Home > Notizie > i nostri articoli > Vandana Shiva: siamo un’unica famiglia sulla Terra

Di Vandana Shiva – Articolo tratto dal mensile Terra Nuova Maggio 2020 | Fonte

L’auspicio è che la crisi che stiamo vivendo produca una reazione che abbia la forza per portarci verso un cambiamento radicale di paradigma, verso una deglobalizzazione del sistema alimentare e agricolo. Per tornare a essere tutt’uno con il Pianeta, rigenerando la sua e la nostra salute.

Sì, siamo un’unica famiglia su questo Pianeta, unici ma interconnessi nelle nostre diversità. Come diceva Martin Luther King: «Siamo in una inevitabile rete di mutualità, tutti legati dallo stesso destino. Ogni cosa che tocchi uno direttamente, tocca tutti indirettamente».

Siamo legati anche nella diffusione delle malattie, come il Coronavirus; e ciò accade quando invadiamo la «casa» di altre specie, quando manipoliamo piante o animali per profitto e avidità, quando diffondiamo ovunque le monocolture intensive. Ma possiamo essere un tutt’uno anche nella salute e nel benessere, quando proteggiamo le diversità degli ecosistemi, la loro integrità, l’autopoiesi di tutti gli esseri viventi, incluso l’essere umano.

Le nuove malattie compaiono a causa di un cibo sempre più globalizzato, industriale e privo di nutrienti; a causa di un modello agricolo che invade gli habitat ecologici di altre specie e manipola la vita senza rispetto alcuno per l’integrità e la salute. L’illusione di un Pianeta che, insieme ai suoi abitanti, non sia altro che materiale grezzo da sfruttare per il profitto sta creando proprio quello che ora abbiamo sotto gli occhi: un mondo unito nella malattia.

Visione antropocentrica da superare

L’emergenza legata al Coronavirus è inevitabilmente connessa all’emergenza ecologica dell’estinzione delle specie e ai cambiamenti climatici, situazioni il cui comune denominatore è la visione meccanicistica, militarista e antropocentrica dell’essere umano, che si ritiene separato e superiore rispetto agli altri esseri viventi, che può possedere, manipolare e controllare. Inoltre, alla base c’è anche un modello economico fondato sull’illusione di una crescita senza limiti nutrita da un’avidità senza limiti, che vìola sistematicamente i limiti del Pianeta.

Mano a mano che le foreste vengono distrutte e trasformate in monocolture intensive per produrre alimenti senza vita, mano a mano che la nostra alimentazione si infarcisce di chimica tossica e di cibi ingegnerizzati in laboratorio, ecco che diventiamo «uniti nella malattia».

Dobbiamo deglobalizzare il sistema alimentare

Oggi occorre veramente deglobalizzare il sistema alimentare, perché è quello che spinge sul cambiamento climatico, sulla scomparsa della biodiversità e che causa una perenne emergenza di salute. Occorre una transizione verso la rilocalizzazione dell’agricoltura e della produzione del cibo, perché solo così si garantisce la sopravvivenza delle specie, delle culture e delle economie di base. Ma ci vuole la volontà politica per fare tutto ciò.

Ed è proprio la biodiversità delle foreste, delle fattorie, del cibo e del microbiota a rendere il Pianeta, l’uomo e tutti gli esseri viventi più sani, più resilienti e più resistenti.

I costi delle nuove malattie

Non dobbiamo poi dimenticare gli altissimi costi sociali e sanitari delle malattie croniche, aumentate in maniera esponenziale negli ultimi vent’anni a causa anche della globalizzazione del cibo e dell’agricoltura.

Può, di fatto, la salute oggi essere ancora definita un diritto?
Ebbene, deve tornare a esserlo. I governi devono garantire biosicurezza e tutela del nostro cibo, basta con le pressioni e le influenze dell’industria che vuole persino eliminare le evidenze scientifiche del danno che sta provocando e ha provocato. Va potenziata la ricerca indipendente e vanno fermati i tentativi di deregolamentare settori strategici per la salute nostra e del Pianeta. Pensiamo solo ai potenziali pericoli delle tecniche di gene editing e ai «nuovi» Ogm che si portano dietro.

La risposta alla crisi generata dal Coronavirus deve diventare la premessa per il blocco di quei processi che stanno distruggendo la salute nostra e del Pianeta. È tempo che i governi smettano di usare il denaro delle nostre tasse per alimentare un sistema che ci danneggia. Le multinazionali dovrebbero essere perseguite per i danni che hanno cagionato e dovrebbe esser loro impedito di continuare a generare danno: le loro colpe oggi sono sotto gli occhi di tutti.

La salute è un bene comune e i governi devono proteggerla, anche mettendo un freno alle privatizzazioni.

La salute è un percorso senza soluzione di continuità dal suolo ai vegetali, fino al nostro organismo, e l’agricoltura globalizzata e industriale non è altro che un meccanismo che genera fame e malattia, per di più sostenuto anche dai sussidi che non sono altro che i soldi delle popolazioni sulle quali ricadono i costi di chi danneggia e anche dei danni. Ecco perché l’agricoltura biologica e naturale, libera dalla chimica tossica, deve essere parte integrante di una rigenerazione della salute pubblica.

«Namasté», auspicio e saluto

Voglio concludere proponendo un concetto profondo che viene dalla cultura indiana e che trova la sua espressione nel saluto «namasté», che ormai potrebbe essere inteso come un auspicio, questo sì globale, in questi tempi di emergenza.

Namasté significa «non separazione», profonda unità, qualcosa che ci connette tutti. Significa «mi inchino al divino che è in te», significa un’interconnessione in cui tutti siamo parte di questo sacro universo ovunque permeato di divinità a beneficio di tutti, nessuno escluso. È questa la consapevolezza dell’Unità, dell’essere Uno, che dobbiamo coltivare di questi tempi.

