1 Cos’è il glifosato e perché dovrebbe preoccuparci?
Il glifosato è il principio attivo dei principali erbicidi utilizzati in agricoltura. Dal 1974 negli Stati Uniti, sono stati utilizzati più di 1.6 miliardi di kilogrammi di principio attivo del glifosato, vale a dire il 19% dell’uso globale stimato di glifosato (8.6 miliardi di kilogrammi). A livello globale, l’uso di glifosato è aumentato di circa 15 volte a partire dall’introduzione, nel 1996, delle cosiddette “Roundup Ready”, colture geneticamente modificate in grado di tollerare il glifosato. Un report del 2011 dell’EPA statunitense stima che l’ammontare di pesticidi utilizzati a livello mondiale nel 2006 e 2007 sia approssimativamente di 5.2 miliardi di libbre. Secondo uno studio del 2013 di Enserink et al., l’Europa è uno dei più grandi consumatori mondiali di pesticidi.
Maggiori informazioni sul glifosato nel mondo
2 Gli erbicidi vengono utilizzati sui campi per colpire le erbacce ma influiscono sui nostri alimenti?
La risposta è sì. I pesticidi, infatti, possono rimanere nei terreni per anni, e disperdersi gradualmente in modi differenti fino a grandi distanze, comportando la contaminazione anche di contesti non direttamente esposti come quelli delle risorse idriche, dell’alto mare o delle regioni d’alta montagna. Di conseguenza, il nostro pianeta è pregno di questi componenti, con conseguenze sconosciute per la qualità dell’ambiente e per la salute umana. Per quanto riguarda la contaminazione ambientale, solo una piccola parte dei pesticidi applicati arriva a raggiungere gli organismi da colpire (erbacce, insetti, funghi, batteri), mentre il resto va a finire nel terreno o sulle colture, da dove i pesticidi possono diffondersi ad altri settori ambientali o entrare nella catena alimentare. Maggiori informazioni sulla contaminazione da pesticidi.
Come sostiene la Professoressa Violette Geissen “non sappiamo esattamente quanta parte dei pesticidi vada a finire nella nostra atmosfera o come i loro componenti influiscano sulle acque di superficie, la vita acquatica o la salute umana. Più del 60 percento delle superfici dei terreni nell’UE, contengono residui di pesticidi, il 45 % dei quali risultati positivi al glifosato e i suoi metaboliti”. (Video).
3 In che misura il glifosato influisce sul nostro cibo, il nostro ambiente, la nostra salute?
L’ultimo Relatore Speciale dell’ONU sul Diritto al Cibo fa riferimento a ricerche che mostrano come i pesticidi siano responsabili di circa 200,000 morti da avvelenamento acuto ogni anno. La sua presenza nel cibo dedicato al consumo umano e animale è ubiquitario. Gli studi epidemiologici hanno rilevato una forte correlazione con l’aumento dell’incidenza di un grande numero di malattie croniche.
Queste sostanze alterano il sistema endocrino. Un’esposizione prolungata è correlata all’insorgere del cancro- in particolare il linfoma Non-Hodgkin, le patologie dell’Alzheimer e del Parkinson, malattie renali ed epatiche, disordini ormonali, problemi di crescita e apprendimento nei neonati e nei bambini, infertilità maschile e femminile, genotossicità, tra cui disordini neurologici quali la perdita di memoria, compromissione della vista e/o della coordinazione motoria, perdita d’equilibrio, stordimento. Un altro dei possibili effetti dovuti all’esposizione è l’insorgenza di asma e allergie.
Gli agricoltori, i lavoratori agricoli, le comunità che vivono nei pressi delle piantagioni, le comunità indigene, le donne in gravidanza e i bambini sono particolarmente vulnerabili all’esposizione ai pesticidi. In un recente caso, alcuni impiegati di aziende produttrici di colture ogm che si sono ammalati, hanno riportato le proprie esperienze al Governo portoricano.
L’esposizione umana a queste sostanze tossiche è diffusa e ubiquitaria:
- Il glifosato, la sostanza chimica tossica delle Roundup, è stato rinvenuto nel 100% dei vini californiani testati. L’uso di glifosato è talmente diffuso che attualmente si rinviene anche in alimenti che non vi sono stati sottoposti direttamente, come nell’uva utilizzata per produrre vino biologico.
