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Abbiamo intervistato Ruchi Shroff, direttrice di Navdanya International, che ha sede a Roma.
È il ramo internazionale di Navdanya, l’associazione di Vandana Shiva in India, ed ha la sua stessa mission: sostenere le lotte per la transizione verso sistemi di produzione del cibo più sani per le persone e per il pianeta.
Sono in tanti a conoscere Vandana Shiva, scienziata, saggista e ambientalista indiana che da quasi 40 anni si batte per la difesa della sovranità alimentare, della biodiversità e dei diritti dei piccoli agricoltori in tutto il mondo. Alcuni conoscono l’associazione Navdanya (letteralmente “nove semi”), il braccio operativo di Vandana Shiva in India. Ma sono certamente di meno quelli che sanno che Navdanya International – il ramo internazionale di Navdanya, che dell’associazione originaria condivide la missione – è stata fondata (nel 2011) e ha sede a Roma.
Intervistata da Italia che Cambia, Ruchi Shroff, che di Navdanya International è la direttrice, ci ha parlato delle tante attività della ONLUS, presente in maniera diretta o indiretta (ossia attraverso partnership), in più di 30 diversi Paesi: dalle campagne mondiali di sensibilizzazione alla promozione dell’agroecologia, dall’appoggio alle battaglie locali dei contadini alla formazione, fino alle pubblicazioni e all’organizzazione di incontri pubblici, attraverso i quali esperti di varie discipline vengono a contatto e lavorano insieme per trovare soluzioni alle tante crisi che le attività umane stanno generando sul pianeta e che sono tutte correlate fra loro e con i nostri sistemi di produzione, distribuzione e consumo del cibo.
Quello della sensibilizzazione sul collegamento fra le crisi che viviamo – cambiamento climatico, perdita di biodiversità, diffusione di diverse malattie, deforestazione, degrado del suolo, inquinamento delle acque – e fra esse e i nostri stili alimentari, è una delle attività fondamentali dell’associazione. “Siamo tutti abituati a vedere queste crisi in maniera disgiunta; ecco perché noi lavoriamo per mostrarne le connessioni. Sia lavorando direttamente con la terra, sia nelle attività di sensibilizzazione, la nostra strategia è quella di creare reti per affrontare i problemi in maniera sistemica”, ci ribadisce più volte, perché “non riusciremo a risolvere le crisi se non facciamo rete fra i diversi attori che se ne occupano”. Non a caso, fra i membri di Navdanya, oltre a contadini, seed-saver e attivisti, ci sono agronomi, ricercatori e altri tecnici.
E i risultati di questo lavoro, sebbene non siano mai troppi, non mancano di arrivare. “Nonostante negli ultimi anni ci sono state convergenze e fusioni di lobby per aumentare il loro potere”, continua Ruchi, “si respira dappertutto una maggiore attenzione da parte delle istituzioni. In India, per esempio, lo stato del Sikkim sta praticando la transizione al 100% verso il biologico. Un risultato inimmaginabile fino a pochi anni fa”.
In Italia, che Ruchi considera culla della biodiversità, Navdanya lavora molto con i mercati contadini e, in generale, con l’agricoltura naturale. “Questo tipo di agricoltura è la soluzione più logica per rimediare alle crisi ambientali e anche per rigenerare le economie locali”, sottolinea. Molto forti sono, nel nostro Paese, le partnership di Navdanya con le comunità locali per progetti di conservazione della biodiversità e per l’organizzazione di eventi destinati alla sensibilizzazione e allo scambio di conoscenze. Un lavoro che, insieme a quello di altri soggetti con una missione simile, ha già dato diversi frutti in termini di consapevolezza dei consumatori italiani. In futuro, l’idea di Ruchi è quella di replicare anche in Italia la fattoria-laboratorio sperimentale attivata e gestita in India direttamente da Navdanya, attraverso la quale i contadini locali vengono formati all’agroecologia e alla conservazione, selezione, scambio e coltivazione di semi di varietà diverse di una stessa specie vegetale.
Navdanya International si finanzia talvolta attraverso contributi di enti pubblici europei, e soprattutto con donazioni da parte di privati, sia fondazioni che persone singole. Chiunque volesse contribuire al lavoro di Ruchi e degli altri attivisti impegnati a divulgare nel mondo il messaggio di Vandana Shiva, contribuendo così a sostenere i piccoli agricoltori e a diffondere la cultura del cibo locale basata sulla biodiversità e sul rispetto della natura, può farlo con una donazione attraverso il sito web della ONLUS.
Articolo riproducibile citando la fonte con link al testo originale pubblicato su Italia che Cambia