Non permettiamo che l’isolamento sociale, richiesto nel momento dell’emergenza, divenga uno schema permanente di separazione, di distruzione delle comunità e della coesione sociale. Il futuro, ricordiamolo ancora, dipende dalla nostra capacità di essere Uno. Non dobbiamo permettere che le misure adottate oggi si cementino in un clima di paura e isolamento. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, così come abbiamo bisogno della Terra, per essere resilienti e per rigenerare la salute e il benessere nel mondo che verrà subito dopo il virus.

Abbiamo, dunque, una nuova opportunità per cambiare paradigma, per lasciarci dietro le spalle l’età del meccanicismo, dell’avidità e della sofferenza ed entrare nell’era di Gaia, nell’era di una civiltà fondata sulla consapevolezza che siamo un’unica famiglia sulla Terra.


Questo contenuto è disponibile anche in: Inglese, Spagnolo, Francese, Tedesco, Portoghese, Brasile, Catalano
Array
(
    [en] => Array
        (
            [code] => en
            [id] => 1
            [native_name] => English
            [major] => 1
            [active] => 0
            [default_locale] => en_US
            [encode_url] => 0
            [tag] => en
            [missing] => 0
            [translated_name] => Inglese
            [url] => https://navdanyainternational.org/one-planet-one-health-connected-through-biodiversity/
            [country_flag_url] => https://navdanyainternational.org/wp-content/plugins/sitepress-multilingual-cms/res/flags/en.png
            [language_code] => en
        )

    [it] => Array
        (
            [code] => it
            [id] => 27
            [native_name] => Italiano
            [major] => 1
            [active] => 1
            [default_locale] => it_IT
            [encode_url] => 0
            [tag] => it
            [missing] => 0
            [translated_name] => Italiano
            [url] => https://navdanyainternational.org/it/sistema-malato-la-lezione-del-coronavirus/
            [country_flag_url] => https://navdanyainternational.org/wp-content/plugins/sitepress-multilingual-cms/res/flags/it.png
            [language_code] => it
        )

    [es] => Array
        (
            [code] => es
            [id] => 2
            [native_name] => Español
            [major] => 1
            [active] => 0
            [default_locale] => es_ES
            [encode_url] => 0
            [tag] => es
            [missing] => 0
            [translated_name] => Spagnolo
            [url] => https://navdanyainternational.org/es/vandana-shiva-sobre-el-coronavirus/
            [country_flag_url] => https://navdanyainternational.org/wp-content/plugins/sitepress-multilingual-cms/res/flags/es.png
            [language_code] => es
        )

    [fr] => Array
        (
            [code] => fr
            [id] => 4
            [native_name] => Français
            [major] => 1
            [active] => 0
            [default_locale] => fr_FR
            [encode_url] => 0
            [tag] => fr
            [missing] => 0
            [translated_name] => Francese
            [url] => https://navdanyainternational.org/fr/une-planete-une-sante-lies-par-la-biodiversite/
            [country_flag_url] => https://navdanyainternational.org/wp-content/plugins/sitepress-multilingual-cms/res/flags/fr.png
            [language_code] => fr
        )

    [de] => Array
        (
            [code] => de
            [id] => 3
            [native_name] => Deutsch
            [major] => 1
            [active] => 0
            [default_locale] => de_DE
            [encode_url] => 0
            [tag] => de
            [missing] => 0
            [translated_name] => Tedesco
            [url] => https://navdanyainternational.org/de/ein-planet-eine-gesundheit-verbunden-durch-biodiversitaet/
            [country_flag_url] => https://navdanyainternational.org/wp-content/plugins/sitepress-multilingual-cms/res/flags/de.png
            [language_code] => de
        )

    [pt-br] => Array
        (
            [code] => pt-br
            [id] => 43
            [native_name] => Português
            [major] => 0
            [active] => 0
            [default_locale] => pt_BR
            [encode_url] => 0
            [tag] => pt-br
            [missing] => 0
            [translated_name] => Portoghese, Brasile
            [url] => https://navdanyainternational.org/pt-br/reflexoes-ecologicas-sobre-o-coronavirus/
            [country_flag_url] => https://navdanyainternational.org/wp-content/plugins/sitepress-multilingual-cms/res/flags/pt-br.png
            [language_code] => pt-br
        )

    [el] => Array
        (
            [code] => el
            [id] => 13
            [native_name] => Ελληνικα
            [major] => 0
            [active] => 0
            [default_locale] => el
            [encode_url] => 0
            [tag] => el
            [missing] => 1
            [translated_name] => Greco
            [url] => https://navdanyainternational.org/el/one-planet-one-health-connected-through-biodiversity/
            [country_flag_url] => https://navdanyainternational.org/wp-content/plugins/sitepress-multilingual-cms/res/flags/el.png
            [language_code] => el
        )

    [ca] => Array
        (
            [code] => ca
            [id] => 8
            [native_name] => Català
            [major] => 0
            [active] => 0
            [default_locale] => ca
            [encode_url] => 0
            [tag] => ca
            [missing] => 0
            [translated_name] => Catalano
            [url] => https://navdanyainternational.org/ca/un-planeta-una-salut-connectats-per-la-biodiversitat/
            [country_flag_url] => https://navdanyainternational.org/wp-content/plugins/sitepress-multilingual-cms/res/flags/ca.png
            [language_code] => ca
        )

)

Riflessioni ecologiche sul Coronavirus

Un solo pianeta, una sola salute – Connessi attraverso la biodiversità:

Dalle foreste, alle nostre fattorie e fino al nostro microbioma intestinale

Di Vandana Shiva – Jivad, The Vandana Shiva Blog, 18 marzo 2020 | Fonte

Siamo un’unica Famiglia su un unico pianeta Terra, sana nella nostra diversità e nella nostra interconnessione.

La nostra salute e quella del pianeta sono inseparabili.

Come ci ha ricordato Martin Luther King: “Siamo intrappolati in un’ineludibile rete di reciprocità, legati in un unico tessuto del destino. Ciò che colpisce direttamente uno, colpisce indirettamente tutti gli altri”.