- Nel 2016, in Germania, sono state trovate tracce di glifosato in 14 dei marchi di birra più popolari, con livelli che spaziavano dagli 0.46 ai 29.74.microgrammi per litro .
- 14 donne in stato di gravidanza in Italia sono risultate positive al glifosato dalle analisi delle urine, nonostante l’esser state particolarmente attente alla qualità del cibo consumato.
- Il glifosato è stato intercettato nel 44% dei 180 campioni di urine prelevati da cittadini Europei di 18 paesi diversi.
- Tracce di glifosato sono state trovate nell’urina di 48 Eurodeputati di 13 differenti paesi dell’UE che hanno preso parte volontariamente ad un test generale. Tutte le tracce risultavano di un valore di 17 volte superiore a quello previsto dalla norma europea sull’acqua potabile (0.1 microgrammi/litro).
4 Ma la quantità di queste sostanze chimiche diffuse nell’ambiente non si trova al di sotto dei livelli di sicurezza stabiliti dalla legge?
Come afferma Andre Leu, il Presidente dell’IFOAM, nel suo “Myth of safe Pesticides” (Il Mito della Sicurezza dei Pesticidi): “Finché l’uso di pesticidi non sarà regolato sulla base dell’attuale e pubblicata scienza consolidata, non sussiste alcuna base scientifica sulla quale fondare la credenza che i livelli residui presenti nei nostri alimenti e nell’ambiente siano sicuri”.
Le “buone pratiche agricole” non sono sufficienti per rassicurare i consumatori riguardo i residui dei numerosi pesticidi tossici negli alimenti, contrariamente a quanto sia l’industria sia i governi stanno attualmente tentando di promuovere. Importanti studi internazionali, quali il report US President’s Cancer Panel del 2010 (Commissione sul cancro del Presidente degli Stati Uniti), il report IAASTD, lo State of Science of Endocrine Disrupting Chemicals (Stato della scienza sugli interferenti endocrini) del 2012, L’Environmental Program (Programma ambientale) delle Nazioni Unite, il report Millenium Ecosystem Assessment Synthesis (La sintesi di valutazione Millenium sugli ecosistemi) insieme a molti altri studi pubblicati da ricercatori scientifici hanno sollevato la questione delle sostanze
chimiche utilizzate in agricoltura come fattori contribuenti al deterioramento ambientale e nocivi alla salute umana per via delle sostanze tossiche rilasciate nell’ambiente sia nel lungo che nel breve periodo. La componente scientifica che mostra come le sostanze chimiche utilizzate in agricoltura siano responsabili di gravi perdite per la biodiversità così come di problemi ambientali è in continua crescita.
Video: El costo humano de los agrotóxicos – por Pablo Ernesto Piovano (Subtitulado: inglés) di Pablo Ernesto Piovano su Vimeo.
5 I pesticidi sono effettivamente pericolosi, ma sono necessari per incrementare la produzione al fine di riuscire a sfamare il mondo?
Esperti dell’ONU hanno affermato che il fatto che i pesticidi siano indispensabili per riuscire a sfamare la popolazione mondiale sia un mito. “Un uso eccessivo di pesticidi è molto dannoso per la salute umana e per l’ambiente, ed è fuorviante sostenere che siano vitali nell’assicurare la sicurezza alimentare”, hanno affermato in una dichiarazione congiunta al Consiglio per i Diritti Umani di Ginevra il 7 marzo 2017 il Relatore Speciale sul diritto al cibo, Hilal Elver e il Relatore Speciale sulle Sostanze tossiche, Baskut Tuncak. La Crop Protection Association, un gruppo di lobbying che rappresenta l’industria agro-chimica da 50 miliardi di $, ha controbattuto al rapporto con la sua standard nonché falsa pretesa che i pesticidi “giocano un ruolo centrale nell’assicurare il nostro accesso ad un approvvigionamento alimentare sano, sicuro, accessibile ed affidabile”. Tuttavia, Elver ha riconfermato in un’intervista con il The Guardian: “è un mito. Un maggiore utilizzo di pesticidi non ha nulla a che fare con lo sbarazzarsi della fame. Secondo quanto sostenuto dalla FAO, ad oggi siamo in grado di sfamare 9 miliardi di persone. La produzione sta certamente aumentando, ma i problemi principali sono quello della povertà, dell’ineguaglianza e della distribuzione”.
