi agricoli industriali insostenibili, basati su combustibili fossili, hanno fatto sì che 2 miliardi di ettari di terreni fossero abbandonati (più della superficie globale di terra coltivata2) e hanno seriamente eroso e degradato l’80% dei terreni da pascolo in Africa3. L’agricoltura industriale non è in alcun modo il tanto propagandato approccio “Climate Smart” – che sia OGM o l’agricoltura basata su convenzionali combustibili fossili. Al contrario, ci sta impedendo di attuare pratiche capaci di mitigare efficacemente la crisi climatica, e sta solo peggiorando la situazione.
Dal 2000 il mondo ha emesso quasi 100 miliardi di tonnellate di carbonio nell’atmosfera4. Con i tassi attuali, il riscaldamento globale causerà desertificazione su larga scala, perdita dei raccolti, inondazione di città costiere, scioglimento dei ghiacciai e delle calotte polari, migrazioni di massa, estinzioni diffuse di flora e fauna, il proliferare di malattie e un probabile collasso sociale. I conflitti violenti legati alla carenza di acqua e di cibo a causa delle emissioni globali di carbonio sono già uno scenario, un effetto prevedibile.
Il combustibile fossile ha preso il controllo delle nostre vite
Il combustibile fossile è ormai entrato in ogni aspetto della nostra vita – nella nostra aria, nell’acqua, nel cibo, nelle medicine, nel carburante e nell’agricoltura -, e inquina la salute di ogni ecosistema, ogni specie, ogni bambino, attraverso le emissioni atmosferiche e la plastica, causando la distruzione di processi ecologici naturali – gli stessi processi che aiuterebbero a contenere tale devastazione. I combustibili fossili stanno distruggendo la nostra aria e la nostra atmosfera e sono diventati la base dei nostri sistemi alimentari, dell’energia e dei trasporti. La nostra acqua – un bene comune – è stata privatizzata e mercificata da società che poi ce la rivendono nuovamente in plastica, distruggendo ulteriormente le nostre acque e gli oceani, e la vita in essi contenuta. I nostri terreni sono stati devastati da prodotti petrolchimici etichettati come “concimi” che stanno uccidendo ogni forma di vita nel terreno, derubandoci di nutrimenti importanti per il sostentamento della nostra vita e che il terreno ci avrebbe dato. La nostra dipendenza dal combustibile fossile ha cambiato il nostro modo di pensare, vivere, bere, mangiare, e il nostro modo di lavorare, a scapito delle economie che vivono fondandosi sulla biodiversità e sul carbonio verde e vivente. La nostra dipendenza da petrolio greggio si è profondamente infiltrata nella nostra attività economica e ha addirittura portato a guerre, uccidendo milioni di persone e costringendo un numero ancora maggiore a emigrare.
La separazione come un modo di vedere e di essere
La caratteristica essenziale del paradigma oggi dominante è vedere noi stessi e la vita non come parte del tutto, ma come separati e isolati. Sono tre le percezioni illusorie di separazione che impediscono la correzione e la trasformazione del modo in cui percepiamo e intendiamo il suolo e il territorio, il cibo e il lavoro, l’economia e la democrazia. La prima: che gli esseri umani sono separati dalla Terra; la seconda: che la creazione di ricchezza nel mercato è separata dal contributo degli altri – la natura, i lavoratori, le donne, le generazioni precedenti; e in terzo luogo: che le azioni sono separate dalle conseguenze e i diritti sono separati dalle responsabilità.
Le privatizzazioni dei beni comuni
I beni comuni sono stati tolti ai cittadini per favorire l’interesse delle forze di mercato. Il fenomeno del land grabbing (“l’accaparramento della terra”) e le successive pratiche agricole industrializzate – che si tratti di piantagioni di soia per mangimi o di mais per i biocarburanti – hanno un collegamento diretto al cambiamento climatico. L’uso del suolo è stato sistematicamente dirottato da foreste (in grado di avere un effetto mitigante sul clima) e piccole aziende, alle grandi monocolture industriali che in realtà contribuiscono al cambiamento climatico e alla migrazione forzata di persone.