Tutti al mondo siamo connessi attraverso la diffusione di malattie, come il Coronavirus, quando invadiamo la casa di altre specie, manipoliamo piante e animali a scopi commerciali e di avidità, e diffondiamo le monocolture.

Oppure possiamo essere connessi attraverso la salute e il benessere per tutti, proteggendo la diversità degli ecosistemi e proteggendo la biodiversità in generale, l’integrità e l’auto-organizzazione (autopoiesi) di tutti gli esseri viventi, compresi gli esseri umani.

Si creano nuove malattie perché un modello alimentare e agricolo globalizzato, industrializzato e inefficiente sta invadendo l’habitat ecologico di altre specie, mentre manipola animali e piante senza alcun rispetto per la loro integrità e la loro salute. L’illusione della Terra e dei suoi esseri come materia prima da sfruttare a scopo di lucro sta creando un unico mondo, collegato attraverso le malattie.

L’emergenza sanitaria a cui il Coronavirus ci sta risvegliando è collegata all’emergenza dell’estinzione e della scomparsa delle specie, ed è collegata all’emergenza climatica. Tutte le emergenze sono radicate in una visione del mondo meccanicistica, militaristica e antropocentrica dell’uomo come separato e superiore agli altri esseri che possiamo possedere, manipolare e controllare. Essa è anche radicata in un modello economico basato sull’illusione di una crescita senza limiti e di un’avidità senza limiti che viola sistematicamente i confini planetari, così come l’integrità dell’ecosistema e delle specie.

Mentre le foreste vengono distrutte, mentre le nostre aziende agricole diventano monocolture industriali per produrre prodotti tossici e nutrizionalmente poveri, e la nostra dieta si degrada attraverso la lavorazione industriale con prodotti di sintesi e l’ingegneria genetica in laboratorio, diventiamo connessi attraverso le malattie, invece di essere collegati tramite la biodiversità dentro e fuori di noi, attraverso un continuum di salute per mezzo e nella biodiversità.

L’Emergenza Sanitaria richiede un approccio sistemico basato sull’interconnessione

Con l’emergenza sanitaria generata dal Coronavirus dobbiamo guardare ai sistemi che diffondono la malattia e ai sistemi che creano la salute attraverso un approccio olistico e sistemico.

Un approccio sistemico all’assistenza sanitaria in tempi di crisi del Coronavirus non si occuperebbe solo del virus, ma anche di come le nuove epidemie si stanno diffondendo mentre invadiamo le case di altri esseri. Deve anche affrontare le condizioni di comorbilità legate alle malattie croniche non trasmissibili che si stanno diffondendo a causa di un sistema alimentare industriale non sostenibile, antinaturale e malsano.

Come abbiamo scritto nel Manifesto Food For Health della Commissione Internazionale sul Futuro del Cibo, dobbiamo scartare “le politiche e le pratiche che portano al degrado fisico e morale del sistema alimentare, distruggendo la nostra salute e mettendo in pericolo la stabilità ecologica del pianeta, e mettendo in pericolo la sopravvivenza biogenetica della vita sul pianeta”[1].

Dobbiamo ora deglobalizzare il sistema alimentare che sta guidando il cambiamento climatico, la scomparsa di specie e un’emergenza sanitaria sistemica.

I sistemi alimentari globalizzati e industrializzati diffondono le malattie. Le monocolture diffondono le malattie. La deforestazione sta diffondendo malattie.

L’emergenza sanitaria ci costringe a deglobalizzare e, se c’è la volontà politica, possiamo farlo. Rendiamo permanente questa deglobalizzazione, facciamo una transizione verso la localizzazione.

La localizzazione dell’agricoltura e dei sistemi alimentari biodiversi accrescono la salute e riducono l’impatto ecologico. La localizzazione lascia spazio a specie diverse, a culture diverse e a diverse economie locali viventi per prosperare.

La ricchezza della biodiversità nelle nostre foreste, nelle nostre aziende agricole, nel nostro cibo, nel nostro microbioma intestinale rende il pianeta, le sue diverse specie, compresi gli esseri umani, più sano e più resistente ai parassiti e alle malattie.

La Terra è per tutti gli Esseri Viventi, proteggere i diritti della Madre Terra è un imperativo di salute: 

L’invasione nelle foreste e la violazione dell’integrità delle specie stanno diffondendo nuove malattie

Negli ultimi 50 anni, 300 nuovi agenti patogeni sono emersi mentre distruggevamo l’habitat di specie e le manipolavamo per trarne profitto [2].

Secondo l’OMS, il virus Ebola è passato dagli animali selvatici all’uomo: “Il virus si trasmette all’uomo dagli animali selvatici e si diffonde nella popolazione umana attraverso la trasmissione da uomo a uomo” [3].

Come riporta il New Internationalist: “Dal 2014-16, un’epidemia di Ebola senza precedenti ha ucciso più di 11.000 persone in tutta l’Africa occidentale. Ora gli scienziati hanno collegato l’epidemia alla rapida deforestazione” [4].

Come dice il professor John E. Fa della Manchester Metropolitan University,senior research associate del Center for International Forestry Research (CIFOR), “Le malattie emergenti sono legate alle alterazioni ambientali causate dall’uomo. Gli esseri umani sono molto più a contatto con gli animali quando si distrugge una foresta… l’equilibrio che c’è tra animali, virus e batteri, si altera [5].

La malattia della foresta di Kyasanur (KFD) è un virus altamente patogeno che si diffonde dalle scimmie all’uomo attraverso zecche infette, mentre la deforestazione ha ridotto l’habitat forestale delle scimmie. “Il virus KFD è un agente patogeno che esiste da tempo come parte di un ecosistema consolidato nel sud di Kanara. La modificazione da parte dell’uomo di tale ecosistema attraverso la deforestazione ha causato l’insorgenza epidemica della malattia”[6].