A livello globale, le piccole aziende agricole producono il 70% del cibo che utilizziamo, usando solo il 25% dei terreni, mentre le aziende industriali- secondo la Conferenza Tecnica Internazionale sulle Risorse Genetiche Vegetali della FAO tenutasi a Leipzig (1995)- producono solo il 30% del cibo, usando il 75% dei terreni, distruggendo il 75% delle terre, dell’acqua, della biodiversità ed emettendo il 50% dei Gas serra che stanno inquinando l’atmosfera e destabilizzando il clima. L’industria agricola produce materie prime per l’energia, non cibo. Il 90% del mais e della soia coltivati nel mondo sono destinati alla produzione di Biofuel e mangimi per animali. I costi di produzione nei sistemi di agricoltura chimica ed industriale sono più elevati del valore stesso degli output. Senza il supporto di immensi sussidi, non possono sopravvivere.
I dati scientifici mostrano che le piccole aziende agricole al momento sono più produttive delle grandi aziende:
- L’ International Assessment of Agriculture Knowledge, Science and Technology (IAASTD) ha chiaramente dimostrato che i piccoli produttori agro-ecologici sono più produttivi.
- L’ UNCTAD Trade and Environment Review 2013 intitolata “Wake up Before it is Too Late” sottolinea che è necessario un cambio di rotta dall’intensificazione dell’uso di sostanze chimiche all’intensificazione dell’uso di tecniche ecologiche.
- Il Programma delle Nazioni Unite “Preventing Future Famines” mostra come le piccole aziende ecologiche aumentino la produttività tramite il ricorso a tecniche ecologiche.
- Lancet, una delle riviste mediche più accreditate, ha riconosciuto che solo le piccole aziende agricole possiedono la diversità, la quale è essenziale per la salute.
- I report di Navdanya sulla produttività basata sulla biodiversità e sulla “Salute per Acro” mostrano come aziende agricole piccole e bio-diversificate producano più cibo e nutrimento delle monocolture che utilizzano sostanze chimiche.
6 E per quanto riguarda le normative? Si può fare ricorso al principio precauzionale Europeo per proteggere consumatori e lavoratori?
L’applicazione del principio precauzionale è ostacolata sia dalla mancanza di volontà politica, sia dall’ampio ventaglio di interpretazioni ad esso attribuite. Uno studio ha identificato ben 14 differenti formulazioni del principio nelle dichiarazioni contenute nei trattati e non. Una delle difficoltà nell’applicare il principio nell’ambito del moderno policy-making è che spesso vige un irriducibile conflitto tra i differenti interessi, al punto che il dibattito coinvolge necessariamente la politica.
In uno studio recente “Towards a better pesticide policy for the European Union” (Per una migliore politica comune sui pesticidi nell’Unione Europea), gli scienziati sostengono la debolezza delle correnti valutazioni sui rischi ambientali dei pesticidi. Le politiche relative ai pesticidi vengono altamente criticate per loro relativa inefficienza. Per esempio, la messa al bando di un pesticida non comporta automaticamente che venga completamente rimosso dal mercato. Secondo Pesticides Action Network, le autorizzazioni eccezionali per l’utilizzo speciale di pesticidi vietati sono aumentate di cinque volte nell’arco di quattro anni (2006-2010). Con 74 pesticidi vietati che hanno ottenuto autorizzazioni eccezionali per l’utilizzo, la Francia è stata nominata la “European backdoor champion” (campione europeo di rientri dalla porta posteriore) nel 2010, seguita dalla Grecia (54), il Portogallo (31) e la Germania (24). In tutta Europa, il livello di contaminazione da pesticidi non è diminuita di livelli sostanziali nonostante gli sforzi di vari Stati Membri di raggiungere gli obiettivi di rilevanti direttive come la EU-Water Framework Directive (Direttiva sulle acque) 2000/60/EC e la EU-Directive 2009/128/ EC per l’utilizzo sostenibile di pesticidi. Sfortunatamente anche l’impatto della valutazione post-autorizzazione sull’impatto dei pesticidi è debole. Ciò è particolarmente vero per la descrizione dei processi di degradazione dei terreni ad opera dei pesticidi. Questo punto di vista è condiviso dall’ Agenzia europea per l’ambiente (EEA), la quale, sulla base di casi di studio storici, sottolinea che le prime avvisaglie furono ignorate o messe da parte finché il danno alla salute e all’ambiente non è divenuto inevitabile.