Disuguaglianza brutale
Nonostante le proteste diffuse, la disuguaglianza economica globale ha continuato ad aumentare. La quota di ricchezza mondiale di proprietà dei più ricchi è in continua crescita5. L’anno scorso i 300 individui più ricchi del mondo hanno aumentato la loro ricchezza di 524 miliardi di dollari, più della somma dei redditi dei 29 paesi più poveri del mondo6. La disuguaglianza economica alimenta la violenza; quanto più una società è disuguale, tanto maggiore è il tasso di violenza7.
L’aumento dei conflitti, delle guerre e delle migrazioni forzate
In tutto il mondo, assistiamo a nuovi conflitti violenti che sorgono dalle conseguenze ecologiche del modello economico predatorio. Secondo la Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta contro la Desertificazione, il 40% dei conflitti tra gli Stati nel corso di un periodo di 60 anni sono associati e collegati alle risorse naturali e della terra
Che sia nel Punjab nel l984, o in Siria e Nigeria oggi, i conflitti hanno origine dalla distruzione del suolo e dell’acqua, e dalla conseguente incapacità del terreno di garantire i mezzi di sussistenza e di fornire identità. Storicamente, le culture sono state plasmate dalla terra, e la diversità culturale si è co-evoluta con la diversità biologica. Ma i conflitti non vengono collocati nei loro contesti ecologici e sono invece presentati come conflitti religiosi, offrendo la violenza e la militarizzazione come soluzione. Economie aggressive e politiche antidemocratiche nutrono e plasmano culture e identità vulnerabili. Le persone sono spinte fuori dalle loro terre d’origine, a milioni, come rifugiati ecologici e di guerra; tra queste culture e identità vulnerabili, il terrorismo, l’estremismo e la xenofobia prendono forza e assumono forme virulente. Predominano circoli viziosi di violenza e di esclusione – culturale, politica, economica.
La mancanza di regolamentazione etica ed ecologica delle attività economiche scatena la peggiore avidità, l’irresponsabilità e la violenza; l’economia basata sul libero scambio è sempre più simile alla guerra, e appare sempre meno come la strada per il benessere delle persone.
L’erosione della democrazia e l’ascesa della politica di paura e odio
Sotto l’influenza delle multinazionali, i governi agiscono sempre più spesso per conto di corporations, portando all’estinzione della democrazia “del popolo, dal popolo, per il popolo”. Il potere politico sta riflettendo l’1% della piramide economica, schiacciando il 99% e con loro la Terra e le sue specie. Lo Stato si sta trasformando in un’entità aziendale lasciando i popoli del mondo e del pianeta a subire le conseguenze del cambiamento climatico, senza nessuna sanzione per le imprese che ci hanno portato alla crisi. La nostra sfida è capire come spostare il sistema politico dominante lontano dal modello economico dominante, non sostenibile e basato sullo sfruttamento.
Nei Paesi del Sud, questa trasformazione si è attuata sotto l’egida di termini come “aggiustamento strutturale” e “liberalizzazione del commercio”, mentre in Europa va sotto il nome di “austerità”. Si tratta di una modalità di estrazione di potere dal popolo, lasciando le persone sempre più impotenti, incapaci di proteggere la loro terra, la loro vita, e di garantirsi i mezzi di sussistenza. Si tratta di un sistema che crea insicurezza economica e fa della “paura” dell'”altro”, il mezzo per garantirsi successi elettorali.
Pensare e agire come un’unica umanità è ormai un imperativo economico e politico, in grado di trascendere le separazioni, divisioni e conflitti su cui si basa il paradigma dominante.