 Anche il Coronavirus è arrivato dai pipistrelli. Come dice Sonia Shah: “Quando abbattiamo le foreste in cui vivono i pipistrelli, non se ne vanno e basta: vengono a vivere sugli alberi nei nostri cortili e nelle nostre fattorie”[7].

Il professor Dennis Carroll della Cornell riconosce che, penetrando più a fondo nelle zone ecologiche che prima non occupavamo, creiamo il potenziale per la diffusione delle infezioni[8].

La malattia della “mucca pazza” o encefalopatia spongiforme bovina (BSE), è una malattia infettiva causata da proteine deformate chiamate “prioni” che colpiscono il cervello dei bovini. Le mucche sono state infettate da questa malattia nel momento in cui sono state nutrite con carne di mucche infette. Quando la carne di mucche infette veniva somministrata agli esseri umani, anche loro erano a loro volta infettati dalla CJD. [9] Il prione è un agente auto-infiammatorio, non come un virus o un batterio. Questo dimostra che quando gli animali vengono manipolati e la loro integrità e il loro diritto alla salute vengono violati, possono emergere nuove malattie.

La resistenza agli antibiotici sta crescendo negli esseri umani a causa dell’uso intensivo di sostanze chimiche nelle aziende agricole. Anche i marker di antibiotico-resistenza negli OGM potrebbero contribuire a tale problema, poiché il trasferimento orizzontale dei geni tra specie è un fenomeno scientificamente noto[10]. Per questo motivo abbiamo la scienza della biosicurezza e regolamenti sulla biosicurezza come il protocollo di Cartagena alla Convenzione sulla Biodiversità e le leggi nazionali per la biosicurezza.

Le malattie si stanno spostando dagli animali non umani all’animale umano, mentre distruggiamo l’habitat e le abitazioni delle specie selvatiche. Violiamo l’integrità delle specie proprio come manipoliamo gli animali nelle fattorie e manipoliamo geneticamente le piante attraverso l’ingegneria genetica con promotori virali e marker di resistenza antibiotica.

L’illusione che le piante e gli animali siano macchine per la produzione di materie prime che diventano carburante per il nostro corpo, anch’esso una macchina, ha creato l’agricoltura industriale e il paradigma dell’alimentazione alla base dell’esplosione delle malattie croniche del nostro tempo.

Un sistema alimentare tossico, industrializzato e globalizzato sta portando a un’esplosione di malattie croniche non trasmissibili

Negli ultimi decenni, le malattie croniche non trasmissibili si sono diffuse in modo esponenziale, uccidendo milioni di persone. I sistemi alimentari tossici e industriali sono uno dei principali responsabili delle malattie croniche.

(Fonte)

Quasi 10 milioni di persone muoiono ogni anno di cancro. Una morte su sei nel mondo è dovuta al cancro, il che [11] fa di questa malattia la seconda causa di morte. [12]

Il diabete, un disordine metabolico legato alla dieta, è la settima causa di morte. 1,7 milioni di persone muoiono ogni anno a causa delle complicazioni del diabete che portano alla cecità, all’insufficienza renale, all’infarto, all’ictus e all’amputazione degli arti inferiori [13].

I rischi delle malattie infettive, come il Coronavirus, aumentano di molto se combinati con la comorbilità delle malattie croniche.

Il tasso di letalità del Coronavirus è dell’1,6% [14]. Se si hanno problemi cardiaci, aumenta al 13,2% 

Con il diabete, aumenta al 9,2 % 

Con il cancro, è del 7,6% [15]

Come hanno preso sul serio l’OMS per l’epidemia sul Coronavirus, i governi devono prenderlo altrettanto sul serio per quanto riguarda il cancro.

Lo IARC dell’OMS ha identificato il glifosato prodotto dalla Bayer /Monsanto come probabile agente cancerogeno. Questo consiglio deve essere preso sul serio. L’attacco aziendale allo IARC sta contribuendo all’emergenza sanitaria e deve essere fermato.

Migliaia di casi di cancro legati al glifosato sono stati presentati nei tribunali statunitensi. Nei casi di Johnson Edwin Hardeman, Alva e Alberta Pilliod, i tribunali si sono pronunciati a favore delle vittime del cancro.

I governi devono vietare le sostanze chimiche che portano a danni e devono ritenere il Poison Cartel responsabile per i danni che ha fatto.

Il mio percorso agricolo è iniziato con il genocidio di Bhopal che ha ucciso migliaia di persone quando vi è stata una perdita da uno stabilimento di pesticidi di proprietà della Union Carbide. La Union Carbide è ora Dow, che si è fusa con la Dupont.

Il Poison Cartel che ha creato malattie tossiche spingendo l’agricoltura globalizzata e industrializzata, è anche Big Pharma. Essi, quindi, traggono profitto dalla malattia che diffondono.

La Bayer è una società farmaceutica e una società agrochimica che vende pesticidi tossici. Syngenta, anch’essa un’azienda tossica, come Novartis vende prodotti farmaceutici. Big Pharma sta sfruttando l’emergenza sanitaria per espandere i suoi mercati ed i suoi profitti [16].

La protezione che i governi danno al Poison Cartel deve sparire. Invece, i governi a tutti i livelli devono lavorare con i cittadini e le comunità per creare cibo e agricoltura senza veleni che promuovano la salute delle persone con la stessa forza con cui hanno agito di fronte al Coronavirus [17].  In altre parole, dobbiamo far uscire le sostanze chimiche, che hanno creato un disastro sanitario, dal sistema alimentare. I governi devono seguire i consigli dell’ONU e dell’OMS su tutte le questioni relative alla salute con lo stesso entusiasmo che hanno dimostrato con il Coronavirus.