7 Quindi non possiamo fidarci al 100% del lavoro delle Agenzie di Regolamentazione?
Le procedure istituzionali di valutazione del rischio sono altamente criticate dagli scienziati indipendenti poiché, nella maggior parte dei casi, le analisi si concentrano sul singolo principio attivo, senza prendere in considerazione il cosiddetto “effetto cocktail”. La stessa definizione di “livello di sicurezza” è controversa. Diversi studi indipendenti sottolineano che l’esposizione può presentarsi come episodica ma ripetitiva e a più di una sostanza contemporaneamente.
Inoltre, il lavoro delle agenzie di regolamentazione deve essere tenuto costantemente sotto controllo poiché vi è un elevato rischio che sorgano conflitti d’interessi. Ad esempio, le ricerche condotte dalle industrie, hanno a lungo sostenuto che le RoundUp (il prodotto a base di glifosato, fiore all’occhiello della Monsanto) fossero relativamente sicure.
Un caso affrontato dalla corte federale a San Francisco ha messo a dura prova tale conclusione, basandosi sui risultati ottenuti dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’ Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) la quale lo ha dichiarato “probabilmente cancerogeno per gli esseri umani”. I documenti della Corte includevano anche le email private tra la compagnia e la Environmental Protection Agency (Agenzia di protezione ambientale) (EPA) statunitense. I documenti portavano alla luce che la Monsanto aveva scritto di propria mano una ricerca che fu poi attribuita a degli accademici, e indicavano che un alto ufficiale dell’EPA si fosse adoperato per offuscare una ricerca sul glifosato. È inoltre emerso che la Monsanto fosse al corrente della genotossicità del glifosato già dal 1984. La “Guerra alla Scienza” da parte della Monsanto è stata esposta in un’ampia inchiesta pubblicata da Le Monde.
In Europa, la valutazione dei rischi sul glifosato rilasciata dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) e dall’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA), la quale ha dichiarato che il glifosato non è un prodotto cancerogeno per gli esseri umani, è stata pesantemente criticata da scienziati indipendenti, avvocati ed ONG. Secondo un’indagine condotta dal Corporate Europe Observatory “quasi il 60% degli esperti dell’EFSA, ha interessi diretti e/o indiretti nei confronti delle compagnie i cui prodotti erano sotto valutazione da parte dell’Autorità” nel 2013.
In risposta alle rivelazioni emerse nei “Monsanto Papers”, un gruppo di Eurodeputati ha espresso la propria preoccupazione alla Commissione europea riguardo gli studi utilizzati nelle valutazioni dell’UE sulla sicurezza del glifosato e ha fatto richiesta di procedere ad un’accurata indagine su tali rivelazioni. Nel Settembre 2017, ai lobbisti della Monsanto fu vietato l’accesso al Parlamento Europeo dopo che la multinazionale aveva rifiutato di prendere parte a un’udienza parlamentare con oggetto accuse di interferenza normativa. Nell’Ottobre 2017, un dibattito tra le commissioni ENVI/AGRI ha fatto ancora più chiarezza sulle attuali preoccupazioni riguardo gli espedienti utilizzati, i conflitti di interesse, le interferenze e la pressione da parte delle aziende; ha inoltre fornito un’immagine molto chiara dei tentativi strategici messi in atto dalle aziende per controllare, manipolare e raggirare, i quali hanno caratterizzato l’analisi della valutazione dei rischi che ha portato ad una sospensione di 18 mesi dell’autorizzazione all’utilizzo al glifosato in Europa nel 2016.
Il recente Report Speciale dell’ONU ad opera del Relatore Speciale per il Diritto al Cibo, Hilal Elver, ha mostrato che le autorità competenti devono prestare maggiore attenzione alle pressioni provenienti dall’industria agro-chimica, sia in campo scientifico che in campo istituzionale.
8 Quali sono le società che controllano il mercato dei pesticidi?
Il mercato dei pesticidi è controllato da una manciata di società agro-chimiche: Bayer CropScience, Monsanto, BASF, Syngenta, ChemChina, Dow AgroSciences e DuPont, le quali aspirano ad un’ulteriore diminuzione di numero, tramite la pratica della fusione, come nel caso della Dow Chemical, che ha acquistato la Union Carbide, responsabile per il disastro di Bhopal, causa della morte di più di 20.000 persone, e che al momento si sta accorpando con la Dupont (con un accordo da 130 miliardi di dollari), della Syngenta che si sta accorpando con la ChemChina (con un accordo da 43 miliardi di dollari), e della Bayer che si sta accorpando con la Monsanto (con un accordo da 57 miliardi di dollari).
