Di Manlio Masucci – Lifegate, 23 aprile 2020 | Fonte
Oltre 500 organizzazioni di tutto il mondo hanno lanciato un appello per chiedere una ripartenza in nome della sostenibilità ambientale e della giustizia sociale.
Oltre 500 organizzazioni di tutto il mondo appartenenti a oltre 50 paesi hanno lanciato un appello, in occasione della giornata della Terra, per chiedere una ripartenza nel segno della sostenibilità ambientale e della giustizia sociale. Il lockdown dovuto all’epidemia di coronavirus, chiedono gli attivisti, deve essere inteso come un’occasione per riflettere sullo stato di degrado in cui versa il Pianeta a causa di un sistema economico basato sullo sfruttamento indiscriminato delle risorse della Terra.
Una coalizione planetaria
La pandemia in corso deve dunque portarci a riflettere sugli errori e sui rischi che corriamo continuando la corsa alla deforestazione e alla perdita della biodiversità. Una richiesta sottoscritta da personalità internazionali come Vandana Shiva, presidente di Navdanya International, Adolfo Perez Esquivel, premio Nobel per la Pace, Maude Barlow, presidente del Council of Canadians, e italiane come Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio, Patrizia Gentilini di Isde-Medici per l’ambiente, Carlo Triarico, presidente dei Biodinamici.
I firmatari sottolineano, in particolare, il ruolo negativo sull’ambiente della produzione industriale agricola che ha innescato una corsa all’accaparramento di nuove terre da sfruttare per piantagioni e allevamenti creando le condizioni ideali per la diffusione di nuove epidemie.
Ritornare alla Terra
Le monocolture ad alto input chimico e gli allevamenti intensivi contribuiscono alla crisi sanitaria e a debilitare i nostri sistemi immunitari rendendoci ancora più esposti a nuove malattie: “Invadendo gli ecosistemi forestali, distruggendo gli habitat delle specie selvatiche e manipolando piante e animali a scopo di lucro, creiamo le condizioni per nuove epidemie. Negli ultimi 50 anni sono emersi fino a 300 nuovi agenti patogeni.
È ben documentato che circa il 70 per cento degli agenti patogeni umani, tra cui Hiv, Ebola, Influenza, Mers e Sars, sono emersi quando gli ecosistemi forestali sono stati invasi e i virus sono passati dagli animali all’uomo (salto di specie). Quando gli animali sono costretti a vivere in allevamenti industriali per massimizzare i profitti, nascono e si diffondono nuove malattie come l’influenza suina e l’influenza aviaria”.
Una chiamata alla transizione
L’alternativa a questo sistema non è fantascienza ma è già alla portata delle nostre società, come dimostrano le tantissime esperienze “bottom up” diffuse in tutto il mondo. Fonti di energia rinnovabili, agroecologia, produzione locale a chilometro zero, economia circolare sono alcuni degli elementi già sperimentati sul campo che potranno verosimilmente garantire sovranità alimentare, resilienza ai cambiamenti climatici e sostenibilità nel prossimo futuro. Per agevolare questa fase di transizione, concludono i firmatari dell’appello, sarà necessario prima di tutto la volontà politica e quindi smettere di inondare i settori non sostenibili con sussidi a pioggia e favorire invece le aziende ecologiche.
Nell’aderire a questa dichiarazione ci impegniamo, in qualità di coalizione planetaria, a sollecitare ed esortare le autorità e i rappresentanti dei governi di ciascuno dei nostri paesi, città e comunità, a favorire il passaggio dal paradigma dell’ecocidio, che oggi governa i nostri modelli di produttività, a un paradigma in cui la responsabilità ecologica e la giustizia economica siano il fondamento per la creazione di un futuro sano e prospero per l’umanità.
Chiediamo il supporto di quelle comunità, territori e nazioni che pongono l’ecologia al centro di un paradigma di economia della cura. Impegniamoci a fare pace con la Terra e con tutte le sue specie, co-creando con lei sulla base delle sue leggi di vita. È nostro imperativo morale cogliere questo momento per compiere quel salto essenziale che ci porterà alla guarigione e alla riconciliazione con la Terra – la migliore eredità che possiamo lasciare alle generazioni future.