L’agricoltura industriale – L’elefante nella camera del clima
Non possiamo affrontare il cambiamento climatico, e le sue concretissime conseguenze – senza riconoscere il ruolo centrale che in esso ha il sistema alimentare globalizzato di tipo industriale, che rappresenta oltre il 40% delle emissioni di gas a effetto serra attraverso la deforestazione, la concentrazione di animali in allevamenti intensivi (CAFOs), gli imballaggi in materie plastiche e alluminio, il trasporto su lunghe distanze e lo spreco alimentare. Non possiamo risolvere il cambiamento climatico senza il ricorso alla piccola scala, all’agricoltura ecologica, fondata sulla biodiversità, ai semi e i terreni viventi e ai sistemi alimentari locali, con il minimo trasporto di alimenti e privo di imballaggi in plastica. L’agricoltura ecologica di piccola scala ha un ruolo essenziale nel processo di mitigazione, adattamento e costruzione della resilienza ai cambiamenti climatici.
L’imposizione di un’agricoltura industriale basata su un intensivo dispendio di combustibili fossili, attraverso la globalizzazione e gli “accordi di libero scambio”, è responsabile della maggior parte dei danni sociali ed ecologici sulla Terra oggi. Questa agricoltura basata sulla produzione intensiva e di massa ha causato il 75% della distruzione dei suoli, il 75% della distruzione delle risorse idriche e l’inquinamento dei nostri laghi, fiumi e oceani. Il 93% della diversità delle colture è stato portato all’estinzione a causa dell’agricoltura industriale, attraverso i cosiddetti “semi migliorati” (improved seeds) che sono vuoti da un punto di vista nutrizionale e pieni di sostanze tossiche. Dare il nome di “migliorato” a qualcosa, non significa che sia davvero migliorato. Allo stesso modo il “climate smart” non è in realtà né “smart”, intelligente, né una strategia di lotta contro il cambiamento climatico.
L’agricoltura intensiva industriale sta anche creando una crisi sanitaria, attraverso la produzione di alimenti tossici e nutrizionalmente vuoti. In questo sistema un miliardo di persone patiscono permanentemente la fame, e oltre 2 miliardi soffrono di malattie legate all’alimentazione. Fingendo di nutrire il mondo, l’agricoltura industriale dirotta grandi appezzamenti di terreno sulla produzione di merci finalizzate alla trasformazione in biocarburanti e alimenti per animali. Di fatto, stiamo usando combustibili fossili per la produzione di questi prodotti tossici, sulla terra rubata alla gente e fertilizzata con combustibili fossili, li confezioniamo in imballaggi di plastica a base di combustibili fossili, e li trasportiamo in tutto il mondo utilizzando i combustibili fossili; tutto questo solo per avvelenare la gente. Una marea di danni, senza alcun beneficio per l’umanità e profitti solo per l’1% della piramide economica.
I poveri, che non hanno contribuito alla crisi del cambiamento climatico, stanno sopportando il peso delle catastrofi climatiche. In centinaia di migliaia hanno perso la vita. In milioni stanno perdendo le loro case, sradicati e spostati, diventando profughi per queste politiche neoliberiste. La concentrazione della ricchezza e delle risorse della natura nelle mani dell’1% con la sistematica esclusione del 99% è una violazione dei diritti della Madre Terra e dei diritti umani e sta causando conflitti, violenze e l’abbrutimento dell’umanità.
Agricoltura ecologica – l’alternativa che protegge la Terra e il popolo
L’agricoltura biologica ed ecologica e i sistemi alimentari locali sono la risposta alla crisi alimentare, nutrizionale e sanitaria, alla crisi climatica e delle risorse idriche, e possono prevenire la creazione di milioni di rifugiati climatici. L’unico modo per ridurre l’impronta ecologica e aumentare la salute e il benessere umano è attraverso la costruzione di economie alimentari locali. Per le economie alimentari locali abbiamo bisogno di cibo locale e per il cibo locale abbiamo bisogno di semi locali, semi nelle mani degli agricoltori.
Ogni seme è l’incarnazione di millenni di evoluzione naturale e secoli di lavoro e cura degli agricoltori. È l’espressione distillata dell’intelligenza della Terra e dell’intelligenza delle comunità agricole. Da sempre gli agricoltori hanno curato e coltivato semi in vista della diversità, della resilienza, del gusto, dell’apporto nutrizionale, della salute, e in adattamento agli agro-ecosistemi locali. In tempi di cambiamento climatico abbiamo bisogno della biodiversità derivata dalle varietà degli agricoltori, della sua capacità di adattamento e evoluzione. I piccoli agricoltori stanno fornendo il 70% del cibo mondiale usando solo il 30% delle risorse investite sull’agricoltura. L’agricoltura industriale sta usando il 70% delle risorse per creare il 40% delle emissioni di gas serra, fornendo solo il 30% del nostro cibo.
