L’Extraterrestre, settimanale ecologista de Il Manifesto, 30 giugno 2022 | Fonte
Di fronte alla crisi alimentare dovuta, secondo la narrativa ufficiale, alla guerra in Ucraina, è necessario mettere a fuoco i problemi strutturali del sistema di produzione e distribuzione globale per non cadere negli stessi errori del passato e per evitare che il benessere delle popolazioni cada in ostaggio delle speculazioni finanziarie e degli interessi delle grandi multinazionali dell’agribusiness. L’attuale impianto agroalimentare industriale e globalizzato crea crisi alimentari in modo sistematico. E’ questa l’opinione di Vandana Shiva, presidente di Navdanya International, che ha recentemente rilevato come «ogni crisi nella storia sia stata usata dai monopoli del grano per aumentare i loro profitti e il loro controllo».
Un monito che suona drammaticamente attuale se, messi da parte i proclami dei portatori di interessi, siano essi economici o politici, si osservano i dati reali. Secondo la Fao, la Banca Mondiale e l’International Panel of Experts on Sustainable Food Systems (Ipes), attualmente non c’è alcun rischio di scarsità di cibo a livello mondiale. Questo grazie a scorte di grano più alte del normale e a un buon rapporto scorte/utilizzo. Secondo il Ministero dell’Agricoltura ucraino, il Paese è riuscito a esportare i raccolti del 2021/2022, anch’essi superiori alla media, prima dell’invasione. Perché allora così tanti Paesi stanno affrontando un rischio maggiore di insicurezza alimentare e di carestia? Perché nonostante l’adeguata offerta globale, nella settimana del 7 marzo 2022, i prezzi dei generi alimentari hanno raggiunto il picco più alto della storia?
A partire dall’invasione russa, la speculazione finanziaria sul mercato delle materie prime ha subito un forte incremento. Ciò ha portato a maggiori guadagni per gli operatori finanziari e le grandi aziende agricole ma anche un’impennata dei prezzi reali degli alimenti. Approcci fallimentari continuano a essere spacciati per consolidare ulteriormente un modello fallimentare, fra cui «incrementare la produzione a tutti i costi», produrre grano Ogm non testato, commercializzare un maggior numero di alimenti sintetici e aumentare la dipendenza dalla digitalizzazione. «Ogni disastro è stato sfruttato come un’opportunità dalla lobby degli Ogm, che rappresenta lo stesso conglomerato che vende anche prodotti agrochimici tossici», ha commentato ancora Vandana Shiva. «I cittadini europei devono insorgere e difendere la loro libertà di mangiare cibo senza Ogm, il loro diritto alla biosicurezza. Devono scoprire il bluff dei governi che cercano di usare la guerra in Ucraina per scaricare sui cittadini europei Ogm non testati e non regolamentati».
Abbiamo allora bisogno di strategie radicalmente trasformative che riconoscano i bisogni dei popoli, rispettino la natura, mettano le persone al di sopra dei profitti, si oppongano ai monopoli delle imprese e lavorino per un sistema alimentare equo e dignitoso per tutti. Abbiamo bisogno di creare sistemi alimentari locali, biodistretti e reti di economia sociale basati sulla democrazia economica, che includano programmi educativi e mercati agricoli per collegare gli agricoltori biologici locali con la comunità. I governi e le istituzioni regionali e internazionali devono sostenere questi percorsi per trasformare i sistemi alimentari attraverso l’agroecologia e la sovranità alimentare. Il conflitto russo-ucraino ha messo ancora una volta a nudo la fragilità dei sistemi alimentari globalizzati e la rapidità con cui le fluttuazioni del mercato si ripercuotono sui più poveri.
Ruchi Shroff, Navdanya International
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