Home > Notizie > i nostri articoli > Il valore del selvatico: nella natura e nel nostro cibo

Di Vandana Shiva – The Ecologist, 24 gennaio 2020 | Fonte

Vandana Shiva sostiene che l’agroecologia detenga la chiave per risolvere la crisi climatica e ecologica con giustizia e equità.

Il recente articolo di George Monbiot, “Il cibo creato in laboratorio presto distruggerà l’agricoltura- e salverà il pianeta” (Lab-grown food will soon destroy farming – and save the planet), mi ha particolarmente colpito come una visione distopica del futuro, dove le persone che lavorano la terra non esistono, mentre le persone mangiano cibo “finto”, prodotto partendo da microbi, da giganti industriali.

Monbiot conclude il suo articolo: “Il cibo prodotto ‘senza agricoltura’ ci permetterà di restituire vaste aree di terra e mare alla natura, permettendo il rinselvatichimento e la cattura di anidride carbonica su grandissima scala. Il cibo prodotto ‘senza agricoltura’ offre speranza dove non vi era. Presto saremo capaci di nutrire il mondo senza divorarlo”.

Mi viene subito in mente la famosa frase di Einstein, che avvisò: “Non possiamo risolvere i problemi usando lo stesso modo di pensare che avevamo usato quando li abbiamo creati”.

Esseri ecologici 

La nozione che cibo creato in laboratorio “libero dall’agricoltura” possa salvare il pianeta è semplicemente la continuazione di quello stesso approccio mentale che ci ha portato a dove siamo oggi – l’idea che siamo separati dalla natura e al di fuori di essa.

Questo modello si è sviluppato durante l’età dei combustibili fossili di produzione industriale; è alla base dell’agricoltura industriale che ha distrutto il pianeta, i mezzi di sostentamento degli agricoltori e la nostra salute.

Sfortunatamente, è anche alla base della visione del futuro di cibo e agricoltura di Monbiot – la totale industrializzazione del nostro cibo e delle nostre vite, che è, in base all’aforisma “siamo ciò che mangiamo”, la definitiva industrializzazione degli uomini – l’ultimo passo verso la fine della nostra connessione con la terra e il nostro essere ecologico.

Trasformare “acqua in cibo” è un’eco dei tempi della Seconda guerra mondiale, quando si credeva che i fertilizzanti chimici derivati dai combustibili fossili producessero “pane dall’aria”. Abbiamo, invece, aree morte negli oceani, gas da effetto serra – incluso ossido di azoto che è trenta volte più dannoso della CO2 per l’ambiente – terreni e campi desertificati.

Siamo parte della natura, non separati o al di fuori di essa. Il cibo è ciò che ci connette alla terra, alle sue più diverse creature, incluse le foreste intorno a noi – attraverso le migliaia di miliardi di microrganismi che vivono nel nostro intestino e che mantengono i nostri corpi sani, sia fuori che dentro.

Eredità culturale 

Mangiare è un atto ecologico, non industriale o meccanico.

La trama della vita è la trama del cibo. Non possiamo separare il cibo dalla vita. Allo stesso modo, non possiamo separare noi stessi dalla Terra.

Il problema non è l’agricoltura, ma l’agricoltura industriale. Il modello di cibo come bene di consumo, industriale e derivato da un’intensiva attività a base di combustibili fossili e chimica ha contribuito al 50% delle emissioni di gas effetto serra che stanno causando il disastro climatico e minacciando la sostenibilità dell’agricoltura.

Tale sistema ha causato il 75% della distruzione dei terreni, 75% della distruzione delle risorse d’acqua, e l’inquinamento dei nostri laghi, fiumi e oceani; il 93% della diversità biologica vegetale è stata portata all’estinzione a causa dell’agricoltura industriale.

Inoltre, il 75% delle malattie croniche che ci stanno uccidendo hanno le loro radici nel cibo industriale.

Dando per scontato che questo particolare metodo di agricoltura distorto e violento – che è stato imposto sul mondo da meno di un secolo – è il solo modo con cui l’uomo può coltivare la terra, rivela una totale cecità verso le diverse pratiche di agricoltura, minacciando anche l’eredità culturale di ogni paese del mondo.

Questa appassionata promozione del cibo finto minaccia anche la nostra connessione con la terra, la gioia e la soddisfazione di mangiare cibo prodotto con amore e intelligenza dai contadini, dagli impollinatori, dai microorganismi del suolo.

Essa minaccia il nostro benessere, la nostra salute e la salute del pianeta, spazzando via i piccoli agricoltori che amano la terra e la rigenerano. Considerare il cibo prodotto in laboratorio come la base della nostra alimentazione, ci porta solo più vicini a un’esistenza robotica, non partecipativa, non creativa e ad un tipo di high-tech che nega la creatività della vita intelligente.

Agroecologia 

La parola inglese (e italiana) agricoltura deriva dalla combinazione delle parole latine agrum (da ager, campo, fattoria, terra, terreno) e cultura (cura, crescere, coltivazione) che diventa agricultura (agricoltura, coltivazione e etimologicamente amore/cura per la terra).

L’agricoltura reale è collaborazione con la natura, nei modi e tempi della natura che sono le leggi dell’ecologia. Il cibo reale è un prodotto dell’economia della cura per la terra.

Protegge la vita di tutte le creature sulla terra e nutre anche la nostra salute e il nostro benessere.

“Politiche di agricoltura consapevole” non solo esistono ma sono anche praticate oggi in giro per il mondo. L’agroecologia, che abbraccia principi ecologici comuni – tra le tante, l’agricoltura organica, la permacultura, piuttosto che quella biodinamica e rigenerativa – sono state riconosciute come il metodo più efficace, sostenibile e equo di coltivare la terra capace di risolvere anche ai problemi contemporanei della nutrizione globale nell’era della crisi climatica.

Purtroppo interessi e monopoli privati dell’agro-business accompagnati da apatia governativa, hanno impedito che l’agroecologia diventasse il metodo sostenibile principale di produrre cibo.

A Navdanya coltiviamo cibo sano conservando la biodiversità attraverso un numero abbondante di impollinatori e la florida sostanza organica del nostro terreno che cattura anidride carbonica e nitrati.

Controllo delle multinazionali 

Siamo sull’orlo di un precipizio, di un’emergenza sanitaria planetaria, e di una crisi per i mezzi di sostentamento degli agricoltori.

Il “cibo finto” accelererà la corsa verso il collasso promuovendo la visione industriale del cibo e della vita, insieme all’illusione di poter vivere fuori i processi ecologici della natura. Distruggerà ancor più la catena di distribuzione del cibo e accrescerà il controllo delle multinazionali su cibo e salute.

Il cibo vero ci dà l’opportunità di rigenerare la terra, la nostra salute, le nostre economie del cibo e le culture ad esso legate attraverso un’agricoltura reale che ama la Terra e le persone.

Attraverso il cibo vero possiamo decolonizzare le nostre culture del cibo e le nostre coscienze. Possiamo ora ricordare che il cibo è vita e ci dà la vita. Il cibo è la “moneta della vita”.

La speranza risiede non nella ricerca di un sistema nutrizionale industrializzato e ad alta tecnologia, distorto e senza vita, basato su cibo finto creato in laboratorio, ma nel ritornare ad essere Cittadini della Terra e nel diventare di nuovo parte dei suoi cicli vitali, e sì, rinaturalizzando la terra, il nostro cibo e i nostri corpi.


Translation kindly provided by Eleonora Monaci