L’agricoltura biologica prende l’anidride carbonica in eccesso nell’atmosfera – che non è il suo posto – e attraverso la fotosintesi la reimmette nel terreno – che è il suo posto. Aumenta anche la capacità di ritenzione idrica del suolo, contribuendo alla resilienza in tempi di siccità, inondazioni e altri eventi climatici estremi. L’agricoltura biologica ha il potenziale di sequestrare 10 gigatonnellate di anidride carbonica, pari all’importo che deve essere rimosso dall’atmosfera per mantenere il carbonio atmosferico sotto il livello di 350 parti per milione e un aumento medio della temperatura di 2 gradi centigradi. Non c’è bisogno di rinviare ancora, già ora siamo in grado di colmare il divario delle emissioni (emissions gap) attraverso l’agricoltura ecologica.
In tutto il mondo, i piccoli agricoltori e contadini stanno già praticando questa agricoltura, coltivando e preservando le loro terre e i loro semi e sviluppando la loro conoscenza tradizionale. Stanno nutrendo le loro comunità con cibo sano e nutriente, preservando allo stesso tempo il pianeta. Stanno così gettando i semi della democrazia alimentare, attraverso sistemi alimentari locali, nelle mani di agricoltori e consumatori, privi di materie plastiche e senza trasporto di cibo.
Un nuovo patto con la Terra e tra di noi
La nostra sopravvivenza richiede un nuovo Patto con la Terra e tra i diversi popoli, sulla base di un nuovo paradigma di cittadinanza planetaria. Un patto basato sulla reciprocità, sulla cura e il rispetto, sul prendere e restituire, sulla equa condivisione delle risorse del mondo tra tutte le specie viventi. Questo Patto inizia guardando e coltivando la terra come un essere vivente, una Terra Viva, la cui sopravvivenza è essenziale per la nostra.
Il futuro sarà coltivato a partire dal suolo e crescerà dalla terra, e non più dal distorto mercato globale della finanza fittizia, delle multinazionali trasformate in soggetti giuridici e del consumismo. Abbiamo smesso di vedere noi stessi come parte del suolo e della terra – l’eco-centrismo è stato sostituito dall’antropocentrismo, che a sua volta sta ora cedendo il passo al mercato-centrismo (corporate-centrism). Abbiamo bisogno di abbandonare questa visione del mondo basata sul mercato e sull’aziendalismo, per adottarne un’altra centrata sulla Famiglia della Terra. Ovunque siamo su questo pianeta, in tutta la nostra diversità, il suolo è il nostro fondamento. La Terra è la nostra casa. Dobbiamo, come cittadini della Terra, riprenderla e sottrarla all’avidità e alla manipolazione aziendale, e trattarla con cura, insieme, nel riconoscimento della nostra comune umanità e responsabilità.
Siamo alle soglie di una transizione da un paradigma che vede potenti individui e corporations come padroni, conquistatori e proprietari della Terra, un paradigma basato su colonialismo e sull’industrialismo a base di combustibili fossili, verso un diverso paradigma di Democrazia della Terra, che riconosce che siamo tutti i membri della Comunità della Terra. Come cittadini della Terra abbiamo il dovere di prenderci cura di tutti gli esseri viventi, e di condividere con tutti i doni della terra. Spostandoci da una cultura di avidità e dai circoli viziosi di violenza che ha scatenato, possiamo iniziare a costruire circoli virtuosi di non-violenza; abbandoniamo economie negative di morte e distruzione, per adottare economie di vita, che sostengono la vita sulla terra e la nostra stessa vita; trasformiamo politiche e culture negative che stanno ci stanno portando alla reciproca distruzione, per abbracciare le democrazie di vita, che includono la cura e la partecipazione di tutta la comunità dei viventi.