Il Manifesto Food for Health sintetizza gli alti costi delle nuove malattie croniche che sono cresciute in modo esponenziale negli ultimi due decenni con la globalizzazione dell’alimentazione e dell’agricoltura industriale:

Secondo uno studio del 2012, i costi dei danni causati alla salute umana dall’esposizione a 133 pesticidi, usati in 24 paesi europei nel 2003, risultavano pari ai costi sostenuti per l’acquisto di quasi il 50% della quantità totale di pesticidi usata in quell’anno. Appena 13 sostanze applicate a 3 classi di colture (uva/viti, alberi da frutta, ortaggi) contribuivano al 90% degli impatti complessivi sulla salute, per una perdita di circa 2000 anni di vita (corretti per la disabilità) in Europa ogni anno, con un costo economico annuo stimato in 78 milioni di euro.

Nel 2012, i costi legati all’intossicazione acuta da pesticidi nello Stato del Paranà, in Brasile, erano stimati in 149 milioni di dollari all’anno. Ciò significa che per ogni dollaro speso dallo Stato per l’acquisto di pesticidi, venivano spesi altri 1,28 dollari per i danni da avvelenamento.  

Negli anni ’90, gli Stati Uniti spendevano 8,1 miliardi di dollari in costi ambientali e per la salute pubblica derivanti dall’utilizzo di pesticidi. Ciò significa che, spendendo 4 miliardi di dollari all’anno per i pesticidi, per ogni dollaro speso per l’acquisto di tali sostanze se ne spendevano altri 2 per i costi esternalizzati.  Nel 2005, la spesa per le patologie croniche e gli avvelenamenti da pesticidi negli Stati Uniti era arrivata a 1,1 miliardi di dollari, di cui circa l’80% destinata al cancro. La falsa convenienza della produzione industriale è ben evidente anche nel caso delle Filippine, dove il passaggio da uno a due trattamenti sulle colture di riso ha comportato un aumento di profitto pari a 492 pesos, ma al contempo anche costi aggiuntivi per la salute pari a 765 pesos, con una perdita netta di 273 pesos. In Tailandia, i costi esternalizzati dei pesticidi possono variare annualmente, oscillando tra 18 e 241 milioni di dollari. In Brasile i soli costi relativi ai danni sulla salute dei lavoratori addetti alle coltivazioni di fagioli e mais ammontano a una quota pari al 25% del ricavato. 

Un panel di esperti dell’Unione Europea ha effettuato una valutazione dell’impatto economico delle malattie e dei costi legati all’esposizione agli interferenti endocrini, rilevando che in Europa si perdono, ogni anno, ben 13 milioni di punti di quoziente intellettivo a causa dell’esposizione prenatale a organofosfati. A questo dato vanno aggiunti 59.300 casi di disabilità intellettuale. Poiché è stato calcolato che ogni punto di quoziente intellettivo perso a causa dell’esposizione prenatale al mercurio è riconducibile a un costo di circa 17.000 euro, un analogo calcolo può essere facilmente esteso all’esposizione a organofosfori. 

Le conseguenze sulla salute di questo sistema inadeguato e distorto si stanno facendo sentire in tutto il mondo. Oltre ai casi di morte prematura e disabilità prolungata, le malattie causate da diete povere di nutrienti costringono le persone a ricorrere a cure mediche costose e spesso economicamente inaccessibili alla maggioranza della popolazione. Test e trattamenti ad alta intensità tecnologica ed estremamente costosi diventano oggi necessari per disturbi sanitari che potrebbero e dovrebbero essere prevenuti attraverso una buona alimentazione e un ambiente sano. La fusione tra Bayer e Monsanto è un esempio di come le stesse imprese che vendono i prodotti chimici, associati a molte malattie, siano interessate anche al business dei prodotti farmaceutici necessari per curarle.  

Costi sanitari globali delle malattie legate al sistema alimentare 

  • Obesità: 1,2 trilioni di dollari entro il 2025
  • Il costo globale del diabete è stato stimato nel 2015 come pari a 1,31 trilioni di dollari. In Italia, ogni paziente diabetico rappresenta per il Sistema Sanitario Nazionale un costo di 2.589 euro l’anno. Le terapie hanno un costo pari al 9% del bilancio, ovvero circa 8,26 miliardi di euro. Nei prossimi 20 anni, in Africa, 35 milioni di persone – il doppio di quanto stimato oggi – saranno affette da diabete. Entro il 2030 il diabete avrà un costo di 1,5 trilioni di dollari.
  • Infezioni da resistenza antimicrobica: 1 trilione di dollari entro il 2050.
  • Cancro: 2,5 trilioni di dollari
  • I costi dell’esposizione agli interferenti endocrini nella sola Europa ammontano a 209 miliardi di dollari l’anno; negli Stati Uniti sono di 340 miliardi di dollari all’anno.
  • Nuove ricerche stimano che il costo annuale dell’autismo è più che triplicato, arrivando a 126 miliardi di dollari negli Stati Uniti e a 34 miliardi di sterline nel Regno Unito, diventando il problema di salute più costoso nel paese.
  • L’aumento della sterilità ha portato allo sviluppo di una nuova industria della fertilità i cui costi raggiungeranno i 21 miliardi di dollari entro il 2020. [18]

E sono il pianeta e le persone a portare il peso della malattia.

