Home > Notizie > i nostri articoli > DIFENDERE LA SOVRANITA’ ALIMENTARE – Dalla cura della terra a quella delle persone

Di Vandana Shiva – Buddhismo Magazine, Rivista dell’Unione Buddhista Italiana, luglio 2023 | Fonte

La sovranità alimentare è sovranità sulla propria vita, sul proprio sostentamento e sulla propria salute. Siamo esseri interconnessi con i sistemi naturali, quindi la sovranità alimentare è un processo ecologico di co-creazione con altre forme di vita. Inizia con la sovranità dei semi: salvare e utilizzare semi tradizionali, resilienti, autoctoni. Comporta la cura della terra e del suolo. Non possiamo avere la sovranità alimentare se non nutriamo gli organismi del suolo. La sovranità alimentare si basa anche sull’agricoltura biologica e sull’evitare prodotti chimici e veleni. La sovranità alimentare comprende la sovranità sul proprio sistema di conoscenza, la sovranità economica e la sovranità politica.

Oggi si torna a parlare di Ogm con le nuove tecniche di evoluzione assistita (Tea). L’industria dell’agribusiness sta provando, attraverso escamotage retorici ma non sostanziali, ad aggirare l’attuale normativa europea montando la consueta pressione sulle istituzioni. Nulla è cambiato nel modus operandi dell’industria così come i suoi obiettivi non sono cambiati. Ricordo che nel 1984 avevo condotto uno studio sulla Rivoluzione Verde in Punjab. Successivamente fui invitata a un incontro sulle biotecnologie nel 1987, da cui emerse chiaramente come la possibilità di brevettare le forme di vita a scopo di lucro fosse il reale scopo dell’immissione degli Ogm sul mercato. Allora decisi di iniziare a salvare i semi e a lanciare mia campagna contro gli abusi dell’agribusiness attraverso il movimento che, dal 1991, si chiama Navdanya. Da allora sono state create più di 150 banche dei semi comunitarie. Le sementi locali, adattate alle culture locali, forniscono maggiore nutrimento e sono più resistenti ai cambiamenti climatici. Presso l’Università della Terra della fattoria di Navdanya abbiamo formato più di un milione di agricoltori a un’agricoltura biologica basata sulla biodiversità e senza il ricorso a sostanza chimiche di sintesi. I piccoli agricoltori della nostra rete hanno aumentato la produzione, i valori nutrizionali dei loro alimenti, e, non dovendo sprecare denaro in prodotti chimici e sementi non riproducibili, guadagnano di più rispetto ai coltivatori convenzionali.

Non dobbiamo dimenticare che la crisi ecologica, la crisi agraria, la crisi alimentare, la crisi della salute e della nutrizione, la crisi della democrazia e della sovranità non sono crisi separate. Sono una sola. E sono collegate proprio attraverso il cibo. La rete della vita è una rete alimentare. Quando viene spezzata da sostanze chimiche e veleni e dalle regole del “libero commercio”, che è una guerra dichiarata dalle multinazionali contro la Terra e l’umanità, la biodiversità viene spazzata via, gli agricoltori si indebitano e le persone muoiono per fame o per malattie croniche non trasmissibili legate all’inquinamento dell’ambiente e al cibo di scarsa qualità. Il sistema agroalimentare industriale globalizzato ha recentemente prodotto un nuovo mostro, l’industria del cibo artificiale, finto e fabbricato in laboratorio, sostenendo addirittura che tale cibo sintetico sia la migliore soluzione per la salute del pianeta e delle persone.

Ecco perché il seme è il primo anello della catena alimentare e la sovranità sulle sementi è il fondamento della sovranità alimentare. La sovranità dei semi significa: semi nelle mani dei contadini. Semi che essi possono conservare, selezionare e scambiare liberamente. Sementi a impollinazione libera, che non siano brevettate, geneticamente modificate, possedute o controllate dai giganti industriali delle sementi. La sovranità dei semi si basa sul recupero dei semi e della biodiversità come beni comuni e pubblici. Conservare e coltivare semi locali è diventato dunque un imperativo politico, sociale, economico, ecologico, sanitario e scientifico. Solo in questo modo gli agricoltori possono avere la sicurezza dei mezzi di sussistenza, mentre i consumatori possono avere la sicurezza nutrizionale, il gusto e la qualità.

In tutto il mondo, piccoli agricoltori e orticoltori stanno già implementando un’ agricoltura biologica basata sulla biodiversità, libera da sostanze chimiche. Praticano l’agroecologia, conservano e valorizzano i propri suoli e i propri semi. Stanno nutrendo le loro comunità con cibo sano e nutriente, mentre rigenerano il suolo e il pianeta. In questo modo stanno coltivando i semi della democrazia alimentare – un sistema alimentare nelle mani di agricoltori e consumatori, libero dal controllo delle multinazionali, dai veleni, dai trasporti su lunga distanza e dalle plastiche. Un sistema alimentare che nutre il pianeta e tutti gli esseri umani.

Sostenere un’economia locale implica che tutto ciò che viene prodotto localmente, facendo uso di risorse locali, vada protetto, in modo da tutelare sia la vita delle persone, sia l’ambiente. Sovranità alimentare significa quindi sistemi alimentari biodiversi, circolari e locali. L’agricoltura è la cura della terra. Nasce dalla cultura della cura. Al centro della vera agricoltura è la cura del suolo e della biodiversità. La vera agricoltura è l’agricoltura in armonia con le leggi della natura, dell’ecologia. Conduce alla rigenerazione del pianeta attraverso il rinnovamento della biodiversità, dei suoli, dell’acqua. Una rinascita delle piccole aziende agricole che si prendono cura della terra, della vita, e del futuro e producono cibo biodiverso, sano, fresco, ecologico per tutti. Il cibo di qualità è una conseguenza naturale di un’economia basata sulla cura, che proteggendo la vita di tutti gli esseri sulla terra, nutre anche la nostra salute e il nostro benessere. La libertà delle persone di vivere come cittadini della Terra è reale, inalienabile. Queste libertà non sono date dallo stato o dal mercato, sono diritti di nascita connessi alla no- stra natura di esseri viventi incarnati su questa Terra. Da Madre Terra scaturisce il nostro diritto di essere pie- namente umani e noi lo siamo quando riconosciamo la nostra “terrenità”, il nostro essere incarnati e per questo “uno” con la vita sulla Terra.


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