Alla vigilia della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, il mondo intero guarda verso Parigi. Questo storico incontro deve essere un invito a tutti i popoli del mondo a compiere con coraggio il passaggio da un paradigma di sfruttamento a uno di gratitudine e di restituzione, dalla privatizzazione e recinzione dei beni comuni alla difesa dei nostri beni comuni come il suolo, i semi, il cibo, l’acqua e l’aria. Le crisi climatica, alimentare, idrica sono interconnesse, e allo stesso modo sono interconnesse le soluzioni. Non possono essere viste come separate.
Patto per la Terra – Terra Viva, Democrazia della Terra: un solo pianeta, un’unica umanità
Per la prima volta nella storia dell’umanità il nostro futuro come specie sta diventando incerto. In soli 200 anni di utilizzo di carburanti fossili l’umanità ha provocato abbastanza danni alla Terra da farne temere un rischio di estinzione. La nostra unica possibilità è quella di cercare di preservare la Terra da questo rischio in modo da creare speranza per il nostro futuro come umanità e come parte di un’unica comunità terrestre.
Un patto tra le persone per proteggere il Pianeta e ogni Individuo
E’ in gioco la vita della Terra, come pure la nostra vita. I governi, influenzati dalle multinazionali, potrebbero fallire nelle prossime negoziazioni per il clima a Parigi – ma noi come cittadini non possiamo. Come cittadini di questo meraviglioso e munifico pianeta stringiamo con la Terra il patto di proteggerla, di prendercene cura e di restituirgli i doni che ci offre, con gratitudine e amore.
1. Nel suolo visto come organismo vivente sono riposte la prosperità e la sicurezza di ogni civiltà. La distruzione del suolo comporta la distruzione della civiltà. Il nostro futuro è inseparabile dal futuro della Terra.
Ci impegniamo a proteggere il suolo e la biodiversità, in modo che il suolo, così preservato, possa fungere da serbatoio idrico e da sede di stoccaggio del carbonio. L’agricoltura ecologica e rigenerativa è basata sul riciclaggio della sostanza organica e quindi delle sostanze nutritive. Restituiremo il carbonio sotto forma di sostanza organica alla Terra con gratitudine e senso di responsabilità, in base alla Legge della Restituzione, in modo da favorire processi di adattamento e di resilienza e contribuire a mitigare i cambiamenti climatici. Come affermato da Sir Albert Howard, “prendere senza restituire equivale a derubare il suolo, una particolare forma di delinquenza perché comporta un furto per le generazioni future che non sono qui, e quindi non sono in grado di difendersi”.
2. Semi e biodiversità, suolo e acqua, aria, atmosfera e il clima rappresentano un bene comune.
I doni della terra essenziali per la vita sono sempre stati considerati un bene comune, così come deve essere considerato un dovere comune quello di proteggerli e un diritto comune quello di trarre da essi sussistenza.
Semi e biodiversità sono un bene comune, e pertanto limitarne l’uso attraverso brevetti significa promuovere l’estinzione della biodiversità e favorire la contrazione di debiti da parte degli agricoltori. L’acqua è un bene comune, non è una merce ed è determinante per la nostra vita. L’aria e l’atmosfera costituiscono un bene comune, forniscono aria pulita da respirare e danno a Gaia la capacità di regolare il clima. Inquinare l’aria e l’atmosfera con gas di scarico ed emissioni equivale a privatizzare questo bene. Non siamo disposti ad accettare restrizioni nell’uso dei nostri beni comuni, né la loro privatizzazione. Li difenderemo e li rivendicheremo prendendocene cura, attraverso iniziative basate sulla cooperazione e sulla solidarietà.
3. Libertà di utilizzazione dei semi e biodiversità rappresentano la base della Libertà di accesso al cibo e della resilienza del clima.