La salute è un diritto, una regolamentazione adeguata è una questione di vita o di morte: occorre rafforzare le norme sulla Biosicurezza e la Salute, sostenere il principio di precauzione e garantire la responsabilità delle aziende è un dovere dei governi

Come dimostra la crisi attuale, la regolamentazione è una questione di vita o di morte, e il principio di precauzione è più vitale che mai. Non dovrebbe essere abbandonato con la falsa affermazione che “il tempo è il nostro più grande nemico” e che qualsiasi manipolazione degli organismi viventi dovrebbe essere velocizzata ed introdotta nell’ambiente con pochi o nessun test.[ [19]

C’è un tentativo di minare il principio di precauzione attraverso accordi di libero scambio come il cosiddetto “mini-deal” sul commercio degli Stati Uniti e dell’Unione Europea. Secondo i negoziatori commerciali statunitensi, il Segretario all’Agricoltura Sonny Perdue e gli interessi delle aziende agricole industriali americane, il principio di precauzione deve essere abolito, ed è giunto il momento di eliminarlo attraverso questo accordo commerciale tra Stati Uniti e Unione Europea .[20]

I governi devono garantire che le valutazioni sulla sicurezza biologica e sulla sicurezza alimentare non siano influenzate dall’industria che trae vantaggio dalla manipolazione di organismi viventi e sopprime le prove scientifiche del loro danno. Le prove di tale manipolazione della ricerca, e dell’attacco agli scienziati e alla scienza da parte dell’industria, sono state presentate al Tribunale di Monsanto e all’Assemblea del Popolo dell’Aia nel 2016[21]. Il danno causato alla salute delle persone dalla manipolazione della ricerca da parte delle aziende è ora provato. [22]

Dobbiamo rafforzare la ricerca indipendente sulla biosicurezza, la sicurezza alimentare, la sicurezza sanitaria, l’epidemiologia e l’ecologia della salute.

I governi devono rafforzare immediatamente la biosicurezza e la regolamentazione sanitaria. Il tentativo globale di deregolamentare le norme sulla sicurezza alimentare e sulla biosicurezza già in vigore deve essere fermato. La modificazione genica ha impatti imprevedibili, e i nuovi OGM basati sulla modificazione genica devono essere regolamentati come un organismo geneticamente modificato (OGM) man mano che il genoma è stato modificato, portando alla necessità di valutare e conoscere l’impatto sulla salute della manipolazione a livello genetico. [23] I nuovi tentativi di utilizzare geni per manipolare geneticamente gli organismi al fine di portarli all’estinzione devono essere fermati, per prevenire crimini contro la natura e creare nuove malattie sconosciute attraverso impatti non intenzionali. [24]

Con il Coronavirus, i governi stanno dimostrando di poter agire per proteggere la salute delle persone quando ne hanno la volontà. È giunto per loro il momento di prendere tutte le misure necessarie per fermare tutte le attività che stanno compromettendo la nostra salute, compromettendo i processi metabolici che la regolano. Le stesse attività che danneggiano anche la biodiversità del pianeta e la capacità di autoregolazione della Terra, portando al caos climatico.

La crisi del Coronavirus, e la risposta alla crisi, deve diventare il terreno per fermare i processi che degenerano la nostra salute e quella del pianeta, e avviare il processo che rigenera entrambi.

Sappiamo che l’agricoltura industriale e i sistemi alimentari industrializzati e globalizzati, basati sui combustibili fossili e sulle sostanze chimiche tossiche da essi derivate, stanno contribuendo all’estinzione delle specie, al cambiamento climatico e alla catastrofe delle malattie croniche. Sappiamo che l’agricoltura biologica rigenerativa basata sulla biodiversità può affrontare tutte e tre le crisi.

È tempo che i governi smettano di usare i soldi delle nostre tasse per sovvenzionare e promuovere un sistema alimentare che sta facendo ammalare il pianeta e le persone. [25]

Le società dovrebbero essere ritenute responsabili per i danni che hanno fatto e si dovrebbe impedire loro di continuare ad essere libere di fare ulteriori danni attraverso l’indebolimento della scienza e della ricerca indipendenti, che sono l’unica fonte di conoscenza reale dei danni alla salute.

La crisi dà anche alla gente l’opportunità di vedere come le aziende hanno minato la nostra salute. La responsabilità delle imprese è un imperativo di salute, e la crescita di sistemi alimentari sani, privi di imprese, democratici e biodiversi, oltre a permettere il fiorire di una biodiversità di sistemi di conoscenza, è diventata un imperativo di sopravvivenza. [26]

L’emergenza sanitaria ha dimostrato che il diritto alla salute è un diritto fondamentale. La salute è un bene comune e un bene pubblico, e il governo ha il dovere di proteggere la salute pubblica. Per questo motivo la privatizzazione e l’aziendalizzazione della salute dovrebbero cessare. I sistemi sanitari pubblici dovrebbero essere protetti e rafforzati dove esistono, e creati dove non esistono. 

Rinvigorire la scienza della vita ed il viver sano: Decolonizzare i nostri sistemi di conoscenza e i sistemi sanitari

Il cammino verso un pianeta sano con persone sane è chiaro.

L’economia basata su una crescita senza limiti sta portando a una voglia illimitata di colonizzare la terra e le foreste, distruggendo le case di altre specie e dei popoli indigeni. L’Amazzonia viene bruciata per il mangime per animali OGM. Le foreste pluviali indonesiane vengono distrutte per l’olio di palma.

La malattia viene creata dalla domanda sfrenata di risorse, per un’economia globalizzata basata su una crescita illimitata. Un’economia di avidità viola i diritti della Madre Terra, e l’integrità del suo diverso essere, che serve come base per la Salute Unica.

La salute per tutti inizia con la protezione della Terra, dei suoi processi ecologici, dello spazio ecologico e dell’integrità ecologica della vita sulla Terra, compresi gli esseri umani.

Dobbiamo passare da un paradigma meccanicistico e militaristico dell’agricoltura basata sulle sostanze chimiche di guerra ad una Agroecologia Rigenerativa, un’agricoltura per la Biodiversità basata sulla vita. Lavorare con una natura vivente, non intraprendere una guerra contro la Terra e le sue diverse specie. Al centro di un’agricoltura vivente ci sono la cura e la gratitudine di restituire alla terra, la legge del ritorno o legge del dono, che creano economie circolari che guariscono la terra e il nostro corpo.

I sistemi sanitari indigeni sono stati criminalizzati dalla colonizzazione e dall’industria farmaceutica.

