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Di Vandana Shiva, Presidente di Navdanya International – L’Extraterrestre, settimanale ecologista de Il Manifesto, 9 dicembre 2021 | Fonte

Navdanya. Trent’anni di battaglie contro il libero commercio, fino alla resistenza contro le tre leggi del governo Modi che favorivano i monopoli governativi. Durata finché le norme sono state ritirate.

L’India è ancora oggi riconosciuta come la civiltà rurale più antica del mondo. I contadini indiani rappresentano circa il 20-25% di tutti i contadini del mondo. Ogni lotta per la libertà dell’India è stata condotta dai piccoli agricoltori, dalla rivolta del 1857 contro la Compagnia delle Indie Orientali, alla Champaran Satyagraha del 1917 guidata da Gandhi contro la coltivazione forzata dell’indaco, alle rivolte dei contadini del Punjab nel 1984, fino all’ultima protesta dei contadini indiani, che si è protratta per oltre un anno, contro tre nuove leggi di deregolamentazione del mercato agricolo, approvate nel settembre 2020.

A metà degli anni ’60 la Banca Mondiale e il governo degli Stati Uniti imposero la Rivoluzione Verde, basata su input chimici industriali, per la quale l’India pagò un alto costo. Negli anni ’90 il debito dell’India ammontava a 90 miliardi, di cui almeno un terzo era legato a prestiti per le infrastrutture delle Rivoluzione Verde, a causa del pacchetto di aggiustamento strutturale imposto all’India dalla Banca Mondiale nel 1991. Il testo della bozza Dunkel dei negoziati Gatt in corso negli stessi anni, condusse alla creazione dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto) nel 1995, dove vennero introdotte le attuali regole del Libero Commercio Corporativo contro cui i piccoli agricoltori indiani protestano da più di tre decenni.

L’aggiustamento strutturale del 1991 includeva condizioni per smantellare l’Essential Commodities Act, creato per prevenire l’accaparramento di grano e per evitare che si ripetessero eventi come la Grande Carestia del Bengala del 1492 che uccise due milioni di persone e si verificò non per mancanza di riso, ma a causa dell’avidità dell’impero.

Io considero l’Essential Commodities Act lo strumento di prevenzione delle carestie, perché pone un freno all’avidità delle grandi aziende.
L’aggiustamento strutturale e i libero commercio corporativo sono sistemi di deregolamentazione, che usano il potere coercitivo delle Istituzioni Finanziarie Internazionali e delle grandi multinazionali come Monsanto, Cargill, Pepsi, per smantellare i regolamenti che i paesi sovrani hanno messo in atto per sostenere la propria Sovranità Alimentare. La distruzione dei regolamenti democratici e pubblici si traduce nel dominio corporativo. La globalizzazione corporativa è la nuova colonizzazione.

La recente protesta degli agricoltori indiani ha portato il nostro Parlamento e i movimenti degli agricoltori a impedire che venisse attuato il programma corporativo imposto dalla Banca Mondiale e dall’Omc. Ha ricordato al mondo che l’agricoltura non è un’industria o un commercio, ma è la cura della Madre Terra, è coltivare cibo per la società, la forma più alta ed essenziale di sostentamento, con libertà e dignità. Il cibo non è una merce prodotta per il profitto delle multinazionali, ma la base stessa della vita.

DA SEMPRE L’INDIA DISPONE di una grande diversità di mercati tradizionali, dagli Haat dei villaggi locali ai “mandis” regionali che sono regolati dalle leggi del Comitato Apmc, l’Essential Commodities Act citato in precedenza. Oltre a dare agli agricoltori accesso ai mercati locali e a garantire un prezzo equo, queste leggi pongono dei limiti all’accaparramento e alla speculazione. Io considero le leggi Apmc lo strumento che garantisce il commercio equo.

Le condizionalità imposte dalla Banca Mondiale richiedevano lo smantellamento di queste leggi così da poter stabilire dei monopoli corporativi. Si voleva inoltre porre fine alla regolamentazione della proprietà terriera, smantellando le normative fondiarie che proteggono i diritti dei piccoli agricoltori, al fine di creare un regime di concentrazione corporativa.

Le condizionalità della Banca Mondiale e le regole dell’Omc hanno minato l’etica della civiltà indiana basata su Annadata Sukhi Bhava, dove gli agricoltori soddisfatti sono un tutt’uno con i consumatori soddisfatti. Le riforme neoliberali che si concentrano solo sui profitti aziendali hanno portato a una profonda crisi esistenziale per i contadini minacciando le loro vite e i loro mezzi di sostentamento. Una crisi del sistema alimentare e agricolo a causa della quale un indiano su quattro soffre la fame e un bambino su due soffre di grave malnutrizione. Oltre a ciò, lo smantellamento dell’Essential Commodities Act avrebbe permesso ai commercianti di speculare sui prezzi del cibo. L’accaparramento avrebbe permesso ai monopoli aziendali di emergere. I contadini sarebbero stati sfruttati attraverso l’abbassamento dei prezzi di acquisto dei prodotti agricoli.

LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE combinata con i movimenti democratici popolari hanno fermato l’attuazione dell’Agenda Corporativa della Banca Mondiale. Nel settembre 2020, durante il Covid e il Lockdown, erano state introdotte tre leggi che avrebbero implementato il programma della Banca Mondiale:

1. L’Essential Commodity Act che regola l’accumulo di scorte alimentari e previene la speculazione era stato modificato per escludere le derrate alimentari attraverso l’Essential Commodities (Amendment) Act, 2020 in linea con le pressioni lobbistiche che erano iniziate nel 1991.

2. Le leggi statali per la regolamentazione dei mercati e dei commercianti erano state eliminate attraverso il Farming Produce Trade and Commerce (Promotion and Facilitation Act, 2020).

3. Una legge sull’agricoltura a contratto denominata The Farmers (Empowerment and Protection) Agreement on Price Assurance and Farm Services Act, 2020 avrebbe aperto la porta ai giganti dell’agribusiness globale, alle società di e-commerce e alle società di trasformazione alimentare e avrebbe piegato gli agricoltori a nuove forme di schiavitù nei confronti dei giganti dell’agribusiness come Bayer e Monsanto, a multinazionali come Cargill, PepsiCo, Amazon e Walmart. Attraverso le partnership avrebbero potuto facilmente instaurare con le grandi aziende indiane per impossessarsi del mercato nazionale, controllare non solo il nostro cibo e l’uso della terra, ma anche l’uso dell’acqua e dei semi, intrappolare i contadini nell’acquisto di input costosi, per coltivare monocolture di prodotti di base come materie prime, per poi acquistarli a basso costo.

PER UN ANNO INTERO, migliaia di contadini si sono riuniti alle frontiere di Delhi e hanno protestato per chiedere l’abrogazione delle tre leggi che avrebbero rappresentato una sentenza di morte per i piccoli agricoltori indiani e una minaccia alla sovranità dell’India. Più di 600 contadini sono caduti martiri durante la lotta, che io definisco come il terzo movimento per la libertà dell’India e che mostra un percorso verso la libertà alimentare per tutta l’umanità. Il coraggio, l’organizzazione, la creatività della resistenza nonviolenta, la solidarietà e l’unità, l’instancabilità dei contadini nel portare avanti la lotta sono lezioni per ogni movimento in ogni paese. Questo è un movimento non solo per la libertà dei contadini. È un movimento in difesa della libertà umana.

GRAZIE ALLA POTENZA DEL MOVIMENTO contadino, il 19 novembre 2021 il governo ha annunciato l’abrogazione delle tre leggi. Il 20 novembre 2021, sono stata invitata a tenere un discorso in un convegno nazionale sul tema «Lotta degli agricoltori e democrazia della terra», organizzato dal Punjab Women Collective, che comprende 11 organizzazioni per rendere omaggio alle donne martiri della lotta degli agricoltori. Tra gli oratori: Medha Patkar, insieme allo scrittore-attivista Dr Navsharan Kaur. Il convegno, organizzato il giorno dopo la notizia che il primo ministro Modi avrebbe abrogato le 3 leggi, si è trasformato in una celebrazione. Il Convegno ha rappresentato anche la preparazione per il futuro dei movimenti per la Libertà Alimentare. La prossima fase della globalizzazione dell’agricoltura si baserà sulla continuazione dell’imposizione di input chimici in agricoltura da parte del cartello dei veleni, la spinta per le tecnologie digitali da parte dei colossi della tecnologia e la finanziarizzazione e monetizzazione delle risorse naturali da parte dei grandi gruppi finanziari. Come ho detto al convegno: “La rivoluzione verde ha trasformato il Punjab in un paese “chimico”. Il biologico non è un lusso, è il nostro dovere. Metà dell’India non può permettersi di pagare per il proprio cibo. Quindi metà dell’India dovrebbe essere sostenuta dal sistema di distribuzione pubblica (Pds). L’attacco al Pds da parte della Banca Mondiale è stato intenso. La globalizzazione dell’agricoltura e la rivoluzione contadina non sono compatibili”.

Il movimento dei contadini dell’India ha mostrato come il popolo unito non sarà mai sconfitto. Musulmani e indù si sono seduti insieme nelle proteste per difendere la libertà e la sovranità alimentare dell’India. Donne e uomini hanno combattuto fianco a fianco. I lavoratori senza terra e i proprietari terrieri hanno collaborato in una nuova unità come agricoltori, coltivatori di cibo, custodi della Madre Terra. Cantanti e artisti si sono uniti ai contadini. «No farmers, No food» è stato lo slogan che il movimento ha fatto nascere, uno slogan importante anche per resistere alla propaganda del cibo artificiale che viene spacciato per cibo vero.

LA LOTTA DEI CONTADINI CONTINUERÀ fino a quando tutte le loro richieste saranno soddisfatte, compresa una legge che garantisca un prezzo equo ai contadini, il Prezzo Minimo di Sostegno che è l’equivalente in termini di giustizia al Salario Minimo dei lavoratori. Basandosi su secoli di lotta per la libertà, uniti nonostante le divisioni create dalle multinazionali e dai governi come parte della strategia del divide et impera, i contadini indiani hanno dimostrato come possiamo continuare a difendere la nostra libertà in tempi di dittatura corporativa e di imperi miliardari.


Thumbnail Image: Farmers’ Protest at Tikri Border, by Randeep Maddoke is licensed under CC BY-SA 4.0.


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