di Ruchi Shroff, Navdanya International – il manifesto, 19 luglio 2018 | Fonte
Nè città, né industrie. Secondo l’ultimo rapporto della Fao, More People, More Food, Worse Water? A Global Review of Water Pollution from Agriculture, è l’agricoltura la principale responsabile dell’inquinamento dell’acqua a livello planetario.
L’agricoltura moderna risulta infatti responsabile dello scarico di grandi quantità di agrotossici, di materia organica, e di altri inquinanti che contaminano le nostre falde acquifere. Questo studio non può non essere messo in relazione al recente studio dell’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, che ha analizzato nello specifico le acque italiane relevandovi la presenza di ben 259 agrotossici. Residui di pesticidi sono stati rintracciati nel 67 per cento delle acque superficiali monitorate e nel 33,5 per cento delle acque sotterranee con una tendenza in aumento rispetto al 2003. È in particolare il glifosato, insieme al suo metabolita Ampa, a far notare la sua presenza nelle acque italiane: entrambe le sostanze risultano superiori agli standard di qualità ambientale per le acque (Sqa) previsti dalla norma.
La contaminazione dell’acqua è naturalmente associata a quella del suolo. Lo studio sull’inquinamento del suolo condotto, nel corso del 2017, dal Centro comune di ricerca della Commissione europea e dall’università olandese di Wageningen, dimostra come tracce di pesticidi siano presenti in più del 66 per cento dei campioni analizzati di suolo europeo. Le sostanze maggiormente rilevate sono il glifosato (46%), il ddt (25%) e i prodotti fungicidi (24%). Lo studio sottolinea come il glifosato e il suo metabolita Ampa (Aminomethylphosphonic acid) si concentrino in particelle di terreno molto piccole facilmente erose e trasportate dal vento e dall’acqua, con il rischio di contaminazione anche su vaste distanze.
La responsabilità di questa situazione non va addebitata all’agricoltura in quanto tale, ma a un certo tipo di agricoltura: quella industriale. E’ essenziale iniziare a riconoscere che il settore dell’agricoltura è uno dei maggiori fattori di quella che può essere definita una “globalizzazione predatoria”, basata sull’amministrazione dell’economia mondiale con il fine dell’efficienza del capitale, anziché del benessere delle persone. La logica del mercato è nemica dei diritti sociali ed economici poiché rifiuta di riconoscere il diritto al cibo e alla protezione della salute come elementi integrali dei diritti umani universali.
Il modo in cui il nostro cibo viene oggi prodotto e distribuito sta dunque provocando varie forme di degrado e di impatti negativi sulla salute e sull’ecosistema. Vi è ora la necessità di promuovere e realizzare un nuovo modello: un sistema alimentare ed economico che sia ecologico, basato sulla difesa e cura del suolo, dei beni comuni, della biodiversità, della rigenerazione delle risorse e delle economie circolari locali come fondamento per la tutela della natura e della salute e dignità della vita dei cittadini.
Come Navdanya International intendiamo contribuire all’ideazione e alla promozione di un nuovo paradigma basato sul riconoscimento del legame inscindibile fra il benessere del pianeta e quello delle persone. Crediamo infatti che la ricerca scientifica e medica possa e debba adeguarsi a questa nuova visione, perché si possa dare inizio ad una collaborazione di rilevanza storica tra i movimenti popolari, le iniziative sociali, i rappresentanti di vari settori della società e quegli esperti che credono nel rinnovamento dei sistemi alimentari in armonia coi sistemi naturali. Il Manifesto “Cibo per la salute. Coltivare la biodiversità, coltivare la salute”, che sarà presentato a settembre in Italia, sta coinvolgendo esperti di tutto il mondo per favorire la convergenza e l’azione dei movimenti per l’agroecologia e per la salute pubblica. Il raggiungimento della sicurezza alimentare per tutti su questo pianeta dipende dall’eliminazione di tutte quelle politiche ed attività che stanno portando al degrado fisico e morale dei sistemi alimentari, oltre che alla distruzione delle nostra salute e di quella del pianeta.