Ci impegniamo a difendere la libertà dei semi come anche la libertà delle diverse specie ad evolvere con integrità, auto-organizzazione e diversità, e la libertà di ogni comunità di reclamare i semi disponibili in natura come un bene comune. Conservare e scambiare semi da libera impollinazione, non OGM e non brevettati, è un diritto inalienabile. I diritti degli agricoltori non sono negoziabili. Ci opporremo con forza a leggi e tecnologie che rappresentino una minaccia per la libertà dei semi, che è intimamente legata alla libertà della Madre Terra, in modo che le generazioni future avranno la nostra stessa possibilità di ricevere i suoi doni di diversità, nutrimento e mezzi di sussistenza. Saremo uniti e ci batteremo insieme per i nostri semi, diciamo NO a OGM, no a brevetti.
4. L’agricoltura industriale globalizzata è la causa principale della crisi dei cambiamenti climatici
L’agricoltura industriale globalizzata contribuisce per più del 40% alla formazione dei gas serra che stanno destabilizzando il clima attraverso deforestazione, uso di fertilizzanti, imballaggi, lavorazioni, refrigerazione e trasporti a lungo raggio basati sull’uso di carburanti. Essendo consapevoli del fatto che l’agricoltura industriale rappresenta una delle cause del cambiamento climatico, non l’accettiamo come soluzione alla crisi del clima e alla fame, e non riconosciamo alcuna validità a false soluzioni al cambiamento climatico come, ad esempio, la geo-ingegneria, “l’agricoltura climaticamente intelligente” , l’uso di semi “migliorati” attraverso l’ingegneria genetica o le tecniche di “intensificazione sostenibile”.
5. Agricoltura ecologica su piccola scala e sistemi di produzione locale possono nutrire le popolazioni e raffreddare il pianeta
Ci impegniamo a praticare e proteggere l’agricoltura ecologica su piccola scala che fornisce produzioni più elevate ‘per acro’ in termini di cibo e salute, che rappresenta il 70% del cibo che mangiamo a livello globale, che rigenera i nostri suoli, la biodiversità e sistemi idrici, e che stabilizza il clima. Sosterremo e creeremo sistemi di produzione locale che sono la soluzione alla crisi alimentare, ai problemi di scarsa o cattiva nutrizione e salute, nonché ai problemi legati al cambiamento climatico. L’agricoltura ecologica e biologica su piccola scala e sistemi di produzione locale possono nutrire la popolazione mondiale e contestualmente raffreddare il pianeta.
6. “Il libero commercio” come libertà d’impresa è una minaccia per il pianeta e per la nostra libertà
Il significato della parola “libertà” e’stato distorto con l’uso del termine “libero commercio” che ha rimpiazzato la libertà delle persone e degli esseri viventi di evolversi e nutrirsi liberamente – con la libertà delle multinazionali di distruggere il pianeta e i sistemi di economia locale vibranti di vita che hanno da sempre rappresentato il sostentamento delle popolazioni. La destabilizzazione ecologica e sociale del mondo nelle ultime due decadi è il risultato della de-regolamentazione del commercio attraverso gli accordi di “libero scambio” dell’ Organizzazione Mondiale del Commercio (World Trade Organisation – WTO), i quali sono progettati e scritti dalle stesse multinazionali per i loro propri interessi e economici.
Ci impegniamo a contrastare ogni tentativo di approvare nuovi accordi di “libero” scambio commerciale come TTIP, TTP e accordi commerciali regionali e bilaterali che siano costruiti sui diritti delle multinazionali giuridicamente considerate come “persone”. Questi accordi, di fatto, smantellano i diritti umani e le nostre democrazie e costituzioni. Non riconosciamo il principio in base al quale le multinazionali sono considerate ‘persone’. Esse sono entità legali alle quali la società civile riconosce il permesso di agire entro certi limiti di responsabilità sociale, ecologica ed etica; le multinazionali responsabili del cambiamento climatico sono soggette al Principio “Chi inquina paga”.
