Di Vandana Shiva – Terra Nuova, 22 maggio 2018 | Fonte
Facciamo in modo che la Giornata della Biodiversità conduca tutti a coltivare biodiversità e a cibarsi di essa, per la salute nostra e del pianeta.
Il 22 maggio si celebra la Giornata Mondiale della Biodiversità. Per me si tratta di un giorno speciale, perché la mia vita è stata un viaggio attraverso la biodiversità stessa – dalle lotte con il Movimento Chipko negli anni ’70 allo studio della Rivoluzione Verde negli anni ’80, poi la salvaguardia dei semi e del grande patrimonio biologico e vitale che abbiamo a disposizione; una tutela che deve andare dai campi alla tavola, fino al nostro microbioma intestinale. La dipendenza dalle fonti fossili e dalla chimica ci ha fatto dimenticare la ricchezza della biodiversità. Ogni passo che ci allontana da essa ci lascia più poveri, sotto ogni aspetto – ecologico, culturale, politico ed economico.
Mentre i combustibili fossili e la chimica ci portano verso ciò che ho definito “monocolture della mente”, la biodiversità ci permette invece di vedere l’eterogeneità delle relazioni, delle funzioni, dei potenziali e delle possibilità. Le monocolture e l’uniformità creano la necessità e l’urgenza di escludere e sterminare. Generano gerarchie, dominazione e odio. La biodiversità genera invece la possibilità di unione nella diversità stessa, e attraverso di essa. Trasforma le gerarchie in una reciprocità orizzontale, in interdipendenza, in un equilibrio di dare e ricevere. Il nostro lavoro con l’associazione Navdanya ha dimostrato che possiamo controllare i parassiti proprio garantendo la biodiversità; è attraverso di essa che possiamo raddoppiare i guadagni degli agricoltori e aspirare a giustizia e pace sostenibili. Proteggendo gli spazi ecologici delle altre specie possiamo garantire lo sviluppo sostenibile.
La comunità internazionale si è impegnata a perseguire obiettivi di sviluppo sostenibile nel prossimo decennio. Il 4 maggio scorso abbiamo celebrato la Giornata Mondiale della Biodiversità con il primo ministro del governo del Sikkim, parlando sul tema “Biodiversità e obiettivi di sviluppo sostenibile: mezzi di sussistenza sostenibili e protezione del pianeta”. Se si vogliono individuare i primi tre obiettivi centrali per il benessere dell’umanità, ebbene, essi riguardano la protezione e la rigenerazione della biodiversità, non l’annientamento e lo sterminio delle specie attraverso le sostanze chimiche e tossiche, non gli agricoltori intrappolati nel debito generato dall’acquisto di sostanze chimiche di cui non hanno bisogno se coltivano biodiversità, non la diffusione di epidemie generate da cibi tossici e privi di nutrienti.
Obiettivo 1 – No alla povertà: fine della povertà in tutte le sue forme e dovunque
La biodiversità può ridurre la povertà fornendo mezzi di sussistenza e dando risposta ai bisogni primari. Quando gli agricoltori applicano pratiche agricole biologiche e naturali non hanno bisogno di acquistare sostanze chimiche e semi costosi e viene dunque meno la ragione principale del debito rurale e dei suicidi dei contadini. Coltivano cibi più nutrienti e differenti e possono aumentare i loro guadagni. La biodiversità dei raccolti e dei mercati è la strada per raddoppiare i redditi agricoli.
Obiettivo 2 – Fame zero: raggiungere la sicurezza alimentare e una nutrizione migliore, promuovendo l’agricoltura sostenibile
“È tempo di ripensare come coltiviamo, condividiamo e consumiamo il nostro cibo”.
