Negli ultimi anni, le grandi multinazionali dell’agribusiness e delle biotecnologie hanno lavorato per scardinare le normative sugli Ogm. Anche la Commissione Europea ha presentato una proposta per escludere buona parte degli organismi geneticamente modificati attraverso le nuove tecniche di editing genetico dalle normative oggi in vigore, le quali prevedono l’obbligo di tracciabilità, etichettatura e valutazione del rischio per i prodotti dell’ingegneria genetica.

La logica utilizzata per giustificare la deregolamentazione di questa nuova generazione di Ogm si basa sulle dichiarazioni provenienti dall’influente settore delle biotecnologie, secondo cui l’editing genetico è da considerarsi sicuro in quanto capace di imitare i naturali meccanismi di evoluzione genetica e riproduzione della natura (tra cui semi, piante, microrganismi e animali), solo più velocemente.
Come dimostrato da numerosi studi indipendenti, tuttavia, l’editing genetico non è così sicuro o sostenibile come sostiene l’industria: il processo potrebbe indurre mutazioni indesiderate in tutto il genoma della pianta. Questo può influenzare molteplici funzioni geniche con conseguenze sconosciute. Abbiamo già visto come le promesse di sicurezza alimentare, sostenibilità e adattamento ai cambiamenti climatici che hanno giustificato in passato l’utilizzo di prodotti chimici tossici, gli Ogm e l’espansione delle monocolture, siano state altamente disattese e sono ben poche le ragioni per credere che lo scenario sarà diverso per le nuove tecniche di editing genetico. Specialmente se i soggetti da cui sono sostenute sono gli stessi che hanno alimentato un modello agricolo di sfruttamento e disastro ecologico.

L’esclusione di questi prodotti dalle normative sulla tracciabilità, sull’etichettatura e la mancanza di ricerche indipendenti sulla loro sicurezza per la salute, lascerebbe i consumatori e gli agricoltori all’oscuro sul tipo di Ogm rilasciati in natura, sui rischi legati alla loro diffusione e sui danni ecologici che possono causare, violando il principio di precauzione a tutela dei diritti dei cittadini, degli agricoltori e dell’ambiente.

Questa mancanza di trasparenza rappresenta un ulteriore attacco alla sovranità alimentare e favorisce la centralizzazione dei sistemi alimentari a svantaggio dei sistemi locali. L’etichettatura «bio» e quella «No Ogm» rischiano di lasciare il posto a etichette più generiche come «sano» o «sostenibile». La deregolamentazione delle biotecnologie di editing genetico sta aprendo un enorme potenziale di profitto per i maggiori operatori dell’agricoltura globale con le aziende che stanno depositando centinaia di brevetti per rafforzare il controllo sui sistemi alimentari. E’ fondamentale pretendere che gli Ogm vengano etichettati, sottoposti a valutazioni indipendenti e che il loro processo di produzione e diffusione in natura sia regolamentato. Le reali soluzioni risiedono nella creazione di sistemi ecologicamente integrati, basati sulla biodiversità, sulla cura e su una scienza che comprenda e rispetti le interconnessioni tra la vita e la natura.