Navdanya International lavora per la promozione della sovranità alimentare, dell’agroecologia, di economie solidali e di sistemi agroalimentari giusti e sani, sia attraverso campagne di sensibilizzazione e azioni internazionali sia a livello territoriale, supportando l’agricoltura biologica, i mercati contadini, i comitati e le realtà che lottano per nuove politiche del cibo.
Educare i cittadini, e in particolare le giovani generazioni, all’importanza della biodiversità e della rigenerazione ecologica significa promuovere la conoscenza e i saperi di quelle attività che consentono di ottenere prodotti di qualità senza depauperare la ricchezza di vita degli ecosistemi. Così come Vandana Shiva, presidente di Navdanya International e fondatrice dell’Università della Terra, sostiene: “Nulla come il momento formativo determina la capacità di una comunità di crescere e svilupparsi prosperosamente facendo della diversità una risorsa insostituibile; abbiamo bisogno di educazione per guarire la Terra. Abbiamo bisogno di lavorare con i semi e la terra per rigenerare la Terra”.
L’Università della Terra di Navdanya da quasi quarant’anni insegna, a studenti provenienti da tutto il mondo, il valore della biodiversità e l’importanza di salvaguardare i semi. I contadini biologici, ovvero coloro che producono cibo genuino tutelando l’ambiente, sono oggi i più efficienti e tenaci custodi della biodiversità locale. Evitando di utilizzare fertilizzanti e pesticidi chimici di sintesi, scegliendo di utilizzare sementi diverse e biologiche, integrando diverse colture, praticando la rotazione e restituendo fertilità al terreno, si prendono cura della nostra salute, del cibo che mangiamo, dei corsi d’acqua presenti nel territorio, dei suoi boschi e le sue campagne.
In questo contesto, Navdanya International ha avviato il Progetto la Biodiversità è vita nell’area del Parco Naturale di Bracciano e Martignano, nella Provincia di Roma. Il progetto, co-finanziato dall’8 per mille dell’Unione Buddhista Italiana e della Chiesa Valdese, coinvolge almeno settanta giovani tra i 13 e i 18 anni in un percorso di educazione esperienziale e sensibilizzazione alla tutela della biodiversità. Le attività del progetto prevedono la partecipazione attiva dei ragazzi alle attività delle fattorie biologiche (come conservare e piantare semi), ed hanno lo scopo di avvicinare le giovani generazioni alle buone pratiche agricole per la tutela del patrimonio ambientale.
Il progetto formativo è parte di una mobilitazione più ampia in corso sul territorio per la creazione di un biodistretto. Navdanya International ha contribuito attivamente alla nascita del comitato per la promozione di un biodistretto in tutta l’area del parco, animato da cittadini, agricoltori biologici e associazioni locali. Il modello del biodistretto, si sta affermando come un interessante campo di sperimentazione ecologica e sociale per la promozione del biologico e per la progettazione collettiva e orizzontale del territorio. Nel corso degli anni Navdanya ha partecipato alla creazione di zone “Poison Free” e di aree votate al biologico come il caso del Sikkim, il primo stato al mondo ad aver compiuto una transizione ad un modello 100% biologico. Il Sikkim è stato premiato con il Future policy award, il premio dedicato alle migliori politiche globali per l’agroecologia organizzato dalla Fao insieme al World future council e a Ifoam organics international. Una conferenza stampa con la partecipazione di Pawan Kumar Chamling, Primo Ministro dello stato indiano del Sikkim e di Vandana Shiva, si è tenuta in ottobre 2018 presso la sala stampa della Camera.
Come Navdanya ha dimostrato nel Manifesto “Food for Health” siamo di fronte ad una crisi complessa, che investe la società e le sue strutture, la cultura, l’economia e la sfera ecologica del vivente, una crisi che è frutto di un modello economico, politico e produttivo che ha reciso i profondi legami con i luoghi in cui abitiamo, con la terra da cui viene prodotto il cibo di cui ci nutriamo, con le nostre comunità e reti locali, con le riserve idriche che ogni giorno ci permettono di avere accesso all’acqua, bene primario per la nostra sopravvivenza. Le responsabilità dell’agricoltura industriale e della grande distribuzione organizzata nella destabilizzazione degli ecosistemi e nella perdita di biodiversità sono ogni giorno sempre più evidenti sia a livello globale che locale. I sistemi agroalimentari intensivi basati sulla chimica stanno contribuendo a quella che gli scienziati hanno definito come sesta estinzione di massa: il rischio di estinzione di oltre un milione di specie.
Di fronte a un modello che continua a proporre soluzioni temporanee e inefficaci, basate ancora su una mentalità estrattiva e produttivista, è necessario promuovere un modello che parta dalla cura, da pratiche di rigenerazione ecologica e sociale che dalla scala locale possano, attraverso alleanze e sinergie nazionali e internazionali, arrivare ad impatti globali. Supportare le aziende agricole biologiche che operano nel rispetto e nella tutela della biodiversità del territorio, informare i cittadini sui rischi per la salute correlati all’alimentazione industriale, educare le giovani generazioni al rispetto della natura, collaborare con le associazioni e i movimenti locali sono alcuni dei fattori determinanti per avviare un transizione verso un nuovo paradigma ecologico.