Dobbiamo abbandonare un paradigma riduzionista, meccanicistico, militaristico, basato sulla separazione e la colonizzazione della Terra, di altre specie e del nostro corpo, che ha contribuito all’attuale crisi sanitaria, per passare a sistemi come l’Ayurveda – la scienza della vita. Sistemi che riconoscono che siamo parte della rete vivente della vita sulla Terra. Che i nostri corpi sono sistemi viventi complessi auto-organizzati. Che abbiamo il potenziale per essere sani o malati a seconda del nostro ambiente e del cibo che coltiviamo e mangiamo.  Che un intestino sano è un ecosistema ed è la base della salute. La salute dipende dal cibo sano (Annam Sarva Aushadhi – Il buon cibo è la medicina per tutte le malattie). La salute è armonia ed equilibrio.

I sistemi sanitari indigeni e i sistemi di conoscenza che si basano sull’interconnessione devono essere riconosciuti e rinvigoriti, soprattutto nei tempi attuali dell’emergenza sanitaria che dobbiamo affrontare.

La salute è un continuum, dal suolo, alle piante, al nostro microbioma intestinale.

Mentre l’agricoltura industriale e globalizzata, che sta distruggendo le foreste e la biodiversità delle nostre aziende agricole, è giustificata come “alimentazione del mondo”, l’80% del cibo che mangiamo proviene da piccole aziende agricole. [27]

L’agricoltura industriale e globalizzata è un sistema che crea fame e malattie. Ha diffuso malattie attraverso le tossine e sta distruggendo le piccole fattorie che ci nutrono, intrappolando i contadini nei debiti e spingendoli al suicidio. Questo sistema alimentare malsano, che crea malattie, è sovvenzionato dal denaro delle nostre tasse. Prima fornendo sussidi per la produzione e la distribuzione, e poi facendo pagare alla gente gli alti costi dell’assistenza sanitaria.

Se aggiungiamo i sussidi e le esternalità sanitarie dei sistemi alimentari industriali e globalizzati, ci rendiamo conto che né il pianeta né le persone possono continuare a sopportare il peso di questo sistema che crea questa malattia.

L’agricoltura ecologica, priva di sostanze chimiche, deve far parte della rigenerazione della salute pubblica.

A differenza delle aziende agricole industriali, le piccole aziende agricole si prendono cura della salute delle persone, soprattutto quando sono prive di sostanze chimiche, sono organiche e sono biodiverse. Dovremmo indirizzare tutti i finanziamenti pubblici per sostenere le aziende agricole agro-ecologiche e le economie locali come parte di un sistema sanitario.

Attraverso la biodiversità e la materia organica del suolo, coltiviamo più nutrimento per acro, le nostre piante sono più sane e più resistenti alle malattie e ai parassiti. Il ritorno della materia organica nel suolo cura anche i cicli spezzati del carbonio e dell’azoto che sono alla base del cambiamento climatico. La guarigione del pianeta e la guarigione del nostro corpo sono processi interconnessi.

Abbiamo bisogno dell’intensificazione della biodiversità attraverso la ricostruzione delle nostre aziende agricole, non dell’intensificazione chimica e del capitale. La biodiversità crea culture ed economie di cura, compresa la cura per la salute della Terra e della sua gente. Più biodiversità conserviamo sul pianeta, più proteggiamo lo spazio ecologico per il sostentamento di diverse specie. Proteggiamo la loro integrità per evolvere in libertà e resilienza. Tutte le specie hanno il diritto allo spazio ecologico e alla libertà di evolversi, e tutti gli esseri umani in quanto parte della Terra hanno il diritto di accedere al cibo privo di sostanze chimiche e biodiverse.

Dobbiamo proteggere la biodiversità delle nostre foreste, delle nostre fattorie e del nostro cibo per aumentare la biodiversità del nostro intestino, che è la vera fonte di salute. Le piantagioni non sono foreste, e la coltivazione di monocolture commerciali di alberi o di soia OGM è una minaccia per le diverse specie, per le diverse culture e per la nostra salute.

I sistemi biologici biodiversi devono diventare centrali nelle soluzioni di salute pubblica per l’emergenza sanitaria a cui stiamo assistendo.

La Biodiversità della Mente deve sostituire le monoculture della mente meccanicistica che vedono la diversità della vita come il nemico da sterminare.

Il saluto indiano “Namaste” è diventato globale ai tempi del Coronavirus. Il significato di Namaste non è la separazione, ma un’unità più profonda che ci unisce tutti. Namaste significa: “Mi inchino al divino che è in te”. Significa un’interconnessione in cui siamo parte di un universo sacro in cui tutto è permeato dal divino per il bene di tutti e l’esclusione di nessuno.

Questa è la coscienza dell’unicità e dell’unità che dobbiamo coltivare in questi tempi, quando un piccolo virus ci ha collegati in tutto il mondo attraverso la malattia e il panico.

Non lasciamo che l’isolamento sociale richiesto in un’emergenza sanitaria diventi un modello permanente di separazione, distruggendo la comunità e la coesione sociale. Il futuro dipende dalla nostra unità come umanità su un unico pianeta. Non lasciamo che le cautele di oggi siano cementate in un clima permanente di paura e isolamento. Abbiamo bisogno l’uno dell’altro e della Terra per creare la resilienza nei momenti di emergenza e per rigenerare la salute e il benessere nel mondo post Coronavirus.

La crisi del Coronavirus crea una nuova opportunità per fare un cambiamento di paradigma dall’era meccanicistica e industriale della separazione, del dominio, dell’avidità e della malattia, all’era di Gaia, cioè di una civiltà planetaria basata sulla consapevolezza planetaria che siamo un’unica famiglia terrestre. Che la nostra salute è una salute unica, radicata nell’interconnessione ecologica, nella diversità, nella rigenerazione e nell’armonia. [28]


Traduzione di Beatrice Giorgi per Navdanya International


[1] https://navdanyainternational.org/publications/manifesto-food-for-health/

[2] https://theweek.com/articles/898609/growing-viral-threat

[3] https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/ebola-virus-disease

[4] https://newint.org/features/web-exclusive/2018/04/10/deforestation-ebola-outbreak

[5] Ibid.

