Navdanya International ha preso parte alla conferenza annuale di Oxford sull’agricoltura reale, che si è tenuta dal 7 al 13 gennaio scorsi. La conferenza, che negli anni precedenti si teneva abitualmente nel Regno Unito, ha visto, nell’edizione online di quest’anno, la partecipazione di molteplici movimenti e operatori del settore agroalimentare e agricolo da tutto il mondo: agricoltori, attivisti, responsabili politici e organizzazioni, che hanno discusso di diverse tematiche relative allo stato dei sistemi agricoli agroecologici, biologici e indigeni a livello globale.
Nel giorno di apertura della conferenza, la presidente di Navdanya International, Vandana Shiva è intervenuta a fianco dell’autore e consigliere senior dell’IATP Timothy A. Wise e Mariam Mayet, responsabile del Centro Africano per la Biodiversità, in una sessione dal titolo “Economie ed ecologie neocoloniali, piccoli agricoltori e shock multipli in Africa: Come affrontare le false soluzioni sul cammino verso la decolonizzazione“. La sessione, moderata da Barbara Ntambirweki, si è incentrata sui modi in cui la colonizzazione ha storicamente avuto luogo in Africa e in Asia, e su come l’agricoltura industriale moderna segua le orme di questa eredità coloniale. Vandana Shiva ha spiegato: ” L’agricoltura reale è sotto grave minaccia e tutti noi dobbiamo essere uniti per difendere gli agricoltori reali, l’agricoltura reale, il cibo reale, perché si tratta di un imperativo essenziale per la sopravvivenza. Il colonialismo del passato e il colonialismo del presente seguono lo stesso schema. I miei fratelli contadini in India, che hanno bloccato Delhi per più di un mese, sono ora in lotta per la sopravvivenza. Analogamente, contro la prima ondata di colonialismo in India i contadini e le donne si opposero all’estrazione e all’esportazione delle loro risorse e alla carestia causata dalla mancanza di accesso ai raccolti che stavano coltivando per il mercato coloniale. L’ondata della globalizzazione che è seguita negli anni ’90 è ciò che io definisco ricolonizzazione, che attraverso gli aggiustamenti strutturali della Banca Mondiale, gli accordi del GATT e della OMC sull’agricoltura, l’accordo sui diritti di proprietà legati al commercio, i brevetti sulle sementi, hanno sostanzialmente reso il cibo industriale l’unica alternativa legale”. I relatori hanno sottolineato come questo progetto coloniale non sarà più tollerato, e come i movimenti verso la sovranità alimentare devono unirsi per proteggere il cibo reale e i piccoli agricoltori.
La direttrice di Navdanya International, Ruchi Shroff, ha presieduto la sessione “I sistemi sementieri degli agricoltori in America Latina: una prospettiva dalla terra“. Il panel ha visto la partecipazione dei partner di Navdanya International, Custodi dei semi dell’America Latina, ovvero: Javier Carrera fondatore della Red de Guardianes de Semillas ecuadoriana; Alba Portillo fondatrice e coordinatrice della Red de Guardianes de Semillas de Vida colombiana; Valentina Vives coordinatrice e membro del consiglio di amministrazione della Cooperativa Semillas Austral del Cile; e Katiussa Veiga di Ecotambo, una rete agroecologica boliviana. I relatori hanno descritto come l’avanzare della globalizzazione e dell’industrializzazione abbia imposto una profonda perdita culturale attraverso un sistema alimentare non adattato ai bisogni locali, la contaminazione dei semi e i meccanismi estrattivi. I relatori hanno illustrato il loro lavoro di resistenza a fianco delle comunità locali per la costruzione e l’espansione di sistemi alimentari rigenerativi che nascono dalla conservazione dei semi tradizionali e delle conoscenze ancestrali. La discussione ha messo in luce la ricchezza dell’esperienza di sperimentazione e rinascita delle economie di reciprocità, delle banche di semi viventi diffuse, dell’educazione e dell’azione politica organizzata che stanno operando per assicurare il cibo e la sovranità nei rispettivi paesi. Inoltre, la sessione ha portato una voce di speranza per i molteplici aspetti in cui le comunità latinoamericane stanno lavorando in tandem per resistere alle infinite minacce contenute nelle leggi e nei regolamenti a favore dell’agricoltura industriale.
Infine, Ruchi Shroff ha partecipato come relatrice alla sessione “L’esportazione delle soluzioni tecnologiche rapide, il colonialismo e la resistenza“, insieme a Neth Daño – co-direttrice esecutiva di ETC Group e direttrice di ETC Group zona Asia-Pacifico; Patrick Mulvany – membro del Food Ethics Council (Consiglio di etica alimentare) e ricercatore onorario del CAWR; Saurabh Arora – docente senior presso l’Unità di ricerca per le politiche applicate alla scienza dell’Università del Sussex che ha coordinato l’incontro. I relatori hanno evidenziato come l’idealizzazione della tecnologia come unico strumento con cui risolvere le nostre attuali crisi convergenti venga giustificata dalla narrazione secondo la quale l’Africa, l’America Latina e l’Asia sarebbero “arretrate” a causa dell’insufficiente accesso alle nuove tecnologie, delle scarse infrastrutture nazionali, semi di scarsa qualità e pratiche arcaiche e inefficienti. Ironicamente, di fronte all’evidente fallimento dell’attuale sistema alimentare globalizzato dominante, sono proprio coloro i quali in prima istanza hanno provocato questa crisi, le multinazionali della filiera agroalimentare e le strutture di potere ad essa correlate, che cercano di venderci la soluzione. La tecnologia e l’industrializzazione sono quindi imposte con forza da un nesso strategico tra istituzioni internazionali, multinazionali dell’agribusiness e delle biotecnologie, centri di ricerca, governi, strumenti della finanza e filantrocapitalisti, senza alcuna considerazione del possibile impatto. Ciò che queste imposizioni e narrazioni aggressive compiono in realtà è di spogliare le comunità dei propri diritti, dei propri territori e della propria diversità, e di accumulare profitti da ciò che è stato rubato e smantellato. L’economia globale contemporanea si basa sulla rivisitazione di questo processo di colonizzazione, che serve ad aprire nuovi mercati di profitto e di potere. Così, in sostanza, i colonizzatori finiscono per definire la narrazione storica e la sua giustificazione, e per scrivere le regole e le leggi utili a legittimare il saccheggio di terre, risorse e ricchezze perpetrato contro le comunità. Queste narrative modellano poi il modo in cui parliamo dei problemi e delle soluzioni, azzerando la complessità e sistemi di pensiero alternativi, lasciandoci con la tecnologia come unico sistema immaginabile per risolvere i problemi che proprio lo stesso processo ha creato. Relativamente all’alimentazione e all’agricoltura, Ruchi Shroff ha spiegato come: “In un mondo in cui il nostro ambiente sta diventando sempre più artificiale, l’alimentazione e l’agricoltura sono una delle ultime frontiere che non devono essere cooptate attraverso queste false soluzioni. Soprattutto perché sappiamo che l’agroecologia, la sovranità alimentare e la diversità possono costituire delle vere soluzioni alle molteplici crisi che l’umanità sta affrontando.”
Translation: Elisa Catalini, Navdanya International Team