7. Le economie locali e ‘viventi’ proteggono la terra, creano lavoro dignitoso e provvedono ai nostri bisogni per il nostro benessere
Le economie locali basate sulla legge del ritorno e sulla rigenerazione dell’ambiente naturale e della società favoriscono e rafforzano la ‘vita’ in tutti i suoi aspetti. I doni della natura e le persone non possono essere ridotti ad “input”. Le economie basate sulla vita e sul benessere delle persone invece che sui profitti delle aziende generano risorse e lavoro per tutti noi e per le generazioni future. Non daremo alcun contributo a sistemi di produzione meramente finalizzata al consumo, inclusa l’industrializzazione del cibo e dell’agricoltura , che distrugge i processi ecologici della Terra, i suoi suoli e la biodiversità; che strappa intere popolazioni dai propri territori originari. Nelle economie vive non c’è spreco, non c’è possibilità che le persone vengano considerate rifiuti o ‘merce’ di cui disporre.
8. Le Democrazie vive e partecipative sono il fondamento della Democrazia della Terra
Ci impegniamo a creare democrazie vive e partecipative, e di opporci a qualsiasi tentativo che metta in pericolo le nostre democrazie attraverso interessi legati al potere. Ci organizzeremo basandoci sui principi di condivisione, inclusione, diversità e sul dovere di prenderci cura del nostro pianeta e delle persone. Ci impegniamo ad interrompere il circolo vizioso di violenza e degenerazione e a creare circoli virtuosi basati su cicli di non violenza e rigenerazione per il benessere di tutte le persone e di tutte le specie. Non ci lasceremo separare dalla paura o dall’odio, ma invece staremo uniti come membri di un unico Pianeta e di un’unica Umanità. E coerentemente col principio di Gandhi, quando leggi e regole interferiranno con le più alte leggi che traggono origine dalla terra e dalla nostra umanità, avremo tutti collettivamente il coraggio di non collaborare, di disobbedire.
9. Giardini di Speranza ovunque
Coltiveremo cibo biologico nelle nostre aziende agricole, nei nostri giardini, sui nostri balconi e terrazze. Pianteremo Giardini di Speranza dappertutto come simbolo concreto del nostro patto con la terra per la sua rigenerazione. Iniziamo piantando un Giardino di Speranza già oggi, il 9 novembre 2015 nel Jardine Marcotte di Parigi, insieme a AMAP Ile de France Network e a Cultures en Herbes, come un piccolo passo concreto verso una nuova cittadinanza planetaria. Attraverso piccoli passi con impatto significativo intrapresi da milioni di persone consapevoli del loro potere quando agiscono in risonanza, armonia e unità, continueremo a piantare dovunque giardini di speranza, disseminando i semi del cambiamento, prendendoci cura l’un l’altro e del Pianeta, verso una nuova cittadinanza planetaria.
10. Siamo membri della Comunità della Terra nella quale ogni specie, ogni persona, e ogni cultura hanno un valore intrinseco e il diritto al sostentamento
Creeremo una Democrazia della Terra in questa vibrante e munifica Terra- Terra Viva- che riconosce il valore intrinseco di ogni specie e di ogni persona. Poiché ogni persona e ogni specie sono per loro stessa natura diverse, bisogna considerare la diversità non come qualcosa da tollerare, ma come qualcosa da celebrare come condizione essenziale della nostra esistenza. E tutti gli organismi viventi, compresi gli esseri umani, hanno il diritto naturale di condividere la ricchezza della natura per ricavarne sostentamento: suolo, cibo, acqua, spazio ecologico e libertà di evoluzione.
Stipuliamo il patto di vivere con coscienza come Cittadini della Terra riconoscendo che la Comunità terrestre include tutte le specie e tutte le persone nella loro ricca e vibrante diversità. I diritti di Madre Terra e i diritti umani non sono separati l’uno dall’altro e sono un indivisibile continuum. La violenza alla terra e l’ingiustizia verso l’umanità fanno parte dello stesso processo. La sostenibilità non può essere separata dalla giustizia, dai diritti umani e dalla pace. Continueremo a disseminare i semi del cambiamento costruendo economie vive e democrazie vive, che porteranno a una nuova Democrazia della Terra basata sulla giustizia, la dignità, la sostenibilità e la pace.
Per sottoscrivere il Patto firma qui.