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Di Ruchi Shroff – Comune-info, 8 dicembre 2017 | Fonte

L’apparato militare americano, grandi compagnie private e fondazioni stanno investendo centinaia di milioni di dollari sulla tecnologia “gene drive”, che prevede, fra le varie applicazioni, l’estinzione mirata di specie viventi reputate dannose per l’uomo.

Questo è quanto emerge dalla pubblicazione di più di 1.200 email, i cosiddetti Gene Drives Files, dai quali si evince come il Darpa, l’Agenzia per i Progetti di Ricerca Avanzata della Difesa degli Stati Uniti, sia il più grande finanziatore della tecnologia “gene drive”, come dimostrano i 100 milioni di dollari investiti. L’interesse per la tecnologia “gene drive” è condiviso, in particolare, dalla Bill and Melinda Gates Foundation, che avrebbe elargito 1.6 milioni di dollari alla “Emerging Ag”, un’agenzia di pubbliche relazioni, allo scopo di influenzare le decisioni della Convenzione sulla Diversità Biologica delle Nazioni Unite (Cdb) e di impedire l’adozione di una moratoria internazionale. Le email rivelano come un procedimento normativo, originariamente finalizzato a proteggere l’ambiente e l’integrità genetica di tutte le specie del nostro pianeta, possa essere fortemente influenzato da gravi conflitti di interesse.

Ancora una volta le decisioni che riguardano il futuro del nostro ecosistema rischiano di essere prese in modo per nulla trasparente e con l’obiettivo di limitare la regolamentazione di un campo di ricerca molto delicato, quale quello della genetica. Abbiamo già avuto modo di assistere a meccanismi simili in merito al dibattito sul glifosato e al rinnovo della licenza per il suo utilizzo in Europa (leggi anche Il pianeta pagherà il conto velenoso, ndr), nonostante le preoccupazioni sollevate da più parti sulle carenze normative, i conflitti di interesse e le pressioni di Monsanto sulle istituzioni incaricate documentate nei Monsanto Papers. La tecnologia “gene drive” ha il potenziale di trasformare drammaticamente il mondo naturale, inclusa la relazione degli esseri umani, come affermato nella “Richiesta per la conservazione etica della biodiversità (Call for Conservation with a Conscience), che è stata firmata da trenta leader del mondo ambientalista, fra cui Vandana Shiva, in occasione del meeting della Convenzione sulla Diversità Biologica delle Nazioni Unite del 2016. Nonostante le gravi implicazioni etiche e le possibili conseguenze sull’ecologia, la tecnologia “gene drive” resta di grande interesse per i poteri militari, per la grande industria agrochimica e per le organizzazioni filantropiche che mirano al controllo sociale.

La condotta della Bill and Melinda Gates Foundation rivela, in particolare, cosa si cela dietro la maschera della filantropia. Facendo indossare l’abito della “scienza” a una mera operazione di pubbliche relazioni e infiltrandosi nelle procedure decisionali, queste potenti entità vogliono influenzare governi e istituzioni che dovrebbero invece agire nell’interesse pubblico. Usando il denaro e la propaganda cercano di annichilire il dibattito scientifico sui pericoli della manipolazione genetica. Come riporta un recente articolo di Jonathan Latham, pubblicato da Independent Science News, la Bill and Melinda Gates Foundation ha agito allo scopo di manipolare l’unico team di esperti della Nazioni Unite che si occupa della tecnologia “gene drive”, reclutando una serie di esperti e rappresentanti istituzionali apparentemente indipendenti, tra cui almeno tre membri del comitato Ahteg sulla biologia di sintesi, che è parte integrante della Convenzione sulla Diversità Biologica e ha l’incarico di creare una serie di raccomandazioni normative per i governi in materia di conservazione della biodiversità.

Il dibattito odierno su queste nuove tecnologie è particolarmente controverso e numerosi dubbi sono stati sollevati da varie fonti della comunità scientifica. Un rapporto del 2016 della National Academy of Science degli Stati Uniti, intitolato “Gene Drive all’orizzonte: progressi scientifici, incertezze e allineamento della ricerca ai valori collettivi” (Gene Drives on the Horizon : Advancing Science, Navigating Uncertainty, and Aligning Research with Public Values), rilevava che “uno dei risultati possibili del rilascio nell’ambiente di un organismo modificato per mezzo della tecnologia gene drive è l’estinzione della specie in oggetto o una drastica riduzione della stessa”. In un recente articolo del New York Times, si rende noto come il Dr Kevin M. Esvelt, che fu tra i primi promotori della tecnologia Crispr presso l’Università di Harvard, abbia recentemente “scoperto l’esitenza di un rischio inaccettabile”, in quanto i geni alterati possono migrare in aree in cui la specie trattata non è affatto invasiva, ma invece parte integrante un ecosistema ben bilanciato.

Oltre alle sopracitate questioni riguardanti la sicurezza delle nuove tecnologie di manipolazione genetica, lo scopo che certi poteri forti vogliono raggiungere sembra essere l’”appropriazione” delle forme di vita. La tecnologia “gene drive” può infatti essere considerata l’ultima frontiera della “biopirateria” per la Bill and Melinda Gates Foundation. Fa seguito a progetti quali DivSeek, un enorme progetto che di fatto si sta appropriando della biodiversità esistente sul pianeta, essendo in controllo della banca genetica più grande del mondo (che include le collezioni di semi tradizionali – sviluppate dai piccoli agricoltori – conservate nelle banche del germoplasma del Cgiar), o ancora alla megabanca dei semi di Svalbard in Norvegia. La Biopirateria consta nel derubare gli agricoltori dei semi e della conoscenza tradizionali sviluppati nei secoli e derubare i semi della loro integrità e diversità, della loro storia evolutiva, del loro legame vitale con la terra per ridurli a delle mere serie di “codici”.

La tecnologia “gene drive” è uno strumento rudimentale, basato su una visione superata della scienza, su un obsoleto paradigma meccanicistico e riduzionista, che nega l’evidenza del potenziale evolutivo e auto-organizzato degli organismi viventi e della loro evoluzione complessa e dinamica. Mettere intere specie viventi a rischio di estinzione non è operazione filantropica ma criminale.