[6] https://www.deccanherald.com/state/deforestation-behind-kfd-713955.html; https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC3513490/

[7] https://timesofindia.indiatimes.com/home/sunday-times/all-that-matters/when-we-cut-down-forests-that-bats-live-in-they-come-to-our-backyards-says-us-journalist-sonia-shah/articleshow/74529928.cms

[8] http://nautil.us/issue/83/intelligence/the-man-who-saw-the-pandemic-coming

[9] https://www.emedicinehealth.com/mad_cow_disease_and_variant_creutzfeldt-jakob/article_em.htm

[10] https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S1473309905702413

[11] https://ourworldindata.org/cancer

[12] https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/cancer

[13] https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/diabetes

[14] https://wwwnc.cdc.gov/eid/article/26/6/20-0233_article

[15] https://www.worldometers.info/coronavirus/coronavirus-age-sex-demographics/

[16] https://readersupportednews.org/news-section2/318-66/61876-big-pharma-prepares-to-profit-from-the-coronavirus

[17] https://navdanyainternational.org/cause/poison-free-food-and-farming-2030/

[18] https://navdanyainternational.org/publications/manifesto-food-for-health/ (p. 49-50)

[19] http://www.navdanya.org/site/latest-news-at-navdanya/703-ag-one-recolonoisation-of-agriculture

[20] https://www.arc2020.eu/nothing-mini-about-u-s-plan-to-unravel-europes-precautionary-principle/

[21] https://peoplesassembly.net; https://peoplesassembly.net/monsanto-tribunal-and-peoples-assembly-report/#AttackScience

[22] https://www.theguardian.com/environment/2017/sep/15/eu-report-on-weedkiller-safety-copied-text-from-monsanto-study

[23] https://www.etcgroup.org/content/reckless-driving-gene-drives-and-end-nature

[24] https://navdanyainternational.org/gene-drive-extinction-technology/

[25] https://www.theguardian.com/environment/2019/sep/16/1m-a-minute-the-farming-subsidies-destroying-the-world

[26] https://navdanyainternational.org/about-us-navdanya-international/international-commission-on-the-future-of-food-and-agriculture/

[27] http://www.fao.org/news/story/en/item/1195811/icode/

[28] https://www.amazon.in/Oneness-VS-Kartikey-Shiva-Vandana/dp/9385606182


Sistema malato, la lezione del coronavirus

Di Vandana Shiva – L’Extraterrestre, Il Manifesto, 26 marzo 2020 | Fonte

L’emergenza sanitaria covid 19 è legata alle emergenze della perdita della biodiversità e delle specie, della scomparsa delle foreste e del clima.
Tutte queste emergenze sono radicate in una visione del mondo meccanicistica, militaristica, antropocentrica in cui l’uomo è separato e superiore agli altri esseri che possono essere posseduti, manipolati e controllati e sull’idea di un modello economico basato sull’illusione di una crescita e di un’avidità senza limiti. Le malattie si stanno spostando da altri animali all’uomo poiché distruggiamo l’habitat delle specie selvatiche, alterando l’equilibrio tra animali, virus e batteri.

Il modello alimentare e agricolo globalizzato, industrializzato e inefficiente, sta invadendo l’habitat ecologico di altre specie, manipolando animali e piante senza alcun rispetto per la loro integrità e la loro salute. In questo modo si stanno creando nuove malattie. L’illusione che la terra e i suoi esseri siano mera materia prima da sfruttare a scopo di lucro sta creando un unico mondo connesso attraverso la malattia.

L’attuale emergenza sanitaria ci offre l’occasione di guardare ai sistemi malsani e ai sistemi salubri da una prospettiva olistica e sistemica.

Come abbiamo scritto nel manifesto Food For Health della Commissione Internazionale sul Futuro del Cibo, dobbiamo scartare «le politiche e le pratiche che portano al degrado fisico e morale del sistema alimentare, distruggendo la nostra salute e mettendo in pericolo la stabilità ecologica del pianeta, e mettendo in pericolo la sopravvivenza biogenetica della vita sul pianeta».

L’emergenza sanitaria ci costringe oggi a deglobalizzare dimostrando che possiamo farlo quando c’è una volontà politica.

Dobbiamo rendere questa deglobalizzazione permanente. La localizzazione dell’agricoltura e dei sistemi alimentari biodiversi tutela la salute e riduce l’impronta ecologica lasciando spazio alla crescita di specie, culture e economie diverse.

La ricchezza della biodiversità nelle nostre foreste, nelle nostre aziende agricole, nel nostro cibo e nel nostro microbioma intestinale rende il pianeta, le sue specie, compresi gli esseri umani, più sane e più resistenti ai parassiti e alle malattie. I governi devono allora garantire che le valutazioni sulla biosicurezza e la sicurezza alimentare non siano influenzate dall’industria che trae vantaggio dalla manipolazione degli organismi viventi e sopprime le prove scientifiche dei danni.

Il tentativo globale di deregolamentare le norme sulla sicurezza alimentare e sulla biosicurezza alimentare deve essere fermato. In questo stesso momento, è in corso un tentativo di minare il principio di precauzione europeo attraverso accordi di libero scambio come il cosiddetto «mini-deal» che l’Unione europea sta negoziando con gli Usa. Ma i nuovi Ogm basati sull’editing dei geni hanno impatti sulla salute imprevedibili.

I governi stanno dimostrando di essere in grado di agire per proteggere la salute delle persone quando ne hanno la volontà. A questo punto è giunto il momento per essi di prendere tutte le misure necessarie per fermare tutte le attività che compromettono i processi metabolici che regolano la nostra salute.

La crisi del coronavirus deve diventare l’occasione per fermare i processi che minano la nostra salute e quella del pianeta e per avviare invece un processo che le rigeneri entrambe.