Home > Notizie > i nostri articoli > Vandana Shiva e il diritto al cibo: “Riscriviamo le regole del commercio”

Il Monito del Giardino, 9 dicembre 2017 | Fonte

“Bisogna riscrivere le regole del commercio”. Lotta, come sempre, con i fatti e con le parole, Vandana Shiva, l’attivista indiana che sta cercando di cambiare i paradigmi dell’agricoltura e dell’alimentazione. ”

Il rifiuto indiano di smantellare il suo sistema di sicurezza alimentare può essere la breccia per iniziare a ridefinire il commercio globale sulla base dei diritti delle persone piuttosto che sui profitti delle imprese” continua Vandana Shiva. Di seguito il suo intervento.Il conflitto tra “libero scambio” e diritto al cibo è tornato alla ribalta in sede Wto grazie all’atteggiamento dell’India, che ha insistito per far sì che tutti s’impegnassero per trovare una soluzione alla questione della sicurezza alimentare prima di ratificare l’Accordo di facilitazione degli scambi (Trade facilitation agreement, Tfa). Un accordo progettato per promuovere ulteriormente il libero scambio a scapito della sicurezza alimentare indiana. Gli stessi Stati Uniti avevano contestato l’India nella conferenza di Bali del 2013 sulla base del fatto che la nostra legge sulla sicurezza alimentare avrebbe aumentato i sussidi alimentari oltre i livelli consentiti dall’Organizzazione mondiale del commercio.

LE REGOLE DEL WTO permettono sovvenzioni al 10% del valore dei prodotti agricoli, ma l’anno di riferimento è stato curiosamente fissato al biennio 1986-88. L’India chiede che tale data venga cambiata per riflettere la realtà dei prezzi alimentari. Ci sono inoltre due pesi e due misure: le sovvenzioni di 12 miliardi di dollari per i 500 milioni di contadini indiani “distorcerebbero” il commercio, i sussidi statunitensi di 120 miliardi dollari per i suoi 2 milioni di agricoltori no. Un’asimmetria e un’ingiustizia evidente nei numeri: le sovvenzioni in India sono di 25 dollari per agricoltore, negli Usa di 60.000… il 24.000% in più rispetto ai sussidi indiani. Tuttavia gli Stati Uniti minacciano l’India, chiedendo la rimozione del supporto ai suoi piccoli agricoltori. Sono regole scritte su misura per le imprese agroindustriali che cercano di trarre profitto dal mercato del cibo e dall’agricoltura indiana.

IL DIBATTITO IN SENO AL WTO SULLE SOVVENZIONI è in realtà indirizzato a costringere l’India a smettere di sostenere i suoi agricoltori attraverso il Minimum support price (Msp), facendo sì che circa 1,25 miliardi di indiani, fra cui gli 810 milioni protetti dalla legge sulla sicurezza alimentare, diventino “terra di conquista” per multinazionali. Gli Usa sostengono che l’India ha raddoppiato l’Msp negli ultimi dieci anni, quello che non dicono è che i costi di produzione sono a loro volta aumentati più di dieci volte. Il meccanismo di aiuto agli agricoltori non è in grado di coprire i costi di produzione. Un esempio? Nel 2012 il costo di produzione del grano era 1.500 rupie, l’MSP di 1.110, lasciando gli agricoltori con una perdita di 390 rupie.

LE NORME DEL WTO SONO SCRITTE dalle grandi multinazionali per trasformare beni pubblici in merci scambiate a livello globale. Monsanto ha scritto l’Accordo sugli aspetti commerciali dei diritti di proprietà intellettuale (Trips), aprendo la possibilità di brevettare sementi e altre forme di vita, e dal 1999 blocca la revisione dell’art 27.3 (b), dove i governi, fra cui quello indiano, chiedono di non brevettare la vita. Cargill, il gigante industriale del grano, ha scritto le regole dell’accordo sull’agricoltura (Aoa) e trarrebbe enormi vantaggi se l’India bloccasse gli aiuti ai piccoli agricoltori.

QUELLO AL CIBO È UN DIRITTO fondamentale, un bisogno di base. Le norme che lo disciplinano dovrebbero essere basate su sostenibilità e giustizia, non sul profitto di un pugno di multinazionali. È tempo di rivedere sia l’accordo Trips che quello sull’agricoltura perché stanno distruggendo il pianeta, devastando le condizioni di vita dei nostri agricoltori. Basta guardare i numeri: in India da quando nel ‘95 è stata imposta la liberalizzazione degli scambi a causa dei debiti per acquistare sementi e prodotti chimici si sono suicidati 300mila agricoltori, mentre l’assunzione media di calorie nelle aree rurali è passata dalle 2.221 del 1983 alle 2.020 del 2010. Nello stesso arco di tempo l’assunzione di proteine è scesa da 62 a 55 gr al giorno.

BISOGNA RISCRIVERE LE REGOLE DEL COMMERCIO. Il rifiuto indiano di smantellare il suo sistema di sicurezza alimentare può essere la breccia per iniziare a ridefinire il commercio globale sulla base dei diritti delle persone piuttosto che sui profitti delle imprese.