Da trent’anni sosteniamo e promuoviamo un modello di agricoltura basato sulla biodiversità. La rivoluzione verde, che ha introdotto i “semi migliorati”, esteso le monocolture, ridotto o cancellato l’agricoltura contadina, ha anche ridotto drasticamente la biodiversità naturale e agricola, nonché le varietà, come ad esempio quelle del riso, in India e in altri paesi (V. Shiva, The violence of Green Revolution, 1991).
Il modello della rivoluzione verde si basava su un calcolo fuorviante di “raccolto per ettaro”. Noi misuriamo la “nutrizione per ettaro”. Noi coltiviamo cibo più nutriente perché restituiamo al suolo più nutrienti. Noi utilizziamo semi tradizionali che gli agricoltori hanno coltivato con il preciso scopo di ottenere cibo nutriente, non coltiviamo prodotti agricoli privi di nutrimento perché concepiti per rispondere ai prodotti chimici. La ricerca scientifica ci sta dimostrando che le varietà tradizionali sono più nutrienti, più gustose e di qualità più elevata rispetto a quelle industriali. Le nostre varietà di grano non generano allergia al glutine, mentre quelle industriali sì.
Obiettivo 3 – Salute e benessere: assicurare una vita sana e promuovere il benessere per tutti e a tutte le età
La biodiversità è centrale per la salute, dal suolo ai campi, fino al nostro microbioma intestinale. C’è una strettissima connessione tra suolo, piante, il nostro intestino e il nostro cervello. Il nostro microbioma intestinale conta miliardi di batteri, ci sono centomila volte più microbi nel nostro tratto digerente che persone sul pianeta. Per funzionare in modo sano, il microbioma intestinale necessita di un’alimentazione diversa e un’alimentazione diversa ha bisogno di una diversità nei campi, negli orti e nei giardini. La perdita di diversità nella nostra dieta danneggia la salute.
La distruzione della biodiversità sta generando epidemie di malattie croniche non contagiose, responsabili del 70% delle morti nel mondo. Ciò si traduce in 40 milioni di vite perse ogni anno. La maggioranza delle malattie croniche è correlata all’alimentazione. Sia i suicidi dei contadini che i morti dovuti a tali patologie sono dovuti a un’agricoltura e a un sistema alimentare che ignora la salute del pianeta e delle popolazioni. Una dieta basata sulla biodiversità e libera da veleni tossici è la soluzione sia alla crisi agricola che alla crisi sanitaria.
Abbiamo assistito a una riduzione senza precedenti della biodiversità e alla perdita di principi nutritivi nel cibo che consumiamo. Il 75% della diversità genetica è scomparso in soli cento anni.
Culture diverse hanno sempre mangiato vegetali differenti. I contadini hanno sviluppato centinaia di tecniche agricole e, con i raccolti, è andato costituendosi un grande patrimonio di biodiversità. Poi però l’applicazione dei metodi riduzionisti basati sull’uniformità delle coltivazioni ha fatto in modo che la diffusione di varietà geneticamente omogenee soppiantasse le varietà locali tradizionali, generando una drammatica perdita di biodiversità.
Dalle diecimila specie originarie, si è arrivati a coltivarne oggi poco più di 150 e la stragrande maggioranza del genere umano si ciba di non più di dodici specie di piante.
Allora, facciamo in modo che la Giornata della Biodiversità conduca tutti a coltivare biodiversità e a cibarsi di essa, per la salute nostra e del pianeta. Create un giardino sul vostro balcone o sulla terrazza, o almeno prendetevi cura di una piantina di Tulsi1 sul davanzale della vostra finestra. Acquistate direttamente dai contadini che coltivano il buon cibo di cui avete bisogno e non mangiate gli alimenti avvelenati che vi propinano le multinazionali.
E, cosa più importante, permettiamo che le nostre diversità segnino un nuovo inizio per una civiltà ecologica basata sul Vasudhaiv Kutumkam – la Terra come una sola famiglia, dove tutti siamo uniti nelle differenze e non divisi dall’imposizione dell’uniformità.
1 Il Tulsi è il basilico sacro dell’India