La Commissione Europea ha recentemente aperto un’inchiesta approfondita per valutare la proposta di acquisizione della Monsanto da parte della Bayer, alla luce della normativa europea sulla fusione tra aziende. La Commissione teme che la fusione possa ridurre la competizione in aree quali quella dei pesticidi e dei semi ed avrà tempo fino all’8 Gennaio 2018, per prendere una decisione. Queste fusioni esaspererebbero i problemi causati dall’agricoltura industriale, con ulteriori conseguenze negative per la società, gli agricoltori e i lavoratori agricoli, i consumatori, l’ambiente e la sicurezza alimentare. Se tutti questi accorpamenti fossero approvati dagli organi di controllo, solo tre società rimarrebbero al controllo del 60% dei semi globali e del 70% dei relativi prodotti chimici e pesticidi.
Questa concentrazione di potere rappresenta un “Cartello del Veleno” in un mercato basato sul “Capitale Tossico”, dove i giganti del business fanno pressione sui governi e le istituzioni, per porre sotto attacco qualsiasi normativa che abbia lo scopo di proteggere la salute delle persone e dell’ambiente, o che provasse a danneggiare i loro profitti.
Nel Settembre 2017, Navdanya ha lanciato il Report “The Toxic Story of RoundUp: Freedom from the Poison Cartel through Agroecology” (La storia tossica del Roundup: liberarsi dal cartello dei veleni attraverso l’agroecologia), il quale descrive le origini e la crescita del Cartello dei Veleni e i modi in cui queste enormi società di agro-business guadagnano e mantengono il controllo dei propri imperi, tra l’altro, in collusione con le agenzie governative.
9 Cosa può fare la società civile perchè i governi e le grandi aziende agrochimiche vengano considerate responsabili dei danni causati?
In tutto il mondo, la società civile si sta mobilitando contro l’uso di agenti agrotossici promosso dal Cartello del Veleno. Una tra le più grandi mobilitazioni è stata quella della realizzazione di un tribunale popolare, il Tribunale contro Monsanto, tenutosi all’Aia nell’ottobre 2016, e nel quale testimoni, esperti e avvocati hanno denunciato i danni ambientali e sociali causati direttamente dalla Monsanto, soprattutto in relazione all’impatto sulla salute e sull’ambiente delle Round-Up basate sul glifosato. Il parere legale consultivo dei Giudici, emanato il 18 Aprile 2017, ha confermato che le attività della Monsanto ledono i diritti umani di base, che le vittime delle società multinazionali necessitano di migliori normative di tutela e che le corti internazionali dovrebbero riconoscere l’ecocidio come crimine.
In Europa, i cittadini sono ricorsi ad uno strumento democratico relativamente recente: la ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei), il quale permette di inviare una richiesta formale alla Commissione europea, per presentare un atto legislativo in una delle aree di competenza dell’UE. In meno di cinque mesi, più di un milione di cittadini europei si sono uniti alla ICE per revocare l’autorizzazione all’utilizzo del glifosato in tutti gli stati membri e per riformare le procedure per l’approvazione dei pesticidi in Europa. Nonostante non sia uno strumento “vincolante”, la Commissione Europea è obbligata a rispondere e a sottoporre alla propria attenzione la materia.
Vari Movimenti in tutto il mondo si stanno mobilitando per proteggere la salute e l’ambiente dalle politiche e dalla violenza del Cartello Del Veleno. Nel 2014 lo Sri Lanka è stato il primo stato a proibire il glifosato dopo la pubblicazione di uno studio sulla correlazione tra l’utilizzo di pesticidi a base di glifosato e la Nefrite Insterstiziale Cronica nelle Comunità Agricole-CINAC. Nel 2013, anche El Salvador ha approvato l’emendamento di una Legge che proibisce l’utilizzo di 53 sostanze chimiche, tra le quali il Paraquat, il Glifosato e l’Endosulfan. I movimenti scientifici e per l’ambiente in Costa Rica si stanno oggi mobilitando in una campagna nazionale per “detossificare” le comunità e i luoghi pubblici, che sta portando alla creazione di numerose zone libere da pesticidi.