Di Manlio Masucci, Navdanya International – L’Extraterrestre, settimanale ecologista de Il Manifesto, 23 dicembre 2021 | Fonte
Cinque parlamentari grillini, Filippo Gallinella, presidente della Commissione Agricoltura, Chiara Gagnarli, Giuseppe L’Abbate, Luciano Cadeddu e Luciano Cillis hanno proposto una modifica del decreto legislativo 8 luglio 2003, n.224, per l’emissione deliberata nell’ambiente di organismi geneticamente modificati con la tecnica del genome editing e della cisgenesi (inserzione di materiale genetico proveniente dalla stessa specie o affine). La tecnica Crispr Cas 9 è, nell’intenzione dell’industria, la chiave di volta per aprire la porta dell’Europa agli Ogm di nuova generazione. Questa tecnica non si basa, come avviene negli Ogm di vecchia generazione, sull’introduzione di geni esterni negli organismi (transgenesi) ma su una mutazione all’interno dello stesso organismo attraverso un’operazione di “taglia e cuci” del Dna (mutagenesi).
Secondo le stesse aziende produttrici gli organismi così modificati non sarebbero Ogm. Una presunzione di innocenza che permetterebbe alle aziende di sfuggire alle rigide normative che regolano gli Ogm in Italia e in Europa e di brevettare nuove varietà erodendo ulteriormente la sovranità alimentare delle popolazioni. Purtroppo per l’industria, il 5 luglio 2018, la Corte di Giustizia europea ha equiparato le nuove Ngt (New Genomic Techniques, o anche Nbt, new breeding techniques, o Tea, tecnologie di evoluzione assistita) agli Ogm vecchio stampo. Una sentenza indigesta per l’industria che ha lanciato una massiccia campagna di lobby per contrastarla.
Pressioni immediatamente evidenti nel nostro paese. L’allora ministra dell’agricoltura Teresa Bellanova incontra, a fine gennaio 2020 a Roma, Sonny Perdue, il suo omologo a stelle e strisce.
La ministra annuncia immediatamente la sua ferma volontà di seguire i consigli del ministro dell’agricoltura americano che spinge verso l’apertura alle nuove Ngt che, nel frattempo, stanno alimentando un business miliardario negli Usa, dove sono considerate alla stregua delle varietà naturali. Esattamente un anno fa la ministra di Italia Viva, in epoca di vacanze natalizie, tentava il blitz nelle commissioni agricoltura di Camera e Senato. L’opposizione del Fronte Italia Libera da Ogm, formato da 26 organizzazioni contadine, ambientaliste e della società civile, contribuì, attraverso una massiccia campagna mediatica e di advocacy a respingere il tentativo. A un anno di distanza, le stesse organizzazioni denunciano il tentativo in corso da parte dei parlamentari grillini con argomentazioni che ricordano le linee guida dell’International Seed Federation (ISF): “Ci troviamo di fronte – scrivono le Ong-anti-Ogm – a una politica che risponde alle pressioni dell’agroindustria, accettando una scienza che rinuncia al rigore e al metodo, saltando passaggi doverosi per aprire all’industria nuovi spazi di profitto attraverso brevetti e privative. Queste tecniche hanno il solo scopo di rafforzare l’attuale paradigma fondato sull’agricoltura estrattiva e intensiva, che necessita di input chimici in quantità crescente che impattano sia sulla salute umana che sull’ambiente”.
Ricordando che l’introduzione di Ogm è una scelta irreversibile e di grande impatto sul settore agricolo e reclamando l’applicazione del principio di precauzione europeo, il Fronte Italia Libera da Ogm chiede che il Movimento 5 stelle ritiri la proposta di legge.